
QUANDO LA SCUOLA DIVENTA AGORÀ PER LA COMUNITÀ
Da Castel Del Piano, paese della provincia grossetana, l'esperienza di una scuola che si apre al territorio e si fa agorà per il paese, luogo di inclusione, condivisione, accoglienza
di Redazione
28 Aprile 2025
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Nel racconto di Armando Caringi, presidente dell’associazione Il Faro OdV, l’esperienza di una scuola toscana che, nell’aprirsi al territorio, si immagina agorà e diventa «supportiva».
Questa storia inizia necessariamente da un fatto. Siamo in un paese della Toscana, Castel Del Piano, dove un Istituto comprensivo, diretto da una dirigente con lo sguardo molto oltre l’orizzonte, si interroga sulla necessità di creare sinergie con il territorio e sperimentare progetti all’avanguardia per far fronte alla particolarità di una scuola frequentata da moltissimi studenti di nazionalità diverse, non sempre, o meglio quasi mai, padroni della lingua italiana. In un momento di pausa, uno studente di origine turca, molto intelligente ma timido, conversando con un’insegnante ed un mentor presente per l’attivazione di una delle tante azioni inclusive messe in campo dalla scuola, esordisce dicendo: «questa scuola è supportiva». Stupiti dalla prelibatezza del termine i due adulti presenti chiedono da dove arrivasse questo termine e come avesse arricchito il suo frasario, un po’ essenziale per il resto. Lo studente, con una sguardo altrettanto sereno li stupisce ancora: «Quando l’ho letto non ho capito il significato, ma poi, quando ho compreso cosa volesse dire ho pensato che descrivesse la mia scuola italiana». Lo sforzo messo in campo dalla dirigente, insieme a tutto il corpo docente, il personale ATA e quello amministrativo ha restituito, in una battuta, il senso più autentico di una scuola che sia educativa, formativa ma soprattutto accogliente.
Così gli studenti trovano nella scuola un luogo loro
La storia parte qualche mese prima, quando la dirigente, mettendo a sistema tutte le opportunità di varie progettualità, rendendosi conto del contesto sociale e della necessità di politiche concrete di animazione territoriale, immagina la sua scuola come l’Agorà del paese, il luogo in cui incontrarsi per stare insieme, per fare insieme, per crescere insieme, per costruire insieme ben oltre l’orario curriculare. La scuola si apre di pomeriggio per offrire vicino ai necessari corsi di alfabetizzazione una miriade di proposte, variegate, strutturate per intercettare gli interessi della maggior parte degli studenti e costruite pensando all’inclusione sociale. I vari progetti si centrano su ogni singolo studente che scopre così, nella scuola, il luogo per stare bene, per incontrare gli amici e per fare amicizia attraverso il fare insieme. Laboratori di robotica, di STEM, Orientamento, doposcuola, scacchi, giochi di logica, di lingue e tanti altri colorano i pomeriggi dei ragazzi che entusiasti tornano a frotte, impazienti di stare a scuola. Tra le tante bellissime attività un doposcuola alternativo che, prendendo spunto dalle esigenze curriculari, sperimenta didattiche innovative basate sulla visualizzazione, sull’integrazione verbale, sulla relazione ludico-logica finalizzata al potenziamento dei processi di apprendimento, centrata sulla necessità che culture differenti trovino una sinergia positiva che costruisca benessere, personale e sociale. Ogni venerdì gli studenti salutano gli operatori interni e esterni alla scuola estorcendo la promessa di rivedersi il lunedì, impazienti di sentirsi parte di un flusso cinetico gratificante che, evidentemente, li supporta al di là delle competenze acquisite. I percorsi sui sogni rispetto al futuro si intersecano con i ragionamenti dei qui e dell’ora, la storia di ciascuno può diventare la condivisione di laboratori esperienziali di vita in una consapevolezza empirica di costruire gli adulti del domani. Le peculiarità culturali dei paesi di provenienza diventano i colori della curiosità reciproca.
