I MIGRANTI SUL CONFINE BIELORUSSO: BASTEREBBE UN CORRIDOIO UMANITARIO

Spinti da Lukashenko, cercano di varcare il confine con la Polonia e la Lituania, ma muoiono di freddo o sono torturati dai poliziotti

«La polizia bielorussa aggredisce fisicamente le persone che cercano di attraversare il confine; i lituani sfruttano i cani per terrorizzarli durante le incursioni notturne. Mi chiedo se si sia deciso di lasciare che queste persone  muoiano lentamente nella foresta, non essendoci altra via d’uscita. Una tragedia annunciata, dal momento che l’esposizione alle rigide temperature invernali di civili senza alcuna preparazione o equipaggiamento idoneo a sopportare intere settimane nella foresta li espone a morte certa. L’abbandono alla sofferenza prolungata di queste persone è l’aspetto più drammatico e di cui non è possibile capacitarsi.  Le condizioni in cui versano sono insopportabili, costantemente esposti ad umidità e temperature sempre più rigide, ormai quasi sempre sotto lo zero». Lorenzo Leonardi, project manager della Ong Refugee Biriyani & Bananas, ci racconta il suo intervento al confine lituano, dove nelle scorse settimane ha prestato soccorso ai migranti, distribuendo cibo caldo, sacchi a pelo ed equipaggiamento per difendersi dal freddo estremo delle notti nella foresta lituana. Il suo racconto testimonia le drammatiche condizioni in cui versano le persone, che tentano di attraversare il confine per giungere in Europa.

attraversare il confine
La Ong Refugee Biriyani & Bananas è impegnata sul confine tra Bielorussia e Litiania

Dove avete operato con la tua associazione? Vi è stato negato l’acceso nonostante siate una organizzazione umanitaria?

«Sono recentemente rientrato dalla Lituania, dove abbiamo riadattato un campeggio estivo a campo base per le nostre operazioni; eravamo stanziati a 30 km dal confine con la Bielorussia e anche lì, come in Polonia, esiste una zona rossa che ci era interdetta. La situazione sociale in Polonia è decisamente più tesa, nonostante anche in Lituania ci sia molto bisogno di supporto».

Qual è la situazione attuale in quelle aree?

«Di fatto assistiamo ad un problema di natura politica, creato a tavolino da Lukashenko in reazione agli attriti che si sono verificati in estate a seguito delle sanzioni da parte dell’Unione Europea; Lukashenko, manovrato da Putin, ha cercato di esercitare pressione sull’Unione Europea. L’UE a sua volta, anziché fare un passo indietro di fronte alle scelte dei governi bielorusso e russo, rimarcando la priorità di trarre in salvo le persone migranti prima di erogare le sanzioni, ha di fatto proseguito in questa direzione, concorrendo a determinare l’emergenza cui assistiamo ora. La domanda che mi pongo – pur ben sapendo che la gestione migratoria sposta masse di elettorato e crea problematiche all’interno degli stati membri – questo cinismo politico fin dove può spingersi? Esiste un confine, oltre il quale l’Europa è chiamata ad assumersi le sue responsabilità garantendo la salvezza alle persone che stanno morendo sotto  gli occhi di noi tutti?»

La sensazione è che si sia innescata una guerra di propaganda tra governo polacco e Bielorussia. I soldati di frontiera bielorussi spingono i migranti ad attraversare il confine, mentre il governo di Varsavia ha inoltrato a tutti i telefoni presenti sul territorio nazionale un messaggio per scoraggiare i migranti dall’attraversare il confine, instillando il dubbio che il governo di Lukashenko stia distribuendo pillole contenenti eccitanti destinate ai migranti che intendono superare il confine. Ci aiuti  a fare un po’ di chiarezza?

