LA LAVANDERIA DI SPINACETO, CHE METTE “SPERANZE AL SOLE”

È la prima lavanderia gestita da una famiglia di etnia rom a Roma.  Nonostante burocrazia e pregiudizi, sta per riaprire.  

Nel 2018 Carlos e sua madre Sevla inaugurano la lavanderia Speranze al sole, in zona Spinaceto a Roma. Un progetto ideato due anni prima, grazie all’intuizione di Sevla, forte dell’esperienza maturata durante gli anni di lavoro nella cooperativa l’Occhio del Riciclone, e grazie al sostegno di alcune associazioni del territorio, tra cui Cittadinanza e Minoranze, di cui Sevla è vicepresidente. Viene redatto un progetto che vince un bando del Comune di Roma, che metteva a disposizione immobili comunali a canone agevolato; e contestualmente viene presentato un progetto per un finanziamento di 25.000 euro del Fondo regionale per il microcredito, che viene aggiudicato. Sembra tutto pronto per partire quando iniziano i primi problemi logistici che procrastineranno l’inaugurazione.

C’è sempre un ma…

L’immobile del comune di Roma infatti non è accatastato, e dunque senza registrazione al catasto, l’Agenzia dell’Entrate non rilascia il contratto di locazione, il che si traduce con l’impossibilità da parte dell’azienda elettrica di stipulare qualsiasi contratto. Riusciti a superare l’impasse, che ha i suoi tempi burocratici, l’azienda elettrica, pronta ad allacciare la corrente e l’acqua, segnala un allaccio abusivo al contatore dell’acqua della futura lavanderia. Parte la denuncia penale, altri tempi burocratici.

Nel frattempo, si scopre che sta entrando in vigore una norma che prevede l’obbligo per le lavanderie di avere un responsabile tecnico, qualifica che si ottiene attraverso un corso regionale dal costo di 1600 euro. Parte una corsa contro il tempo, per non far slittare ulteriormente l’apertura, perché intanto le spese iniziano ad accumularsi. Carlos si registra al corso, lo frequenta e lo supera: è tutto pronto per l’inaugurazione, finalmente il peggio sembra alle spalle.

I macchinari nuovi ed ecocompatibili sono arrivati, i saponi bio e anallergici anche (il benessere dei tessuti e della clientela è prioritaria per i gestori), le scartoffie burocratiche sono state espletate, si è riusciti anche a implementare altri fondi, sempre grazie al supporto di Cittadinanza e Minoranza ma, parafrasando Luigi Zampa, c’è sempre un ma. Durante il collaudo, a pochi giorni dall’inaugurazione, un signore del quartiere passando di lì, e incuriosito dai lavori, pronuncia inconsapevolmente una frase premonitrice, ossia si dice contento dell’apertura di una nuova lavanderia e che sicuramente diventerà un nuovo cliente, visto che nella lavanderia dalla quale si serve di solito «è piena di zingari e a me gli zingari non piacciono». Il signore in questione, nella lavanderia, non ci metterà mai piede.

Prima il pregiudizio e poi la crisi

Carlos Hanzovic e Sevla Sejdic sono rom: Sevla è arrivata in Italia dalla Bosnia quando aveva 12 anni, nel 1979, mentre Carlos Handozvic è nato a Roma. La lavanderia Speranze al Sole non rappresenta solo un progetto imprenditoriale, ma un modo per dare alla sua famiglia l’opportunità di un riscatto sociale e lavorativo. Un riscatto e una speranza anche per tanti altri rom essendo la lavanderia Speranze al sole la prima Roma gestita da una famiglia di etnia rom. Tant’è che, «venendo a conoscenza dell’imminente apertura -racconta Carlos Handzovic–  le persone della comunità rom si sono volute informare su come fare ad aprire eventuali attività, mi hanno chiesto consigli. La presenza di questa nuova esperienza può diventare modello per altri, e può servire a farli avvicinare al lavoro imprenditoriale.»

L’inaugurazione viene fatta ad aprile 2018, senza dare troppa enfasi all’aspetto inclusivo, come si era pensato in un primo momento: il pregiudizio è forte (la presenza di CasaPound in quella zona si fa sentire) e la campagna fondata sull’inclusione rischia di essere un boomerang.  Come è noto, «le start up, per essere autonome e raggiungere il pareggio e l’avanzo di gestione, ci mettono in media tre anni – spiega Marco Brazzoduro, presidente dell’Associazione Cittadinanza e Minoranze – e dunque la fase pre-Covid della lavanderia, è coincisa con la ricerca dei clienti, che non sono mai stati sufficienti a raggiungere il pareggio di gestione.» Arriva il Covid, e aumenta lo sconforto: durante il lockdown del 2020 Carlos racconta di un quartiere fantasma: «ho aperto per qualche giorno, ma in giro non c’era nessuno. La lavanderia non si trova su una strada di passaggio e inoltre è poco visibile, anche se su quella via ci passi. Il bar che si trova lì vicino, e che creava un po’ di movimento, era chiuso e continuare a restare aperti in quel periodo non aveva senso». Così si decide per la chiusura.

Parte la campagna di raccolta fondi

La chiusura però è solo momentanea, troppi sono stati gli sforzi per riuscire ad aprire e tanti gli ostacoli per riuscire ad avviare l’attività. «E poi far funzionare quest’impresa resta il mio obiettivo – sottolinea Carlos -.  La mia idea iniziale è sempre stata quella di farla decollare, di guadagnare il necessario per reinvestire. D’altronde vengo da una famiglia numerosa, e il pensiero di quest’attività nasce con il proposito di avviare in futuro una catena di lavanderie dove poter far lavorare anche i miei fratelli e sorelle, e fornirgli una sicurezza non solo lavorativa, ma soprattutto sociale. La comunità rom, in generale, non ha una vita tranquilla, affronta numerose difficoltà di tutti i tipi e non se ne parla mai bene, e questa sarebbe un’occasione per parlarne finalmente bene.»

Quindi si riparte: Cittadinanza e Minoranze lancia una campagna di raccolta fondi (qui le info). «Consapevoli dell’esperienza maturata, stiamo cercando di riprendere le attività –conclude il presidente di Cittadinanza e Minoranza – e ci siamo mossi su due fronti: da un lato abbiamo deciso di lanciare una campagna per ripagare le spese di fitto e bollette che ovviamente corrono; dall’altro lato ci stiamo impegnando sul fronte della clientela. La campagna sta andando bene, e credo che presto riusciremo a ripartire; nel frattempo stiamo cercando possibili snodi, stiamo coinvolgendo diverse comunità religiose e non», col fine di creare una collaborazione che permetta alla lavanderia Speranze al Sole di continuare la propria attività.

 

 

LA LAVANDERIA DI SPINACETO, CHE METTE “SPERANZE AL SOLE”

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