LE RAGAZZE E I RAGAZZI DI NON SONO EMERGENZA TORNANO AL GIFFONI FILM FESTIVAL

Non sono emergenza, la campagna dedicata al benessere degli adolescenti promossa dall’impresa sociale Con i Bambini, torna al Giffoni Film Festival, a Giffoni Valle Piana fino al 26 luglio, con un documentario e il brano “Non” dei Sick Tamburo. E con le panchine verdi, che per i ragazzi sono luoghi in cui sedersi e raccontarsi

di Antonella Patete

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Fede, Emanuele, Greta, Lucas e tante altre ragazze e ragazzi come loro hanno deciso di metterci la faccia, trovando il coraggio di dire «Attenzione, c’è qualcosa che non va». Ma anche mostrando la forza di intraprendere un percorso per ritrovare l’equilibrio, lanciando ai propri coetanei il messaggio che quel percorso è alla portata di tanti giovani come loro, che hanno scelto di condividere la propria storia di malessere. Con la proiezione del documentario di Arianna Massimi, Non sono emergenza, a distanza di un anno, sabato 19 luglio, è tornata al Giffoni Film Festival l’omonima campagna dedicata al benessere degli adolescenti, promossa dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. «L’obiettivo della campagna era proprio quello di dare voce ai ragazzi, che per noi adulti non devono più rappresentare un’emergenza», ha spiegato Ortensia Ferrara dell’Ufficio Comunicazione di Con i Bambini.

Altro che emergenza, la parola a chi vive il disagio come realtà quotidiana

Il documentario è stato presentato al Giffoni Film Festival, in corso a Giffoni Valle Piana (SA) dal 17 al 26 luglio, nella versione ridotta della durata di venti minuti. Accompagnato dal brano “Non” dei Sick Tamburo, si sofferma sui disagi e le difficoltà di tanti adolescenti e giovani adulti tra i 17 e i 25 anni, che hanno scelto di rompere il silenzio e raccontare le loro esperienze in prima persona. Ansia, depressione, disturbi alimentari, affermazione dell’identità di genere, ludopatia e autolesionismo sono alcune facce di un malessere tutt’altro che improvviso, che per migliaia di giovani rappresenta la realtà quotidiana e non un’emergenza. Emanuele ha 19 anni e ha cominciato a giocare quando ne aveva 17. Tutto è cominciato per noia, con una schedina da cinque euro e poi un’altra fino a perdere il controllo. «Provavo adrenalina, una sensazione che senti quando sei felice, quando vai a calcio o stai per fare una cosa che ti piace», racconta. «Vincere mi faceva sentire invincibile, invincibile per il fatto di partire con poco e arrivare con tanto. C’era la soddisfazione di aver indovinato la giocata: quando vinci ti senti la persona più felice del mondo, vorresti abbracciare tua mamma, dare un bacio alla tua ragazza, vorresti fare qualunque cosa. Questa sensazione positiva del gioco, ti annebbia la vista. Quando invece va male, ti senti malissimo, peggio dei postumi del drogato. Sei sobrio, ma sei distrutto. Oltre al danno materiale di perdere un’ingente somma, c’è il danno morale per quello che hai fatto. I tuoi genitori non lo sanno, e tu per giocare, magari non sei neppure andato al lavoro o non sei uscito con gli amici».

non sono emergenza
Arianna Massimi: «Dal disturbo borderline al disturbo alimentare, dalla ludopatia all’autolesionismo, la sofferenza può assumere tante forme diverse, l’importante è non considerare la salute mentale come il problema di una singola persona»

La salute mentale non è un problema del singolo

«È un progetto che affonda le radici nella mia adolescenza, quando ho maturato l’esigenza personale di raccontare le difficoltà mie, della mia migliore amica e della mia compagna di banco», ha sottolineato la video-maker Arianna Massimi, ricordando quanto, già oltre quindici anni fa, il malessere degli adolescenti fosse una condizione molto più comune e diffusa di quello che si pensa. «Dal disturbo borderline al disturbo alimentare, dalla ludopatia all’autolesionismo, la sofferenza può assumere tante forme diverse, l’importante è non considerare la salute mentale come il problema di una singola persona», ha aggiunto. A volte poi sono le stesse ragazze e ragazzi a soffrire per qualcosa che va oltre la propria vita, ma riguarda la collettività e l’intero pianeta. Ogni mattina Fede si svegliava col fiato corto, paralizzata dall’ansia per l’emergenza climatica. Solo successivamente parlando con una psicologa, è riuscita a dare un nome a quello che provava: eco-ansia. «È da quando sono in prima superiore che ho iniziato a soffrire di eco-ansia, la mia psicologa mi ha diagnosticato questo disturbo», afferma. «All’inizio mi svegliavo con gli attacchi di panico senza capirne il motivo. C’era questa mia amica che mi parlava della situazione climatica e di quanto questo rappresentasse un’emergenza, ma la mia testa non voleva vederlo, quindi mi svegliavo con la consapevolezza di non poter fare niente. Fino a che mi sono detta: “Ma perché non fare niente, quando puoi provare ad attivarti?”. E così ho iniziato a fare attivismo e ho fatto tanto volontariato. Ho capito che, dopo anni e anni di manifestazioni che non avevano funzionato, forse serviva qualcosa di più».

Una panchina verde per raccontarsi e confrontarsi

«Con Giffoni Film Festival abbiamo portato avanti numerosi progetti e messo in campo diversi strumenti», ha detto ancora Ferrara. «Sempre a Giffoni lo scorso anno era stata inaugurata la prima panchina verde, simbolo della campagna Non sono emergenza: nata da un confronto con i ragazzi, la panchina rappresenta un luogo di dialogo e di ascolto, dove chiunque può sedersi e raccontarsi». Tinteggiata dalle ragazze e i ragazzi di Sedici modi di dire ciao, un progetto selezionato da Con i Bambini, che affronta il tema della disuguaglianza nell’accesso alle opportunità educative e culturali, lo scorso anno la panchina era stata collocata nella Piazza del Festival, trasformandosi in un punto di ritrovo anche per condividere video e foto. In seguito ha proseguito il suo viaggio a Biella, Cagliari, Padova e Roma e altre città in cui sono stati organizzati gli eventi legati alla campagna per sbarcare, lo scorso maggio, al Salone Internazionale del Libro di Torino. Intanto, grazie alla rete degli oltre 400 partner della campagna, sempre più spesso panchine verdi compaiono nei luoghi frequentati dai ragazzi, come scuole, associazioni, biblioteche, spazi culturali, centri aggregativi e piazze.

Immagini dalla pagina FB di Con I Bambini

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