POVERTÀ EDUCATIVA: A CHE PUNTO È IL PNRR?

Il Rapporto 2022 dell’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini fa luce sull’impatto delle misure messe in atto su asili nido, edilizia scolastica e riduzione dei divari educativi

Sono 19,44 miliardi di euro le risorse che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) mobilita in tema di istruzione, infanzia e adolescenza, a cui si aggiungono altri interventi trasversali alle diverse missioni. Ma a che punto siamo nell’assegnazione di queste risorse, e quali obiettivi di ciascuna missione del documento nazionale sono stati raggiunti? A far convergere e analizzare questi dati è stato il rapporto annuale dell’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini, promosso dall’Impresa sociale Con i bambini insieme all’istituto Openpolis che nell’edizione 2022 ha voluto far luce sui primi impatti delle misure messe in atto con il Pnnr. Tre gli aspetti chiavi indagati: asili nido, edilizia scolastica e riduzione dei divari educativi.

Gli asili nido: ancora tanti squilibri territoriali

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Sono 19,44 miliardi di euro le risorse che il PNRR mobilita in tema di istruzione, infanzia e adolescenza

In tema di assistenza alla prima infanzia, l’obiettivo europeo da raggiungere è quello di 33 posti per ogni 100 bambini in età 0-2. Attualmente il nostro Paese raggiunge quota 27,2% ma con fortissimi squilibri territoriali: solo 6 regioni del centro-nord raggiungono l’obiettivo mentre 4 province del sud (Ragusa, Caltanissetta, Cosenza, Caserta) non raggiungono la soglia del 10%. Davanti a queste differenze territoriali emergono anche le difficoltà di un bando chiuso e successivamente riaperto per carenza di progetti presentati, soprattutto da parte di quei territori con carenza di servizi.

L’edilizia scolastica al Sud resta indietro

Partenza difficile anche per l’edilizia scolastica a cui il PNRR ha destinato 1,19 miliardi, con  l’obiettivo di realizzare 410mila mq di nuove scuole innovative (sia dal punto di vista didattico che strutturale) con una capacità di consumo energetico del 50%. Se a dotarsi di accorgimenti per il risparmio sono l’80% delle scuole presenti nelle province di Bergamo, Padova e Lecco, a non toccare neanche quota 20% sono i territori di Crotone, Trapani e Reggio Calabria.

Il divario educativo

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All’edilizia scolastica il PNRR ha destinato 1,19 miliardi con cui realizzare 410mila mq di nuove scuole innovative con una capacità di consumo energetico del 50%.

Gli obiettivi europei sul contenimento del divario educativo prevedono 820mila giovani che dovranno essere beneficiari di attività di tutoraggio grazie a 1,5 miliardi stanziati per la riduzione dei divari educativi. Nel 2021 l’abbandono scolastico precoce riguarda il 12,7% dei giovani 18-24, soglia che entro il 2026 dovrà essere riportata al 10,2%. Oltre a presentare in modalità cross-mediale i dati raccolti dai diversi ambiti, il rapporto fa emergere anche le criticità di questa partenza del Piano nazionale. Prima fra tutte la scarsa partecipazione ai bandi aperti sino ad oggi e i conseguenti rallentamenti nell’attuazione dei progetti; lo scarso coinvolgimento delle comunità educanti, con il rischio che questi investimenti si risolvano in azioni estemporanee che non si basano su effettive alleanze educative territoriali strutturate; la mancanza di trasparenza delle informazioni, con una scarsità di dati che non consente di realizzare monitoraggi specifici per i singoli territori. «I governi che hanno predisposto il PNRR, sull’aspetto della trasparenza si sono dimostrati molto deficitari»,  spiega Vincenzo Smaldore di OpenPolis. «Un elemento chiave è la banca dati ReGis, predisposta presso il Ministero dell’economia, che dalla fine dello scorso anno avrebbe dovuto monitorare ciascun progetto finanziato dal Piano, per verificarne la sua attuazione. Ad oggi questo servizio non è ancora attivo e ad aver sollecitato il suo avvio è stata persino la Corte dei Conti con un apposita delibera rivolta al Miur».

Un tessuto di agenzie di sviluppo educativo locale

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Rossi Doria: «Il nostro tessuto è fatto da agenzie di sviluppo educativo locale, come le scuole, il terzo settore, le parrocchie e gli stessi genitori dei ragazzi. Dobbiamo assicurarci che queste risorse raggiungano le persone che attivano questi processi».

Ma oltre alla scarsità di dati “aperti” e accessibili a tutti i livelli, c’è un altro ostacolo che si sta sempre più manifestando. «La mappa ci è utile, ma non è il territorio», dice Marco Rossi Doria, presidente dell’Impresa sociale Con i bambini. «Il nostro tessuto è fatto da agenzie di sviluppo educativo locale, come le scuole, il terzo settore, le parrocchie e gli stessi genitori dei ragazzi. Dobbiamo assicurarci che queste risorse effettivamente raggiungano le persone che attivano questi processi. Un esempio riguarda la prima tranche di fondi assegnati per ridurre la dispersione scolastica: assegnati ma non ancora presenti nelle casse delle scuole. Mancano indicazioni chiare circa il loro utilizzo, la loro rendicontazione, le procedure amministrative da introdurre. Siamo davanti ad una falsa partenza del Pnnr e dobbiamo rimediare responsabilmente quanto prima».

Davanti a questa partenza a diverse velocità e con scarsa concretezza di azioni, Open polis e Con i bambini, suggeriscono di adottare sempre più una logica di insieme nell’utilizzo di risorse destinate al contrasto della povertà educativa. «In tutti i comparti analizzati (nidi, edilizia scolastica e divari educativi) – si legge nel rapporto – negli anni si sono stratificate numerose linee di investimento, spesso gestite da soggetti differenti. Oggi non si può prescindere da una strategia sistemica che coinvolga sì, gli enti locali ma renda sempre più partecipe anche il Terzo Settore». Il rapporto completo consultabile per singole regioni è disponibile a questo indirizzo .

Immagini Con I Bambini

 

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