MORTI DI FREDDO A ROMA. LE ASSOCIAZIONI CHIEDONO: APRITE LE STAZIONI METRO

Già nove persone sono morte di freddo. I volontari di Nonna Roma hanno manifestato, ma sono in tanti a chiedere che l'Amministrazione intervenga.

L’ultimo senza fisso dimora a perdere la vita è stato un 48enne originario del Bangladesh, trovato sabato 9  a Ostia. «Negli ultimi tre mesi sono morti per strada già 9 senzatetto. Morti annunciate ed evitabili, perché l’arrivo del freddo e dell’inverno ogni anno non può essere considerata un’emergenza». È con questa premessa che l’associazione Nonna Roma ha lanciato una petizione su change.org per aprire le stazioni della metropolitana della Capitale, perché «l’amministrazione comunale non è stata in grado di mettere in campo misure straordinarie, a cominciare dal ricovero notturno nelle stazioni nei giorni dove le temperature sono più rigide».

Il freddo e la pandemia

A quella che viene definita emergenza freddo, che come sottolineano le associazioni emergenza non è, essendo l’inverno ampiamente prevedibile, si somma la gestione della pandemia. Se negli scorsi anni, durante i periodi più rigidi, vi era a disposizione una rete di posti letto che accoglieva i senza fissa dimora, quest’anno per via del covid19, questi posti sono stati ridotti per permettere il distanziamento. La riduzione dei posti ha lasciato circa 3.000 persone senza accoglienza notturna. Per mesi le associazioni hanno chiesto al Comune di Roma di agire rapidamente nella programmazione degli spazi di accoglienza straordinari per i mesi invernali, ma solo il 15 gennaio l’Assemblea Capitolina ha approvato una mozione per l’apertura immediata delle stazioni, una soluzione incompleta, ma chiesta a gran voce da associazioni, movimenti e anche parti politiche, nella speranza che eviti ulteriori morti.

Gli attivisti di Nonna Roma hanno manifestato davanti ai cancelli della stazione Conca d’Oro, sabato 16, non solo per ribadire la necessità di riaprire le stazioni, ma anche per sottolineare l’inammissibile «impreparazione del Comune, che ha messo in campo misure insufficienti» ha pubblicato un bando per l’emergenza freddo «scaduto solo il 18 dicembre.»

L’impegno delle associazioni

Attualmente i ricoveri messi a disposizione da Roma Capitale sono 1056 e, stando alla nota del Campidoglio pubblicata i 15 gennaio, per questa settimana dovrebbero salire a 1200. Troppo tardi e troppo pochi, secondo le associazioni che stanno lavorando a pieno ritmo, e che attraverso i loro sforzi sono riuscite a mettere a disposizione 1700 posti. Pochissimi, rispetto al numero dei senza fissa dimora, che secondo alcune stime sarebbero 6.000.

La Comunità di Sant’Egidio, che oltre all’accoglienza ordinaria ha aperto anche le porte della Chiesa di san Callisto a Trastevere, ha chiesto alle istituzioni «la disponibilità immediata di edifici e stabili di pronto utilizzo, del Comune o dello Stato, nonché di alberghi e altre strutture attualmente chiuse per il Covid-19.»

In III Municipio il presidente Giovanni Caudo ha creato, nel centro anziani di Vigne Nuove, 8 posti letto che si vanno ad aggiungere ai 26 del centro accoglienza di via Gentiloni.

Si unisce al coro delle associazioni anche Medu (Medici per i diritti umani) che attraverso un comunicato stampa chiede alle autorità di trovare «in fretta delle soluzioni adeguate, aprendo tutti gli spazi a disposizione, incluse le stazioni e i sottopassaggi, per evitare che questo primo inverno di pandemia venga ricordato anche per le tante vittime del freddo e dell’esclusione.» Medu segnala inoltre che, tra i 300 pazienti che assiste settimanalmente tra stazione Termini e Tiburtina, vi sono molte persone che presentano vulnerabilità di vario tipo, e che il 10% di esse è over 50.

Nel frattempo Caritas Roma in collaborazione con la Croce Rossa Italiana ha attivato la scorsa settimana una “struttura-ponte” per persone senza fissa dimora, nei locali di Via Marsala, presso la stazione Termini. In questa struttura di prima accoglienza, gli ospiti saranno sottoposti a screening sanitario, per garantire l’accesso in sicurezza nelle strutture allestite dalla Diocesi di Roma.

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org

 

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