VIG. È ORA DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO DI GENERE. PAROLA DI INCLUSIONE DONNA
La VIG, Valutazione di impatto di genere, è un metodo di analisi e valutazione di politiche, programmi e iniziative pubbliche che sarà essenziale per promuovere l’uguaglianza di genere. Il progetto portato avanti dal network nazionale Inclusione Donna
22 Luglio 2024
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Inclusione Donna, network sinergico e inclusivo di associazioni femminili, ha organizzato il convegno VIG -Valutazione Impatto di Genere. Uno strumento strategico per il gender mainstreaming nella Sala della Protomoteca in Campidoglio. Durante l’incontro si è parlato della “rivoluzione” a cui sta lavorando il network: la valutazione di impatto di genere ex-ante obbligatoria per la Pubblica Amministrazione su tutti i programmi di investimento e gli interventi legislativi nazionali, regionali e comunali per garantire un’allocazione più efficiente delle risorse.
Inclusione donna: un network di associazioni e ambassador
La mattinata è stata aperta dai saluti istituzionali di Monica Lucarelli, assessora alle Politiche della sicurezza, Attività produttive e alle Pari opportunità di Roma Capitale, e di Virginia Raggi, consigliera di Roma Capitale. Al dibattito, moderato dal giornalista Rai Valerio Iafrate, hanno partecipato Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità; Giulio Lo Iacono, segretario generale Asvis – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile; Aline Pennisi, Unità missione NG-EU/RGS del Ministero dell’Economia e delle Finanze; Sila Mochi, co-fondatrice di Inclusione donna, un network di 75 associazioni e 50 ambassador.
VIG: una metodologia innovativa
La Valutazione di impatto di genere (VIG) è una metodologia innovativa pensata per analizzare e valutare la qualità di politiche, programmi e iniziative pubbliche garantendo un’allocazione più efficiente delle risorse e sarà essenziale per promuovere l’uguaglianza di genere e garantire che ogni decisione tenga conto delle differenti esigenze di tutti, per creare una società socialmente più giusta e sostenibile. A quest’importante progetto sta lavorando Inclusione donna, che vede coinvolte oltre 58mila donne italiane, impegnate e attive, che lavorano ogni giorno per incrementare l’occupazione e la rappresentanza femminile nel nostro Paese.
Asvis: l’Obiettivo 5 è molto lontano
«L’Asvis da anni evidenzia che, per capire se le politiche possono effettivamente ridurre le disuguaglianze di genere esistenti, è necessario avere dati dettagliati che consentano una valutazione preventiva e successiva delle politiche stesse: un obiettivo fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Goal 5 dell’Agenda 2030», ha detto Giulio Lo Iacono, che ha portato alcuni dati: «Ogni 100 donne occupate senza figli ce ne sono 72,4 occupate con figli in Italia (dati 2022). Sul totale del lavoro part-time involontario, il 16,5% è femminile, il 5,6% è maschile. L’occupazione femminile in Italia è al 55%, contro una media del 69,3% in Ue. L’Italia si colloca al 79esimo posto nella graduatoria di 146 Paesi nel Global Gender Gap Report 2023, il nostro Paese ha perso 16 posizioni in questa classifica rispetto al 2022». Quindi, il segretario generale Asvis ha affermato che, al ritmo di progresso attuale, l’Ue raggiungerà la parità di genere in 67 anni mentre per l’Italia i tempi saranno ancora più lunghi. «I progressi verso il conseguimento dell’Obiettivo 5 sono incompatibili con gli obiettivi da raggiungere entro il 2030», ha continuato Lo Iacono, «e insufficienti per consentire un allineamento con la media UE».
Cambiare la definizione di impresa femminile
L’evento presentato in Campidoglio ha un duplice obiettivo. «Il primo è quello di chiedere alle istituzioni di valutare seriamente la possibilità di cambiare le regole di redazione del bilancio preventivo dello Stato centrale e locale e della pubblica amministrazione affinché possa essere concretamente fatta la valutazione di impatto di genere ex ante, su tutti i programmi di investimento», ha detto Sila Mochi. «Questo consentirebbe al nostro Paese di lavorare in un contesto dove la parità di genere non sia più un problema da risolvere, ma uno stato di fatto e di diritto. Il secondo obiettivo è quello di avviare un percorso di cambiamento culturale all’interno della politica affinché anche tutte le misure legislative dello Stato centrale e locale tengano conto della valutazione di impatto di genere ex-ante, ancora prima di iniziare a redigere un disegno di legge. Inclusione donna ha deciso di usare i prossimi 18 mesi per cambiare la definizione di impresa femminile», ha affermato Mochi. «Stiamo lavorando con il Governo, con alcuni membri del Parlamento, con le principali istituzioni del Paese, con i policy makers con l’obiettivo di un’implementazione di azioni concrete finalizzate a rendere obbligatoria la VIG ex ante (e ex post) da parte dello Stato su piani e programmi di investimento e misure legislative».