A RIETI ASL E ASSOCIAZIONI SU BUDGET DI SALUTE E WELFARE DI COMUNITÀ

Un nuovo modello di welfare che veda l’implementazione di progetti personalizzati sostenuti dal Budget di Salute. Questo il tema al centro di un incontro formativo organizzato dalla ASL di Rieti con la Casa del Volontariato del CSV Lazio

Prendere spunto da azioni delle amministrazioni pubbliche per riflettere sulle traiettorie dei percorsi collaborativi con gli enti di Terzo settore e con le persone interessate è esercizio utile a modulare le azioni che si possono intraprendere da parte delle associazioni ed anche dei Centri di Servizio per il Volontariato. Iniziamo con un esempio virtuoso che potrebbe favorire nuovi rapporti tra ASL, pazienti e familiari ed Enti di Terzo settore. La ASL Rieti ha organizzato, il 13 dicembre scorso, un interessante percorso di formazione su Budget di salute e welfare di comunità. Il percorso, destinato al personale della ASL Rieti ed aperto al personale dei Comuni, è stato attivato in collaborazione con la Casa del Volontariato del CSV Lazio. Questa collaborazione ha favorito la partecipazione anche delle associazioni del territorio, interessate al tema. L’intenzione dichiarata della ASL è di approfondire le conoscenze e le competenze del personale nella prospettiva di un nuovo modello di welfare, con l’implementazione di progetti personalizzati sostenuti dal cosiddetto Budget di Salute.

L’applicazione del modello

Il centro dell’incontro è stata la necessità di attivare un cambiamento organizzativo-gestionale e di individuare i presupposti per l’applicazione del modello. Per far questo si è partiti dalla attuale normativa nazionale e regionale che ha introdotto l’applicazione del Budget di Salute a sostegno dei progetti individuali. Il riferimento più significativo è stato la nuova lettura da dare ai percorsi di integrazione sociosanitaria previsti da tempo tra i compiti sia delle aziende sanitarie che degli enti locali. Nel tempo oscillazioni ed incertezze applicative si sono manifestate, anche per le evidenti asimmetrie tra i protagonisti e l’insufficiente coinvolgimento dei pazienti, dei familiari e delle comunità territoriali nella reale realizzazione di interventi integrati.  Le recenti normative di sostegno al Budget di Salute hanno sostenuto e amplificato le possibilità di implementazione delle pratiche territoriali attraverso l’attivazione delle Unità di Valutazione Multi Disciplinari e l’applicazione delle procedure per la costruzione del progetto terapeutico riabilitativo individualizzato.

Il coinvolgimento degli ETS

Nell’incontro è stato anche presentato un programma nazionale, a cui ha partecipato l’ASL di Rieti, per realizzare una sperimentazione del Budget di Salute quale strumento per la realizzazione di progetti terapeutici riabilitativi individualizzati con particolare riferimento alle malattie mentali e alle dipendenze. In ultimo sono state rappresentate le possibili connessioni tra le esigenze della nuova integrazione socio sanitaria, attraverso lo sviluppo delle pratiche di Budget di Salute e le forme di coinvolgimento attivo degli enti di Terzo settore nell’esercizio delle funzioni di programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi e dei servizi nei settori di attività di cui all’articolo 5. Sono emerse le nuove possibilità di implementazione di processi collaborativi che possono rafforzare la tendenza delle aziende sanitarie ad utilizzare il Budget di Salute come strumento per coinvolgere tutti i soggetti interessati a cominciare da pazienti, familiari ed ETS del territorio per moltiplicare e sviluppare progetti terapeutici riabilitativi individualizzati.

È possibile connettere le forme di collaborazione con le pratiche di Budget di Salute?

