INCROCI: L’ESPERIENZA DEL TEATRO INTERCULTURALE DIVENTA UN LIBRO

Tre città, tre laboratori teatrali e un obiettivo: costruire una comunità interculturale con il teatro. È il progetto Incroci a cui hanno preso parte teatro Magro di Mantova, Asinitas onlus di Roma e Progetto Amunì- Babel di Palermo

Il progetto Incroci è iniziato nel gennaio del 2021 e ha coinvolto tre realtà impegnate nel campo delle arti performative in tre diverse città: Roma, Mantova e Palermo. Hanno preso parte al progetto, infatti, il Teatro Magro di Mantova (capofila); Asinitas Onlus di Roma e Progetto Amunì- Babel di Palermo. La collaborazione tra i tre gruppi di lavoro ha dato vita a un laboratorio itinerante basato su inclusione sociale e ricerca attraverso lo scambio di prassi teatrali e pedagogiche. Le tre realtà hanno messo al centro della loro attività il tema delle migrazioni e del lavoro artistico con e per i migranti.

Il teatro, in questo contesto, svolge un’azione sociale prima che performativa, ed è lo strumento attraverso il quale si costruisce un ambiente condiviso. La proficua esperienza del progetto, realizzato grazie al sostegno della Fondazione Alta Mane Italia e da Scena Unita, Fondazione Cesvi, La Musica che Gira e Music Innovation Hub, è stata raccolta in un volume dal titolo “Incroci. Esperienza di teatro per una comunità interculturale”, presentato lo scorso 2 maggio a Roma al teatro Biblioteca del Quarticciolo.

progetto incroci
Un’immagine da Element-z, diretto da Giuseppe Provinzano

I tre cardini delle opere teatrali

Il laboratorio itinerante è stato animato da «tre realtà che nascono con nature differenti in luoghi differenti», spiega Luca Lòtano, insegnate di Italiano per stranieri nonché collaboratore artistico del laboratorio teatrale di Asinitas, «ma si confrontano tutte sul teatro comunitario. Nello specifico Asinitas lavora con le persone straniere cercando di mettere sempre, nei diversi lavori che fa, il corpo e le storie, e contemporaneamente, essendo una comunità interculturale, mira a costruire comunità interculturali plurilingue che possano essere delle comunità generative. Progetto Amunì, invece, è una compagnia teatrale dove, al suo interno, sono presenti ragazzi con background migratorio che partecipano ai laboratori con la finalità della professionalizzazione e dove il lavoro è molto intenso». Teatro Magro, infine, ha al suo interno sia persone provenienti dai centri d’accoglienza, sia ragazzi italiani non professionisti e sia soci della compagnia teatrale. Inoltre, queste tre realtà, nonostante siano diverse hanno in comune l’aver scommesso sul teatro come costruzione stabile di comunità nei territori.

«La cosa interessante di questo progetto», continua Lòtano, «nonché la sua ricchezza, è stata proprio la possibilità di confronto e scambio tra equipe che hanno natura e prerogative differenti». Tematicamente, gli spettacoli erano divisi su base temporale: presente, passato e futuro; e durante i momenti di scambio e di riflessioni tra le equipe, il focus era orientato verso i temi del multilinguismo, della narrazione del sé e del “perché sono qui”.

I coordinatori hanno lavorato insieme per un anno, confrontandosi periodicamente sulle tecniche di lavoro; condividendo e incrociando le diverse metodologie. I ragazzi dei tre gruppi invece si sono incontrati, tutti insieme, in occasione di tre scambi avvenuti in ciascuna delle città coinvolte.  E, stando all’opinione di Giuseppe Provinzano, regista di Progetto Amunì- Babel di Palermo, sono proprio gli scambi tra i ragazzi a esser stati il momento emotivo più intenso di tutto il percorso. A ottobre, i tre gruppi di lavoro si sono incontrati per l’evento finale del progetto alla MigrArt Lab Conference, dove hanno avuto l’occasione di portare una riflessione sull’esito del lavoro svolto e fare una prima valutazione sull’impatto che questo percorso ha avuto sui partecipanti.

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Abitare il ritorno. Echi e visioni di donne uomini e oggetti, del gruppo romano, diretto da Fabiana Iacozzilli

Progetto Incroci: la rete tra passato, presente e futuro

 Da dove veniamo? Dove siamo? E dove stiamo andando? Sono le tre domande alle quali si è tentato di dare risposta attraverso le rappresentazioni teatrali scaturite «non da una partitura precisa, in linea con la routine laboratoriale dei conduttori», come tiene a precisare Cecilia Carponi, curatore del volume, «ma al contrario, dalla volontà, da parte di tutti e tre i registi, di voler partire dal materiale umano che avrebbero incontrato una volta giunti alla sede di “incroci”».

Sono nate così Abitare il ritorno. Echi e visioni di donne uomini e oggetti, del gruppo romano, diretto da Fabiana Iacozzilli e incentrato sulla tematica del passato; Element-z, diretto da Giuseppe Provinzano, che ha messo in scena il “dove siamo?” e V.Visitors, lo spettacolo del Teatro Magro diretto da Flavio Cortellazzi, che ha approfondito la tematica del futuro. Le opere teatrali sono state presentate al Sant’Arcangelo Festival che si è svolto nel mese di luglio, durante il quale i ragazzi per la prima volta si sono esibiti davanti a un pubblico.

L’impermanenza del teatro e la permanenza dell’esperienza

A ottobre, i tre gruppi di lavoro si sono dati appuntamento alla MigrArt Lab Conference, dove hanno avuto l’occasione di portare una riflessione sull’esito del lavoro svolto e fare una prima valutazione sull’impatto che questo percorso ha avuto sui partecipanti. Cecilia Bartoli, psicoterapeuta e coordinatrice di Asinitas, ha evidenziato come il teatro sia l’arte dell’impermanenza: «si lavora tantissimo e si crea un qualcosa che dura pochissimo e che vedono in pochi; si potrebbe dire che il teatro è una cosa estremamente volatile, ma è mia convinzione che noi siamo le esperienza che facciamo e che in realtà i risultati di percorsi come questi siano interni, duraturi, profondi e fortemente trasformativi, sia per chi li conduce e sia per chi li partecipa. Questa esperienza ha creato delle modificazioni che si stanno ancora sedimentando. L’impatto di un processo è molto difficile da valutare nell’immediato, di solito la valutazione avviene tempo dopo». La conclusione del progetto ha visto la realizzazione del libro Incroci e la possibilità che presto l’esperienza venga replicata varcando i confini nazionali e coinvolgendo realtà teatrali europee.

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progetto incrociAndrea Porcheddu, Cecilia Carponi
Incroci
Esperienze di teatro per una comunità interculturale
Ed. Cuepress
€ 24,99

INCROCI: L’ESPERIENZA DEL TEATRO INTERCULTURALE DIVENTA UN LIBRO

INCROCI: L’ESPERIENZA DEL TEATRO INTERCULTURALE DIVENTA UN LIBRO