ONE BILLION RISING: VITERBO IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Domani musica e danza come in tante altre parti del mondo. Quest'anno faro puntato sulle violenze contro le donne migrati

di Simone Chiarella

One Billion Rising sta arrivando anche a Viterbo. Come tutti gli anni, il centro antiviolenza Erinna chiama nel cuore di Viterbo tutte le donne interessate. L’appuntamento è per domani alle 15.30 in piazza San Lorenzo. Insieme a 200 nazioni nel mondo, in più di 90 città e paesi in Italia, si ballerà di nuovo per dire basta alla violenza contro le donne e le bambine. Torna per il quarto anno consecutivo One Billion Rising, la campagna ideata da Eve Ensler che spinge oltre un miliardo di persone a danzare e manifestare la volontà di cambiamento, scegliendo l’arte, la musica e la poesia come segno di sfida e di celebrazione.
One Billion Rising Revolution è un movimento globale, una rivoluzione che comincia dal corpo; è spontaneità e rumore, energia, ritmo di tamburi, per trasformare il dolore in potere, per affermare che ogni donna ha il diritto di vivere e decidere del proprio corpo e del proprio destino. Iniziata nel 2013 e diventata da subito la più grande manifestazione di massa della storia dell’umanità, One Billion Rising rinnova alle donne e agli uomini di tutto il mondo l’appuntamento per domani, il giorno di San Valentino: non fiori e cioccolatini, quindi, ma ancora una volta la testimonianza dell’impegno e della volontà profonda di fermare con ogni mezzo culturale, legale e civile la violenza sulle donne e sulle bambine.
one billion 2One Billion Rising nasce da un’idea della scrittrice statunitense Eve Ensler, fondatrice del movimento “V-Day” e autrice de “I monologhi della vagina”, partendo dalla sconvolgente statistica delle Nazioni Unite che stimano che 1 donna su 3 sul pianeta sarà picchiata o stuprata nel corso della vita. Questo significa un miliardo di donne e bambine. Dopo l’exploit del 2013, nel 2014 e nel 2015 “One Billion Rising” ha continuato la sua battaglia con un’adesione crescente a livello globale, aprendo un nuovo dibattito sui diritti, il razzismo, le disuguaglianze economiche e le guerre dichiarate sui corpi delle donne in tutto il mondo. Domani sarà il giorno del quarto appuntamento con One Billion Rising e il tema della “Rivoluzione”, già protagonista nel 2015, continua anche quest’anno. In Italia l’attenzione si concentrerà sulle donne che vivono una condizione di paura ed emarginazione come le donne migranti, che costrette ad abbandonare il loro Paese per sfuggire a guerre e condizioni di vita inaccettabili, subiscono violenza fisica e psicologica durante i loro lunghi e dolorosi spostamenti.
Ricco e ampio è l’elenco degli eventi che animeranno questa giornata di festa e di impegno in tutto il territorio nazionale. Cortei, concerti, flash mob, danze, spettacoli, proiezioni e canti si susseguiranno in tutte le regioni italiane, idealmente unite in un corpo unico, in un’unica voce potente ma gentile, che prenderà vita tra le strade del mondo intero.
Abbiamo parlato dell’iniziativa con Valentina Bruno, attivista del centro antiviolenza Erinna.

Qual è la situazione della violenza sulle donne in Italia…
«Il fenomeno, purtroppo, continua ad essere ancora assai preoccupante. Penso principalmente alla violenza domestica, ovvero a quella che si consuma nell’ambito delle relazioni di intimità. Assumono aspetti inquietanti, però, anche la violenza psicologica e quella economica. Senza dimenticare lo stalking».

One Billion Rise
One Billion Rise a Sidney

In Italia l’attenzione si concentrerà sulle donne migranti. Quali violenze subiscono queste donne durante i loro lunghi e dolorosi spostamenti?
«Le donne migranti subiscono una serie di violenze difficili da elencare. La prima violenza che coinvolge tutti e tutte coloro che si spostano è lo sradicamento forzato o, comunque, l’attraversamento in mano ai trafficanti di esseri umani. Essere in mano ai trafficanti, oltre a maltrattamenti e privazioni, per le donne include anche le atrocità dello stupro. Una donna che emigra, specie se da sola, è particolarmente esposta ad un numero impressionante di pericoli. Senza dimenticare che queste donne migrano dai propri Paesi d’origine per una lunga lista di buone ragioni. A partire dai conflitti».

Il tema della rivoluzione continua anche quest’anno. Che significato assume per voi questa parola?
«La rivoluzione è il necessario cambio di paradigma culturale e politico che tutte e tutti noi aspettiamo. Le cose non possono continuare ad andare avanti così. Deve cambiare il modo in cui la nostra società e le nostre politiche sono organizzate e centrate rispetto a un persistente squilibrio della relazione di potere tra i sessi. Per non parlare del sempre più crescente divario tra le aree ricche ed evolutive del Nord e quelle del Sud del mondo. La nostra è una presunta civiltà votata all’autodistruzione. O cambia il paradigma con cui noi guardiamo a tutto questo e, quindi, le strategie che tutte e tutti noi possiamo mettere in atto per avere la possibilità di abitare i nostri Paesi e le nostre terre in maniera sicura e civile o, altrimenti, non andiamo da nessuna parte. Occorre sviluppare un’idea di cittadinanza differente».

One Billion Rising
One Billion Rising nelle Filippine

Pensate veramente che l’arte, la musica e la cultura siano in grado di contribuire al cambiamento?
«Assolutamente sì. Insieme alla danza e a tutte quelle forme di passione vera e vissuta che tutte le persone possono contribuire a dare. L’arte, nel senso più ampio del termine, è una grande forma di comunicazione, ma anche di rottura. One Billion Rising si fonda sul fatto che milioni di donne scelgono di portare fisicamente i propri corpi in piazza, occupare uno spazio e muoversi con grazia. Questo è un messaggio molto forte. Vorrei, inoltre, ricordare che lo fanno anche gli uomini. A Viterbo abbiamo un nutrito numero di uomini che partecipa alle nostre iniziative. Noi siamo molto felici di condividere con loro questo percorso, fermo restando che gli uomini e le donne si debbono poter pensare in uno spazio separato gli uni dagli altri. Uno spazio separato di pensiero non significa, però, non essere in relazione costruttiva».

Dal punto di vista legislativo in Italia a che punto siamo? Ci sono dei vuoti che dovono essere colmati?
«Dal punto di vista legislativo il nostro Paese sta abbastanza bene, perché è allineato con alcune delle legislazioni più avanzate in Europa. Mancano, però, le strategie di attuazione delle leggi. Ad esempio, l’adesione alla convenzione di Istanbul, che è stata salutata da tutte le donne che si occupano di altre donne come un risultato importante, è praticamente ferma poiché mancano i decreti attuativi. C’è un grosso scarto tra la coscienza legale e la cultura diffusa, che fa ancora riferimento a dei modelli di comportamento e culturali molto obsoleti».

Cosa ti auguri per il futuro?
«Mi auguro che un numero sempre più crescente di donne, uomini e ragazzi inizi a elaborare un modo diverso di guardare al mondo e di intervenire sul mondo. Noi lavoriamo perché un centro antiviolenza non debba più esistere».

ONE BILLION RISING: VITERBO IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

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