
MIGRANTI, 25 STORIE, 25 PERCORSI DI VITA PER RACCONTARE LA SPERANZA
“25 storie di accoglienza, solidarietà, autonomia” è un libro dell’Associazione Famiglie Accoglienti che va oltre i titoli di giornale per raccontare percorsi di vita positivi di migranti giunti in Italia. Il curatore Fabrizio Tonello: «Il dibattito riguarda gli sbarchi o i centri di accoglienza in Albania. Ma non si racconta dei migranti arrivati in Italia che ce l’hanno fatta, con molte sofferenze»
22 Ottobre 2025
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Dalle traversate drammatiche alle infinite trafile burocratiche, fino alla conquista di un futuro autonomo e dignitoso. Raccontano questo le testimonianze raccolte nel volume “25 storie di accoglienza, solidarietà, autonomia” (Altreconomia), a cura dell’Associazione Famiglie Accoglienti, attiva a Torno, a Bologna e in altre città italiane. «Le storie di questo libro sono un giubileo, ci incoraggiano a trovare speranza, a ritrovarla, a usarla, a liberarci dalla sottile rassegnazione, quella che viene con lo scetticismo dell’età, con il cinismo della generazione, con il triste realismo di chi si sente in diritto o costretto a non credere più a niente. Occorre essere “lottatori della speranza”, come ebbe a dire papa Francesco in occasione dell’incontro con i profughi a Bologna», scrive nella prefazione il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna.
Non si raccontano i migranti che ce l’hanno fatta
«Il libro nasce dal fatto che noi, come associazione Famiglie Accoglienti abbiamo, in vari anni, ospitato ragazzi neomaggiorenni che uscivano dalle strutture di accoglienza dove erano stati “parcheggiati” in quanto minori non accompagnati», dice il curatore del volume Fabrizio Tonello. «Negli anni ci siamo accorti che, mentre il 99% del dibattito sui migranti riguarda gli sbarchi, soprattutto nei casi di tragedie in mare oppure delle bizzarre iniziative del Governo per creare centri di accoglienza in Albania, in realtà c’è un’ampia zona non raccontata: quella di migranti che, negli anni, sono arrivati e sono passati da un’organizzazione della società civile come la nostra o altre (ad esempio Refugees Welcome) e in qualche modo ce l’hanno fatta. Hanno ottenuto un lavoro, una casa, una famiglia. Insieme al cardinale Zuppi abbiamo deciso di fare una narrazione positiva che raccontasse queste storie». Un grande “lottatore della speranza” che ce l’ha fatta è sicuramente Djigui Sissoko che da Bamako (Mali) fino a Trieste ha impiegato 10 anni. Un viaggio durante il quale ha attraversato deserti, guerre, tanti Paesi, sopportando lavori faticosi, sofferenze e lungaggini burocratiche. Oggi ha una compagna, Katarina, una figlia, Soraya, un lavoro. «Ho imparato tanto dalla vita e ne sono davvero felice. Ma ho ancora molto da fare», racconta, nel libro, Sissoko.
Le tante fatiche prima per raggiungere l’Italia, dopo l’autonomia
«Questi racconti veri, come un libro “Cuore” di oggi, aprono un varco perché possa esprimersi, come in altre stagioni, la sorpresa della storia, in un tempo di tristezza, di angoscia, di rassegnazione. Tutto può cambiare», continua il cardinale Zuppi nella prefazione. «Il sogno di raggiungere l’Italia diventa realtà dopo grandi fatiche e con molte sofferenze, spesso con molti inghippi burocratici e tante ingiustizie. Ma le storie che raccontiamo sono la dimostrazione che, nel tempo, le cose possono cambiare. Non per tutti, purtroppo. La stragrande maggioranza dei migranti sono confinati in lavori mal pagati, condizioni di lavoro pericolose, frustrazioni infinite», prosegue Tonello. «Le cose possono cambiare soprattutto se si trova un punto di accoglienza, nella società italiana, che sta all’opposto delle politiche governative, che tendono ad escludere mentre noi accogliamo. Resta il fatto che la grande maggioranza di quei cinque milioni di migranti che sono legalmente e permanentemente sul territorio italiano rimangono confinati a condizioni di sfruttamento». Le 25 storie «sono tutte emozionanti. Mi è rimasta particolarmente impressa la storia di due ragazzi che sono arrivati dalla Guinea e che hanno fatto tutto il viaggio verso l’Italia attraverso il deserto prima, la Libia poi, il mar Mediterraneo successivamente. Questo è qualcosa che ci si aspetta dai loro racconti. Quello che non ci si aspetta è il racconto di altri anni di lavori all’interporto, in ristoranti, in posti in cui non vengono pagati. Ci sono lavori che non possono fare perché non hanno il permesso di soggiorno, o ce l’hanno scaduto, oppure non gliel’hanno rinnovato», prosegue Tonello. «Questi due ragazzi li abbiamo conosciuti per caso, sono arrivati presso l’Associazione Famiglie Accoglienti di domenica, durante il lockdown per il Covid-19, sono rimasti da noi perché quella sera non avevano un posto dove andare a dormire, se non le panchine della stazione. Li abbiamo accolti per un lungo periodo e adesso entrambi lavorano, hanno delle fidanzate italiane, stanno costruendo la propria vita in autonomia».
Problema numero uno: la lingua italiana
Nella storia dal titolo “Penny Wirton, il mio salvagente”, João Hinamito, nato in Angola, racconta le difficoltà riscontrate nel nostro Paese, quando non sapeva la lingua italiana: «Pensa di arrivare in un Paese nuovo e rimanere sospeso per un sacco di tempo. Immagina il disagio di non poter cercare lavoro, la frustrazione di non fare praticamente nulla perché ti manca un documento. Ecco, io mi sono sentito così dopo essere giunto in Italia», dice Hinamito. «Insegnare la lingua italiana ai migranti come se parlare, leggere e scrivere fossero acqua, pane e vino. Senza classi. Senza voti. Senza burocrazie. Lavorando al presente con chi c’è, con quello che abbiamo». Sono le parole riprese nel libro, dal sito della Penny Wirton, scuola gratuita di italiano per migranti. «La lingua italiana è uno dei problemi principali, se non il problema principale dei migranti. C’è una differenza grandissima tra i migranti che arrivano in qualche modo scolarizzati dal Paese di origine, e coloro che arrivano senza essere scolarizzati e fanno molta fatica ad imparare un italiano che non sia rudimentale. Incontro quotidianamente persone che non sono in grado di sostenere una conversazione che sarebbe necessaria per ottenere condizioni migliori di lavoro, per chiedere aiuto, per far valere i propri diritti», continua Tonello. Questo accade anche a persone che sono in Italia da molti anni. Il fatto che sia così difficile e casuale trovare dei corsi che diano luogo ad un progresso su questo terreno è una tragedia che permane».
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Associazione Famiglie Accoglienti
25 storie di accoglienza, solidarietà, autonomia
Altreconomia, 2025
pp.160, € 16,00
