RAPPORTO ASVIS 2020: SERVE RESILIENZA E GIUSTIZIA INTERGENERAZIONALE

Il Covid è un ostacolo nel cammino verso gli obiettivi 2030. Giovannini: «Dobbiamo impegnare le risorse nella trasformazione del sistema»

La crisi da Covid 19 ha gravemente rallentato il cammino verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030. Ma la verità è che il nostro Paese era indietro, anche prima che il Covid ci mettesse lo zampino. È quanto emerso ieri dalla presentazione del Rapporto Asvis 2020, in occasione dell’evento conclusivo del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2020.

Tra 2018 e 2019 l’Italia è migliorata per quattro obiettivi (povertà, condizione economica e occupazionale, economia circolare e istituzioni efficienti), è peggiorata per due (innovazione e città), ed è rimasta stabile rispetto agli altri dieci obiettivi, a testimonianza del fatto che anche prima della crisi il ritmo di miglioramento del nostro Paese per l’attuazione dell’Agenda 2030 non era sufficiente, come ha sottolineato ieri Enrico Giovannini, portavoce Asvis.

rapporto asvis 2020Ora, come si evince dal Rapporto Asvis 2020, dati provvisori al 2020 mostrano un arretramento per nove obiettivi su diciassette (alimentazione, salute, povertà, occupazione, istruzione, parità di genere, innovazione, partnership e disuguaglianze) e un miglioramento solo per tre.

Anche a livello mondiale il virus ha causato una grave battuta d’arresto agli sforzi verso gli SDGs, come ha sottolineato Amina J. Mohammed, vicesegretario generale delle Nazioni Unite. «Per la prima volta in trent’anni la povertà sta aumentando e gli indici di sviluppo umano diminuendo. Diritti umani e spazi urbani sono sotto attacco, la pandemia ha esacerbato disuguaglianze di lunga durata e messo in evidenza le fragilità globali».

«Ci eravamo impegnati nel 2015», ha ricordato Giovannini durante la presentazione del Rapporto Asvis 2020, «a raggiungere entro quest’anno ventuno obiettivi, sedici dei quali sono misurabili: per quattro di questi siamo sulla direttrice giusta o li abbiamo già superati, ma dodici li stiamo bucando e sono obiettivi importanti. La pandemia, ha sottolineato, rende il cammino verso l’Agenda 2030 ancora più ripido. «Dobbiamo saper leggere questa crisi: non si parla solo di capitale finanziario o economico, ma anche umano, sociale, naturale. Siamo di fronte ad una battuta d’arresto, ma la crisi ci ha messo anche di fronte ad una novità tutt’altro che scontata: L’Europa ha posto l’Agenda 2030 al centro della propria azione; la Commissione ha indicato con chiarezza che l’obiettivo delle politiche in risposta alla crisi deve essere costruire un’Europa più sostenibile, resiliente, equa. Abbiamo un sistema di governance coerente a livello europeo, che impone all’Italia un salto di qualità imprescindibile».

rapporto asvis 2020Resilienza, è questa la parola chiave richiamata più volte da Giovannini. Una resilienza da tener presente quando verranno orientati i fondi e le riforme. «Le politiche devono minimizzare gli effetti negativi della crisi, ma anche stimolare la resilienza trasformativa del sistema socio-economico. Se la Legge di Bilancio 2020 è stata la più orientata ai temi dello sviluppo sostenibile degli ultimi cinque anni, gli interventi di risposta alla pandemia sono stati in larga parte orientati alla protezione del sistema socio-economico, più che ad una sua trasformazione in termini di sostenibilità. Ora è nella trasformazione del sistema che dobbiamo impegnare tutte le risorse, altrimenti non ne avremo mai per fare il salto necessario».

Anche per Amina J. Mohammed serve ragionare per parole chiave. «Anzitutto i finanziamenti: prima del Covid i Paesi in via di sviluppo stavano affrontando un grave deficit finanziario per raggiungere gli SDGs. Nel combattere la pandemia, ora affrontano il carico maggiore dell’incombente crisi del debito a causa della concomitanza di aumento della spesa pubblica per la salute e la protezione sociale, la diminuzione delle entrate fiscali e l’accesso limitato ai finanziamenti esterni. Tutto questo mette ancora di più a dura prova i finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo aggravando i divari finanziari. E poi l’uguaglianza di genere: donne e ragazze continuano a fronteggiare impatti sproporzionati derivanti dalla pandemia. Le donne costituiscono fino al 60% della prima linea di forza lavoro e sono più rappresentate nei settori maggiormente colpiti dalla perdita di posti di lavoro; svolgono la maggior parte del lavoro di assistenza non retribuito causato dalla pandemia e hanno meno risorse economiche su cui fare affidamento con stipendi minori e minori benefici. Allo stesso tempo la violenza domestica è aumentata durante pandemia e lockdown. Milioni di ragazze stanno perdendo la loro occasione di avere un’istruzione e un futuro, mentre le scuole chiudono e i matrimoni precoci aumentano. Dobbiamo agire per evitare che l’uguaglianza di genere arretri di decenni».