«Assistiamo ad un’operazione di propaganda sulle spalle di poche persone disperate, che stanno pagando il prezzo più alto. La forte contrapposizione tra Polonia e Bielorussia fa paura: il dispiegamento di carrarmati, di forze speciali dell’esercito e della polizia, check-in e controlli continui evoca scenari di guerra. Ho ricevuto anche io il messaggio sulle pillole incriminate. Delle due l’una: o il governo di Minsk sta effettivamente somministrando droghe ai migranti perché abbiano l’energia necessaria ad abbattere il confine, o il governo di Varsavia ha inventato una grande bugia, alimentando di fatto l’odio nei confronti dei vicini di casa, fondato su pesanti menzogne».

Come reagiscono le Istituzioni europee?

«L’Europa sta fallendo in questo momento. Le più alte cariche dell’Unione, dalla Presidente della Commissione fino all’Alto rappresentante dell’Unione Joseph Borrell, si stanno schierando a favore di Polonia e  Lituania, finanziando con centinaia di milioni di euro la protezione dei confini, come se ci si dovesse proteggere da famiglie e persone disperate».

Cosa ha prodotto questo gioco politico?

«Ha fatto sì che migliaia di persone siano rimaste intrappolate al confine bielorusso, tentando di varcare il confine della Polonia o della Lituania, anche se va sottolineato che fino a qualche settimana prima, le persone avevano la possibilità di fare rientro a Minsk: ovvero, preso atto che le condizioni al confine erano insostenibili a causa delle temperature rigide, soprattutto per i bambini, era data loro la possibilità di prendere un bus per rientrare a Minsk e da lì ripartire alla volta del proprio paese di origine. Ora non è più possibile; quello che sta accadendo è che le persone intrappolate nella foresta vengono respinte e rimpallate da un confine all’altro, da uno Stato all’altro. Pur volendo fare rientro nel proprio Paese, la polizia di confine tende a respingerle nel Paese confinante, per esempio dalla Lituania alla Bielorussia e viceversa, determinando uno stallo di fatto, per cui i migranti si ritrovano bloccati in un lembo di terra, stremati dopo giorni di esposizione alle peggiori intemperie».

attraversare il confine
Questi migranti sono fantasmi, vittime di un cinico gioco politico

Siete riusciti a prestare soccorso?

«Non sapendo esattamente come questa zona sia stata delimitata, noi ci siamo attivati non appena ricevuti i messaggi su una linea di emergenza, portando ciò di cui le persone migranti hanno costantemente bisogno. Sapevamo benissimo che senza il nostro intervento queste persone sarebbero morte; al nostro arrivo ci siamo trovati di fronte uno scenario drammatico, persone in condizione fisiche disperate, dai piedi logori e congelati, alle ferite inferte dai cani della polizia lituana e dalle forze bielorusse. Molte delle persone cui abbiamo prestato soccorso, ormai stremate dalla permanenza nelle foresta umida e freddissima, avevano bisogno di un intervento medico, che hanno puntualmente rifiutato per paura di un respingimento».

Quale potrebbe essere una soluzione all’attuale emergenza umanitaria?

«La soluzione vedrebbe uno dei due Stati, verosimilmente dell’Unione Europea, dunque Polonia o Lituania, farsi carico dell’accoglienza dei migranti per fronteggiare l’emergenza, per poi aiutarli a raggiungere le destinazioni cui desiderano approdare, o predisponendo il loro rientro nei propri Paesi di origine. L’imperativo in questo momento è trarre in salvo delle vite umane, non temporeggiare per trovare una soluzione ai fini del ricollocamento in Europa come richiedenti asilo. Qualunque sia la soluzione, è necessario che vengano allontanati dalla foresta al più presto e condotti in un luogo dove possano recuperare forze dopo il calvario che hanno dovuto affrontare; questa è la prima misura da mettere in atto, senza esitazioni. La risoluzione migliore sarebbe quella di predisporre un corridoio umanitario per la Germania, anche a fronte dell’esiguo numero di persone da accogliere: se pensiamo che nelle settimane precedenti in Italia sono arrivate tremila persone, si pensi che lì non si è arrivati a contarle».

I MIGRANTI SUL CONFINE BIELORUSSO: BASTEREBBE UN CORRIDOIO UMANITARIO

I MIGRANTI SUL CONFINE BIELORUSSO: BASTEREBBE UN CORRIDOIO UMANITARIO