Il 4 dicembre presso la Facoltà di Scienze Politiche Economiche e Sociali dell’Università degli Studi di Milano è stato presentato il Sesto Rapporto di Secondo welfare Agire insieme: Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare. Nel capitolo 2 si legge: «Il coinvolgimento di soggetti extraistituzionali nelle politiche e nella produzione di servizi di welfare ha avuto uno sviluppo incrementale. Nel tempo si sono diffuse e sperimentate varie forme di ibridazione attraverso l’impiego di diversi modelli organizzativi, gestionali e finanziari. Negli anni più̀ recenti il repertorio degli strumenti di policy design si è arricchito ulteriormente con la comparsa del modello collaborativo, per cui la sussidiarietà̀ non si realizza semplicemente nell’esternare l’erogazione dei servizi, ma si fonda sulla capacità di sviluppare processi decisionali inclusivi relativi alla costruzione di un sistema di welfare condiviso, a partire dalla fase di progettazione fino alla realizzazione dei servizi.  Da questo paradigma derivano diverse pratiche collaborative tra cui la coprogettazione e la coprogrammazione». La coprogettazione può essere considerata un dispositivo amministrativo, le Linee guida ministeriali (DM 72/2021) individuano un percorso di implementazione articolato in cinque fasi di lavoro una successiva all’altra. La coprogettazione può essere considerata come metodo organizzativo centrato su collaborazione e interazione tra soggetti partner di natura diversa. In questa accezione si individuano tre diversi livelli di coprogettazione, che aiutano a identificare il percorso e a chiarire quale tipo di partecipazione è richiesta ai soggetti coinvolti:
Istituzionale: la fase strategica rispetto alla costituzione e/o al mantenimento di una relazione di paritarietà tra i diversi soggetti coinvolti;
Progettuale: la fase centrale e generativa in cui si definiscono concrete proposte operative di intervento;
Gestionale: la realizzazione del progetto in un’ottica collaborativa, detta anche co gestione.
La co progettazione come metodo enfatizza il ruolo del Terzo settore e delle risorse territoriali: aggiunge competenze professionali, sistemi di relazioni, opportunità culturali e sportive, inserimento in contesti formativi ed anche lavorativi… La collaborazione come nuovo metodo organizzativo persegue la realizzazione congiunta del progetto personalizzato, non una distribuzione dei compiti ai vari soggetti della rete per rispondere alla penuria di risorse.
Sinterizziamo le caratteristiche della co progettazione: definizione ed eventualmente realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento finalizzati a soddisfare bisogni definiti.
Evidenziamo le caratteristiche della co programmazione: bisogni da soddisfare, interventi a tal fine necessari, modalità di realizzazione degli stessi e delle risorse disponibili.
Con un possibile schema possiamo applicare queste caratteristiche, congiuntamente, alla realizzazione di percorsi di budget di salute:
Il primo passaggio è la migliore definizione dei bisogni da soddisfare e questo non è dato a priori, ma frutto del processo collaborativo.
Il secondo passaggio è la individuazione degli interventi da realizzare attraverso specifici progetti di servizio e di intervento e dei soggetti coinvolti nella realizzazione
Il terzo passaggio è la definizione delle modalità di realizzazione delle azioni previste
Il quarto passaggio e la individuazione delle risorse disponibili.

Diversificare i modelli organizzativi vuol dire cambiarli per cambiare le forme di erogazione dei servizi e la concezione stessa di servizio. Tutte le migliori esperienze di integrazione socio sanitaria ed attivazione di Budget di Salute allargano il perimetro dei soggetti coinvolti a molti servizi nell’ambito della collaborazione multidisciplinare tra professionisti. Queste pratiche hanno puntato ad includere pazienti e familiari. Adesso è matura la consapevolezza della necessità del coinvolgimento tra gli attori del territorio a cominciare dagli enti di terzo settore utilizzando le forme di amministrazione condivisa previste dal Codice del Terzo settore. Sono attivabili in questo contesto anche attori che non sono stati tradizionalmente coinvolti a cominciare dagli Enti di terzo Settore quali soggetti territoriali.

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