RESPINGIMENTI SCOLASTICI. LA SCUOLA È UN DIRITTO. DI TUTTI

Discol è il servizio di Rete Scuolemigranti che supporta le famiglie migranti per l’iscrizione dei minori nelle scuole della Capitale. Anna Nota: «Occorre un protocollo di intesa che faciliti queste procedure in tutti i Municipi»

di Ermanno Giuca

L’obbligo scolastico dai 6 ai 16 anni è un diritto/dovere di tutti i minori, inclusi quelli stranieri. Lo prevede l’art. 34 della nostra Costituzione e l’art. 28 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Secondo l’ultimo Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, il numero di studenti provenienti da contesti migratori, nell’anno scolastico 2020/2021 si attesta sugli 80.051 iscritti, registrando un calo di circa 900 unità rispetto all’anno precedente.

A questo numero va aggiunta una grossa fetta di bambini e ragazzi “invisibili” al sistema scolastico italiano: perché respinti al momento dell’iscrizione a scuola; perché rimbalzati dalle segreterie da una scuola all’altra; perché i propri genitori non sono stati adeguatamente informati degli obblighi di legge.

A fronte di questo grave vuoto formativo, la Rete Scuolemigranti ha attivato da un anno il servizio Discol (nome che deriva dal termine diniego scolastico), raccogliendo segnalazioni da parte di associazioni, genitori stranieri e singoli cittadini in contatto con famiglie migranti, che chiedono supporto per l’iscrizione dei minori stranieri nelle scuole della Capitale.

Gli ostacoli istituzionali

I dati dell’ultimo Report Discol, diffuso ad aprile 2022, evidenziano 84 richieste di aiuto andate quasi tutte a buon fine grazie all’interlocuzione con l’Ufficio Scolastico regionale ambito Roma. «Spesso veniamo a conoscenza di ragazzi che sono mesi o persino anni che non vanno a scuola», dice Anna Nota, ex dirigente scolastica e coordinatrice del servizio, «ragazzi che stanno in Italia da due anni e che non hanno mai provato ad andare a scuola. Le famiglie provenienti da flussi migratori non sono in grado di affrontare la burocrazia italiana e vanno anzitutto messe al corrente dell’obbligo formativo previsto dal nostro ordinamento».

C’è anzitutto un grande ostacolo istituzionale. In molti casi le segreterie scolastiche rifiutano l’iscrizione per un problema di posti: questo accade perché la programmazione (e relativa distribuzione degli alunni) avviene nel mese di Febbraio quando le famiglie inoltrano la richiesta di iscrizione per via telematica. Il rispetto di queste tempistiche non può avvenire per quei minori stranieri che, ad esempio, raggiungono il nostro Paese per via di un ricongiungimento. Sempre attingendo dal rapporto, Discol segnala come nel corso nel 2021 in zona Torrevecchia la scuola ha rifiutato più di 20 alunni (numero che sarebbe sufficiente alla formazione di una nuova classe) mentre nel Municipio Roma 3 un Istituto ha fatto presente di avere in lista d’attesa 63 domande di iscrizione. Occorre una pianificazione che tenga conto di possibili arrivi in corso d’anno e di chi non ha presentato la domanda nei termini previsti (come i tanti bambini ucraini che continuano ad arrivare). «Seppur l’USR ambito Roma sia intervenuto su diverse nostre segnalazioni trovando posto all’alunno», continua Nota, «sul lungo termine è opportuno prevedere un protocollo di intesa che faciliti queste procedure, in modo omogeneo a tutti i Municipi. Poi altra legislazione, sconosciuta se non disattesa dalle scuole, sono le Linee guida per l’accoglienza e integrazione degli alunni stranieri, che dal 2014 prevedono l’attivazione di corsi di italiano L2 insieme alla facilitazione di quella “intercultura” (così viene indicata nel documento) che spesso rimane sulla carta».

discol
Sottolinea Anna Nota: «Occorre una collaborazione da parte delle Prefetture che sin dall’arrivo delle famiglie migranti in Italia, le mettano al corrente delle disposizioni di legge sulla scuola e delle opportunità di sostegno».

Le famiglie sono disinformate

Alla scarsa competenza delle segreterie scolastiche si aggiunge la disinformazione delle famiglie. Discol si muove in buona parte su segnalazione delle associazioni che operano con i migranti, indicando, ad esempio, alle mamme, la scuola più vicina per l’inserimento dei propri figli. Questo però non basta, occorre una collaborazione da parte delle Prefetture che sin dall’arrivo di questi nuclei in Italia, li mettano al corrente di queste disposizioni di legge (ma anche di queste opportunità di sostegno). Inserimento che deve avvenire nella classe corrispondente all’età. Sottolinea Nota: «alcuni richiedono di iscrivere i figli in una classe inferiore alla loro età pensando che ciò possa aiutarli a superare le difficoltà di apprendimento, soprattutto per via della lingua. È un grave errore perché oltre al disagio dell’alunno che si trova a studiare con compagni più piccoli, ciò provoca un ritardo nel normale percorso di studio che può aumentare il rischio di un abbandono scolastico precoce».

Se l’elemento critico resta l’accesso all’obbligo formativo nella fascia 6-14 anni, da non trascurare è anche l’inserimento in quarta e quinta superiore superati i 16 anni: sia perché le scuole richiedono una documentazione più specifica, sia in quanto chi non ha frequentato il triennio in Italia e non conosce l’italiano avrà molta difficoltà a colmare il gap linguistico. A queste ragazze e ragazzi è opportuno affiancare un servizio di orientamento che individui le capacità e propensioni personali, indicando il percorso di studi più adatto per il loro futuro.

Per accedere al servizio Discol basta inviare una mail a info@scuolemigranti.org indicando nome, cognome, cellulare del genitore straniero che ha bisogno di supporto. Oppure chiamando il 327.2804675 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13. Il servizio si attiva sia quando la scuola fornisce la motivazione sia quando rifiuta di incontrare il genitore e non risponde alle mail. Uno dei volontari del servizio affiancherà il genitore accompagnandolo in tutta la pratica.

 

 

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