ROMA. A SANT’EUSTACHIO NON SERVONO DOCUMENTI, SOLO LA FAME

Ogni giorno nella basilica Padre Pietro apre il "ristorante in chiesa". E riporta i poveri al centro

di Annamaria Piscopo

«Oggi cosa c’è per dolce? il caffè. Quanto mi manca il profumo del caffè!» Il caffè è oramai un lusso per tutti coloro che non riescono ad avere neanche un pasto caldo durante la giornata. Nel cuore di Roma, a due passi dal Senato e dalla Camera dei Deputati, nella Basilica di Sant’Eustachio, viene offerto a tutti i poveri il pranzo e un dolce. Ogni giorno verso le 12.00 i poveri si confondono con i turisti, si ritrovano davanti l’entrata della Basilica di Sant’Eustachio e attendono pazientemente che Padre Pietro Sigurani, il parroco, apra loro la chiesa.

poveri al centro
La Basilica di Sant’Eustachio a Roma. Foto: santeustachio

Grazie alla collaborazione di volontari, le panche per pregare vengono spostate, creando così un corridoio nella navata centrale, il posto perfetto per il “ristorante in chiesa”. Sono in tanti, ogni giorno, a collaborare per servire i circa 170 pasti ai poveri. Padre Pietro non ha un elenco dei volontari: chiunque ne ha voglia può presentarsi e dare una mano. «Tutto ciò va avanti solo e unicamente con le offerte, non accettiamo contributi pubblici», spiega Padre Pietro. Il pasto termina con un dolce, o una cioccolata, un amaro, cioè con qualche cosa che parli al cuore, che faccia sentire ciascuno di loro come un gradito ospite a tavola.
L’idea nasce proprio dal santo a cui è dedicata la chiesa: Sant’ Eustachio che, fin da quando era pagano, ha dato da mangiare a chi ne aveva bisogno. Successivamente, nel Medioevo, questa Basilica diventò un punto di sosta per molti pellegrini del Giubileo, i quali avevano il diritto di essere ospitati per tre giorni, trovando un rifugio e del cibo. Con il tempo questa tradizione si è persa: «Prima la chiesa rimaneva chiusa, ora è aperta ai poveri che mangiano e ai turisti meravigliati. Diventa perciò un mezzo per testimoniare che il Vangelo è possibile viverlo».

Riportare i poveri al centro

L’obiettivo di padre Pietro è riportare i poveri al centro. Al centro del potere politico, economico e del cuore delle persone. «Inizialmente in tanti hanno visto con molta paura e pregiudizio questo mio progetto, ma dopo ho ricevuto grande solidarietà sia dalla rappresentanza politica che dai commercianti del quartiere, che mi hanno anche ringraziato per aver ridato vita al quartiere».  Per rispondere al gran numero di richieste che ogni giorno arrivano ai volontari di sant’Eustachio è nata l’associazione Sant’Eustachio – I Poveri al centro, che ha l’intento di accogliere le persone svantaggiate, dar loro sostegno e ascolto.

poveri al centro
Padre Pietro Sigurani. Foto: santeustachio

Nello scantinato di Sant’Eustachio, per il quale il Vaticano e la Rettoria della Basilica hanno concesso il comodato d’uso, verrà realizzato un diurno al centro della città. L’ingresso del diurno, che prenderà il nome di “Casa della Misericordia al Senato”, si trova, infatti, a ridosso di Palazzo Madama e vicino agli altri palazzi del potere, che hanno ben accettato gli ospiti di Padre Pietro. «Nei centri di accoglienza, purtroppo, a un determinato orario, i poveri vengono mandati via. Resta, invece, l’esigenza di pensare a un luogo dove possano sostare quando piove, quando sono febbricitanti, quando hanno mal di denti o fa troppo caldo. Devono pensare che qui hanno una casa.»
I collaboratori di padre Pietro, per fortuna, hanno già idee chiare e sanno come affrontare la situazione: ascoltano le loro necessità, chiedono di cosa hanno bisogno e si impegneranno a migliorare il diurno in base alle loro richieste. Siamo sempre noi, per Padre Pietro, a programmare la carità e costringiamo gli altri ad accettare ciò che offriamo, ma «per riportare i poveri al centro bisogna ascoltare che cosa hanno dentro, cosa desiderano e fare progetti secondo le loro necessità. Sono loro i protagonisti, ed è questo che è difficile da far passare». «Inizialmente sono stato criticato, ma adesso tutti mi aiutano. Soprattutto quando mi manca del cibo», ricorda Don Pietro, che ora sta aspettando gli ultimi permessi per organizzare il progetto definitivo. Alla Basilica arrivano persone da realtà diverse, «sono Rom, italiani: qui non si chiedono i documenti, si richiede solo che abbiamo fame. Sono ospiti. E quando arrivano a Sant’ Eustachio sono a casa». Sono poveri al centro.

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