I ROM ITALIANI QUERELANO SALVINI: CREA TENSIONI RAZZIALI

Ha scientemente travalicato il limite del diritto di manifestazione del pensiero: questa l'accusa del presidente della Fondazione Romanì Italia

Era il 18 giugno scorso quando Matteo Salvini, ministro dell’Interno e leader della Lega, dichiarò di voler fare un “censimento” dei Rom in Italia, finalizzato a “vedere chi, come, quando”, allo scopo di espellere gli eventuali “irregolari”. Era in televisione, intervistato su Telelombardia e le sue dichiarazioni furono riprese da giornali, siti e televisioni, suscitando da una parte segnali di entusiastico appoggio, dall’altra perplessità e vere e proprie contestazioni. A fare problema era l’idea in sé, che richiamava quei metodi nazisti di schedatura su base etnica, che facilitarono lo sterminio nei campi di due o trecentomila Rom, oltre ai dubbi che un censimento su base etnica sia compatibile con il sistema legislativo italiano. Ma a fare arrabbiare Nazzareno Guarnieri – e molti con lui – fu anche la frase di Salvini: «i Rom italiani purtroppo te li devi tenere in Italia perché quelli non li puoi espellere».

Nazzareno Guarnieri è un cittadino italiano appartenente alla minoranza Rom ed è presidente della Fondazione Romanì Italia, che ha sede legale a Pescara. E ha deciso di reagire, con una querela contro Salvini presso il tribunale di Pescara.

«Mentre una rilevazione a livello locale può essere utile per individuare i bisogni e trovare soluzioni, un censimento nazionale su base etnica è evidentemente un atto politico, che non ha altro obiettivo se non quello di approfondire le discriminazioni», spiega Guarnieri.

querela contro Salvini
Nazzareno Guarnieri

Nell’esposto si legge che quelle frasi – e le altre che il Ministro ha lanciato attraverso i social nei giorni successivi, in risposta alle polemiche suscitate – hanno «contribuito a creare nel Paese una condizione caratterizzata da forti tensioni razziali», e costituiscono reato in base alla Legge 205 del 25 giugno 1993  (“Legge Mancino” sul reato di istigazione all’odio razziale); al Decreto Legislativo 1° marzo 2018, n. 21 (che si occupa di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”); all’art. 3 della Costituzione Italiana che sancisce il principio di eguaglianza e non discriminazione, posto alla base del nostro ordinamento giuridico; oltre che all’art. 14 della “Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848.

La motivazione della querela contro Salvini è che, «in spregio alle predette disposizioni normative, ha scientemente travalicato il limite del legittimo esercizio del diritto di manifestazione del pensiero previsto dall’art. 21 della Costituzione», con l’aggravante «prevista dall’art. 61, numero 9) del Codice Penale di svolgere le delicatissime funzioni di Ministro della Repubblica con delega agli Affari Interni». Nel 2013 il tribunale di Pescara aveva già riconosciuto «il carattere discriminatorio, in pregiudizio della comunità Rom di Pescara, della pubblicazione e diffusione» di alcune affermazioni sul sito internet della Lega Nord Abruzzo (procedimento n. 3960/2012 R.G.).

Sarà interessante vedere che fine farà questa querela contro Salvini, ma anche come il ministro si difenderà. O forse no, questo è già scontato e prevedibile.

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La foto di apertura è di Giorgio Marota

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