REPAIR CAFÉ: I VOLONTARI CHE AGGIUSTANO LE COSE E FANNO AMICIZIA

L'idea è di evitare di riempire il mondo di rifiuti. Il primo Repair Cafè a Roma è in via Monte Meta, e il 16 marzo inizia l’esperienza a San Paolo

Se non vogliamo che il nostro pianeta finisca per essere come quello che vediamo in Wall-E, un’enorme discarica dove i monti sono fatti di rifiuti, anche i Repair Café possono essere un piccolo grande passo per l’umanità. Nati in Olanda, sono dei luoghi e dei momenti di incontro, un’iniziativa di cittadini per i cittadini che, senza alcun fine di lucro, decidono di mettersi alla prova per riparare oggetti che altrimenti sarebbero destinati alla discarica e a inquinare ulteriormente l’ambiente. Gli incontri si tengono una volta al mese, in alcuni casi anche due, o settimanalmente: si sta insieme, si prova a riparare qualcosa, e nel frattempo si beve un caffè, un tè, un bicchiere di vino. Ci si conosce, si fa comunità.

I Repair Café nascono in Olanda nel 2009, su iniziativa della giornalista Martine Postma: stanca di sentirsi dire che non valeva più la pena di riparare questo o quell’oggetto nei posti di assistenza dove si recava, e che era meglio comprarlo nuovo, decide di rompere il circolo vizioso della nostra economia usa e getta, dove tutto si mette da parte e tutto si ricompra. Chiede ai suoi amici se ci sia qualcuno in grado di riparare quegli oggetti. E così dà vita a una vera e propria alternativa al sistema usa e getta, dove si può anche imparare a riparare le cose. E si rispetta l’ambiente.

I Repair Café in Italia oggi sono 13. Il primo nato a Roma è Aggiustotutto, in zona Conca d’Oro, ora si trova presso il Centro Sociale Astra, in Via Monte Meta 15: il ritrovo è ogni giovedì dalle 18 alle 21. E sabato 16 marzo inizierà l’esperienza del Repair Cafè di Roma San Paolo, presso la Città dell’Utopia, in Via Valeriano 3F, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

 

repair caféRIPARARE È MEGLIO. Il promotore dell’iniziativa del Repair Café Roma San Paolo è Alessandro Cagnolati. «Da bambino ero curioso di capire come funzionavano oggetti che c’erano in casa, sveglie, frullatori, e mi divertivo a smontarli», racconta. «I Repair Café li ho conosciuti attraverso un articolo del giornale dalla Coop Tirreno, e qualche anno dopo sono stato a Bruxelles e ho avuto l’opportunità di frequentarli». «È un sistema che cambia completamente l’approccio verso le persone: non hai a che fare con amici o clienti, ma sconosciuti a cui dedichi il tuo tempo con piacere, e questo cambia i rapporti che abbiamo nella società attuale, dove siamo individualisti, ognuno attaccato allo smartphone».

Ma un’esperienza di questo tipo cambia anche il nostro rapporto con le cose, la nostra idea di economia. «È un’iniziativa che cambia in maniera positiva la nostra società, che è arrivata a consumare in maniera sfrenata, inconscia, incosciente», spiega Cagnolati. «La gente getta oggetti, che funzionano, solo perché è uscito il modello nuovo». E poi c’è l’obsolescenza programmata, il fatto che costruttore decida lui quanto l’oggetto deve durare. «È un’assurdità, un crimine contro l’umanità e la natura», commenta Cagnolati. «Nei Repair Café abbiamo anche a che fare con degli apparecchi a cui anche gli ingegneri elettronici non riescono a trovare il guasto, perché è nei microchip dove c’è scritto che dopo due anni e mezzo quel prodotto deve fermarsi».

 

CREARE UN TESSUTO SOCIALE. I Repair Café nascono con l’intento di creare un tessuto sociale, un legame tra vicini, tra persone dello stesso quartiere. «Sono un posto dove vai e ti siedi con gli amici», spiega Cagnolati. «Nel luogo dove vai per le riparazioni, incontri altre persone, che vengono e chiacchierano tra di loro, così nascono amicizie e conoscenze. Ognuno racconta qualcosa dell’oggetto che ha portato, il problema che ha, ed è anche un modo per venire a conoscenza degli oggetti buoni e meno buoni».