Serve giustizia intergenerazionale

Riconoscere nella nostra Carta costituzionale il principio di giustizia intergenerazionale. Un passaggio imprescindibile per Maria Cristina Pisani, presidente Consiglio nazionale Giovani, che ieri ha ribadito quanto sia insufficiente che le proposte avanzate per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile si ritrovino oggi soltanto nelle linee programmatiche delle politiche pubbliche e quanto sia importante un riscontro nelle decisioni concrete di tutti gli attori istituzionali. «Oggi i giovani sono il pilastro di qualsiasi politica di investimento volta ad un nuovo paradigma di sviluppo e rispetto dell’ambiente. È a partire da loro, dalla loro educazione, dall’acquisizione dei valori, dall’incentivazione del pensiero critico, dalla formazione di cittadini consapevoli che si riconcilia il loro rapporto con le istituzioni». La politica, ha sottolineato, ha molto spesso lavorato su interventi di poco respiro, privi di ambizione e visione, mentre, l’attenzione ai giovani e alle prossime generazioni deve essere al centro del dibattito pubblico. «Da tempo chiediamo l’istituzione dell’obbligo di valutazione di impatto intergenerazionale per ogni provvedimento legislativo. Siamo in un contesto in cui l’azione delle giovani generazioni ha mostrato un approccio sempre più intergenerazionale, che richiede un quadro di intervento organico a livello istituzionale. L’auspicio è che già la prossima Legge di Bilancio abbia un modello integrato che punti al cambiamento verso lo sviluppo sostenibile».

In un Paese maglia nera per numero di Neet, per Pisani il punto di partenza è la scuola, la formazione. Sull’accesso ad una istruzione di qualità, i giovani italiani si trovano a vivere situazioni di difficoltà mentre i Neet sono in aumento considerevole rispetto agli altri Paesi europei. Ma se il fulcro è la resilienza, questa non può che investire ogni singolo cittadino, ogni giovane ed è da lì che bisogna partire, dalla scuola».

Secondo gli ultimi dati Istat, ha ricordato Pisani, più del 90% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è a favore di politiche di sviluppo sostenibile. «L’impegno di istituzioni, scuola, università, opinione pubblica, imprese deve tendere all’ulteriore crescita di questo consenso, coinvolgendo le giovani generazioni nei processi decisionali, a partire dai territori in cui vivono e dal miglioramento delle condizioni di vita delle proprie comunità locali».

Nel Rapporto Asvis 2020, il documento #educAzioni, elaborato da nove reti e alleanze del terzo settore, del civismo attivo e del mondo dei sindacati, contiene una serie di proposte sulruolo della scuola, della formazione, dell’università in una società della conoscenza. Le fondamentali: ripartire dai Poli educativi 0-6 per combattere le inuguaglianze; aprire le scuole e fare comunità educante attraverso la promozione dei patti educativi territoriali; moltiplicare gli sforzi affinché nessuno resti indietro; prevedere e attuare un piano strategico sull’infanzia.

Piano nazionale di Ripresa e Resilienza

In vista della preparazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, nel rapporto Asvis indica orientamenti e avanza proposte per disegnare, monitorare e valutare le azioni da prevedere.

Sono quattro i temi fondamentali su cui costruire il Piano, ha spiegato Giovannini: la coerenza del disegno strategico dell’Italia 2030 in un’ottica di sostenibilità; la coerenza delle politiche nazionali ed europee; l’efficacia della governance; la trasparenza delle politiche con la costruzione di un sistema informativo unitario. «Il Piano deve diventare l’occasione per far fare al nostro Paese un grande salto di qualità nell’impostazione, attuazione e valutazione dell’azione pubblica, nazionale, regionale e locale».

Numerose le proposte al Governo, a partire dall’inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile, non solo come protezione ambientale, ma come principio di giustizia intergenerazionale; la costruzione di una seria e dettagliata Strategia di sviluppo sostenibile; l’aggiornamento del Piano nazionale integrato Energia-Clima e un suo allineamento agli obiettivi europei, oltre all’approvazione del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici; la creazione di un ente pubblico di ricerca per la programmazione strategica.

Sul tema della trasparenza delle politiche, Asvis propone di: rafforzare le strutture della Presidenza del Consiglio per assicurarsi coordinamento nelle azioni verso gli Obiettivi 2030; creare un Alto Consiglio per le parità di genere, per coinvolgere con continuità la società civile nella programmazione e nella valutazione delle politiche contro le disuguaglianze di genere; coinvolgere i Ministeri affinché inseriscano gli SDGs nella programmazione operativa; ristrutturare le Commissioni parlamentari a seguito del referendum ultimo sui tagli (una buona opportunità, per Giovannini, per immaginare una  nuova definizione dei loro compiti; predisporre una Legge annuale sullo sviluppo sostenibile che faccia coppia con la Legge di Bilancio.

Non mancano proposte anche sulla governance – come un coinvolgimento continuativo di Regioni, Province e Comuni nel disegno e nell’attuazione delle politiche per gli SDGs e un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile – e sulla trasparenza, rispetto alla quale occorre, tra l’latro, istituire una piattaforma di consultazione permanente della società civile per la valutazione trasversale dell’impatto dei provvedimenti legislativi sull’Agenda 2030.

Il Rapporto Asvis 2020 indica una serie di raccomandazione alla luce di sette categorie – crisi climatica ed energia; povertà e diseguaglianze; economia circolare, innovazione e lavoro; capitale umano, salute ed educazione; capitale naturale e qualità dell’ambiente; città, infrastrutture e capitale sociale; cooperazione internazionale -. Ciò che è fondamentale, però, per Giovannini è «orientare vero il 2030 anche i fondi nazionali, perché quelli europei non saranno sufficienti a portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile entro il 2030».

Qui è possibile scaricare il Rapporto completo

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org

 

RAPPORTO ASVIS 2020: SERVE RESILIENZA E GIUSTIZIA INTERGENERAZIONALE

RAPPORTO ASVIS 2020: SERVE RESILIENZA E GIUSTIZIA INTERGENERAZIONALE