 

repair caféANCHE QUESTO È VOLONTARIATO. Quello dei riparatori è a tutti gli effetti un tipo di volontariato, diverso dal modo in cui siamo abituati a considerarlo: né completamente strutturato ma neanche occasionale, molto concreto e comunque legato a dei valori. «In un Repair Café, dove stavamo riparando un tostapane, ci hanno chiesto perché fossimo tutti sorridenti. E io ho risposto: «perché siamo tutti volontari, siamo qui perché abbiamo voglia di starci, e quindi siamo contenti”» racconta Alessandro Cagnolati. «La cosa che amo dei Repair Café è l’ambiente positivo, le persone sono qui perché amano fare quello che stanno facendo. Non solo non guadagnano, ma spendono soldi. Io stesso ho speso perché ci credo, perché sono convinto che gli oggetti che non ripariamo noi sono destinati alla discarica. Lo faccio perché mi piace, faccio qualcosa di positivo per me e per l’ambiente».

In fondo, «è un volontariato ambientale, che oggi sta avendo molto spazio, se guardi le associazioni dei retakers o le varie realtà che si occupano di pulire le spiagge», commenta Francesco Pelaia, responsabile di Aggiustotutto. «In questo senso il nostro volontariato serve a ridurre l’impatto ambientale, tutto quello che si ripara non viene buttato, ma riceve nuova vita e ispirazione. Il nostro motto è “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si ripara”, e vuol dire che tutto quello che abbiamo possiamo utilizzarlo fino all’estremo senza rovinare l’ambiente».

 

repair caféAGGIUSTOTUTTO, IL PRIMO A ROMA. Aggiustotutto è il primo Repair Café nato a Roma. L’appuntamento è ogni giovedì, dalle 18 alle 21, al Centro Sociale Astra, in via Monte Meta 15. «Eravamo un gruppo di amici tutti sensibili al discorso climatico/ambientale e abbiamo avuto attività personali legate a questo discorso», racconta Francesco Pelaia. «Abbiamo conosciuto la struttura del Repair Café International, ci siamo messi in contatto con loro, abbiamo studiato le loro regole di comportamento, e abbiamo fondato la nostra associazione tre anni fa. Abbiamo iniziato presso un locale messo a disposizione da uno dei soci. E abbiamo aperto accogliendo persone che avevano oggetti guasti o bisogno di una consulenza». Come nell’accezione originale, anche Aggiustotutto è diventato un luogo dove incontrarsi e scambiare esperienze, prendere un tè, un caffè o uno snack. «Abbiamo recuperato e riparato un piccolo frigorifero, una macchina per il caffè, un fornellino elettrico, stoviglie per il servizio…».

Per il primo Repair Café di Roma si può anche stilare un primo bilancio, vedere cosa è andato bene e cosa meno. «Nel corso del primo anno abbiamo avuto entusiasmo e trenta-quaranta soci», racconta Francesco Pelaia. «Facevamo una serata al mese con corsi monotematici sulle riparazioni. Nel secondo anno c’è stata una flessione, le persone si aspettavano molto servizio e poco altro, e alcuni consideravano il Repair Café come luogo di tendenza per l’aperitivo. Quest’anno ci siamo spostati al Centro Sociale Astra, e in questo contesto stiamo riuscendo ad avere un contatto con il territorio. Lavoriamo con ragazzi di Officine Digitali, il che ci ha permesso di allargare il target, che era solamente meccanico e idraulico e adesso ha a che fare anche con l’elettronica».

Ma è difficile trovare persone in grado di riparare? «Tutti hanno bisogno e quasi nessuno ha voglia», risponde Pelaia. «Spesso ci capita di essere scambiati per un servizio professionale da alcuni soci ci sono state richieste del tipo “ancora non è fatto?” Ma noi lo facciamo insieme a te, e per insegnarti a fare le cose».

 

repair caféIL 16 MARZO APPUNTAMENTO A SAN PAOLO. Il Repair Café di Roma San Paolo inizierà il 16 marzo alla Città dell’Utopia, in Via Valeriano 3F, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. «Abbiamo già un certo numero di riparatori, ma vorrei che chi è interessato come volontario per venire a riparare venisse a trovarci», spiega Alessandro Cagnolati. «L’idea è moltiplicare questi appuntamenti in tutti gli altri quartieri di Roma. Quello di San Paolo potrebbe diventare appuntamento fisso mensile. A Bruxelles, dove ci sono 33 Repair Café, se hai un apparecchio da aggiustare e sei in quartiere dove l’appuntamento c’è appena stato, puoi recarti a quello di un altro quartiere».

L’idea è quella di diffondere il più possibile la cultura dei Repair Café in Italia: oggi nel nostro paese sono 13, in Belgio sono quasi 300. Si può fare di più, perché è dentro di noi.

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