
ROMA, NELL’OTTAVO MUNICIPIO UN PIANO SOCIALE CONTINUAMENTE AGGIORNATO
La prima sessione del Tavolo Permanente su Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in ottavo Municipio è stata l’occasione per fare il punto con gli enti del territorio sul piano sociale municipale. Messori, Replay Network: «Con il tavolo permanente un dialogo aperto e orizzontale»
10 Giugno 2025
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Si è svolta la prima sessione del Tavolo Permanente “Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza”, promosso dall’ottavo Municipio di Roma. L’iniziativa, realizzata presso la biblioteca Joyce Lussu in collaborazione con il progetto RETI – Ricerca Educativa Territorio e Innovazione, è stata un’occasione di confronto pubblico sui bisogni educativi e sociali del territorio.
Nell’ottavo Municipio un piano continuamente rinnovato
Il piano sociale è stato stilato a livello municipale con diversi incontri tra i servizi sociali dell’ottavo Municipio e gli enti del Terzo settore attivi sul territorio, indipendentemente dalla realizzazione dei servizi per il municipio stesso. «La scelta di istituire un Tavolo Permanente indica che l’amministrazione non ritiene che questo confronto debba esserci soltanto in fase di co programmazione, ma come elemento costante di un dialogo aperto e orizzontale», dice Andrea Messori, presidente dell’associazione Replay network. «Questo permette che il piano non “invecchi” con il passare del tempo perché è continuamente rinnovato e reso aderente alla realtà. Per le organizzazioni diventa, inoltre, una maggior garanzia che quanto inserito venga poi attuato, oltre che ad essere uno spazio in cui riportare situazioni di criticità a cui è difficile rispondere, se non come sistema. Inoltre, si portano a conoscenza dell’amministrazione possibili innovazioni portate avanti con iniziative proprie o svolte con programmi o progetti che esulano dall’operato dei servizi sociali. A Roma si ha finalmente un piano sociale comunale, al quale hanno contribuito sia i piani sociali municipali sia le riflessioni sulla situazione della città raccolte in momenti di condivisione e confronto cittadino. Questo stesso processo si mantiene all’interno dei municipi, spesso grandi come città, e che quindi presentano bisogni e possibili risposte che devono trovare una dimensione di prossimità verso il target group a cui si riferiscono», continua Messori.
L’importanza della prossimità
La chiave del successo di molte misure educative e sociali «sta nella dimensione di prossimità. Ecco perché ogni quartiere e, spesso, ogni zona nei rispettivi quartieri, può presentare peculiarità di cui va tenuto debito conto. L’azione educativa non può non tenere conto dell’azione sociale e viceversa. L’educazione cerca di arrivare a tutti perché sa che in quel “tutti” sta trattando anche chi è in difficoltà, facendo di fatto prevenzione e, come dice l’acronimo di RETI (Ricerca Educativa Territorio e Innovazione), puntando alla ricchezza educativa», prosegue Messori. L’azione sociale «spesso viene anticipata se la dimensione educativa è forte e diffusa, evitando che essa debba essere riparatoria quando può essere contenitiva e correttiva potendo, quindi, concentrarsi non tanto sull’individuo quanto sulle cause di contesto che lo/la portano ad essere in una situazione di difficoltà. La mappatura dei bisogni è uno strumento di attenzione, che vede e rivede le proprie informazioni, le soluzioni trovate, i servizi esistenti, restando in costante ascolto e, quindi, proponendosi come decostruzione della dimensione routinaria, che rischia di condizionare spesso i servizi socio-educativi. Questi ultimi spesso rischiano di propendere verso quella che Basaglia chiamava “istituzionalizzazione” (anche se, nel suo caso, si parlava di sanità), ovvero una standardizzazione e depersonalizzazione dell’azione socio-educativa, che per la nostra rete sarebbe una contraddizione in termini».

Aggiornamento continuo dei bisogni della cittadinanza (e delle risorse)
Il piano sociale, che è triennale, «è uno strumento di programmazione, e per fare una programmazione sociale ovviamente c’è bisogno di capire quali sono i bisogni della cittadinanza, che vanno aggiornati continuamente, insieme alle risorse. Per noi è fondamentale, tanto che abbiamo istituito i Tavoli Permanenti, per fare in modo che l’interlocuzione con il territorio ci sia sempre, e non legata a momenti canonici e di programmazione», dice il Municipio VIII. «L’obiettivo del Tavolo Permanente è quello di mantenere viva l’azione del territorio per la rilevazione dei bisogni condivisa e, quindi, poi, la costruzione delle risorse per disporre gli interventi. Si è svolta la prima sessione, vogliamo riproporre nuove sessioni in vista di un inizio attivo dei tavoli di consultazione della programmazione sociale. L’attuale piano è 2024-2026, il prossimo sarà 2027-2029. Con i Tavoli Permanenti vogliamo che il confronto con il territorio ci sia sempre».
Aluigi: «Ci vuole tempo, costanza, molto lavoro anche per coinvolgere sempre più soggetti»
Questo Tavolo Permanente «è la prosecuzione del lavoro che abbiamo impostato con il piano sociale municipale, approvato ormai un anno fa e costruito sulla base del lavoro di quattro tavoli, divisi per i macrotemi che riguardano le politiche sociali: minori e famiglie, anziani, disabili, esclusioni sociali», spiega Alessandra Aluigi, assessora alle Politiche sociali Municipio Roma VIII. «Durante i mesi di costruzione, di scrittura del piano ci siamo resi conto che questo è un lavoro che non si può iniziare e finire nell’arco di 6-12 mesi, poi aprirlo tre anni dopo per ricominciare. È necessario costruire un sistema che funzioni nel tempo, con l’idea che i bisogni cambiano, la società va molto più veloce rispetto a come andava un po’ di anni fa. E soprattutto, se il piano sociale è lo strumento chiave di programmazione e di realizzazione delle politiche sociali del territorio, è dentro quel contesto che si costruisce la progettazione e la programmazione territoriale». Da qui la decisione di costruire dei Tavoli Permanenti, come luoghi di confronto, monitoraggio, programmazione, riprogrammazione. «Noi abbiamo messo dentro servizi, interventi che sono validi oggi: ci vuole tempo, costanza, molto lavoro anche per coinvolgere sempre più soggetti possibili». La prima sessione del Tavolo Permanente “Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza” è stato il primo momento di un lavoro in gruppi con l’utilizzo della swat analysis, sulla base di un percorso propedeutico anche con la collaborazione con RETI. Durante l’incontro, i temi dei tavoli di lavoro a cui hanno partecipato i rappresentanti delle agenzie educative territoriali sono stati: educazione e formazione; salute e benessere; partecipazione e ascolto; protezione e sicurezza; gioco, cultura e tempo libero; ambiente, mobilità e spazi di vita; lavoro e futuro.
La mappatura dei bisogni educativi
Nella mappatura dei bisogni educativi dei quartieri, tra i punti di forza emersi nei tavoli di lavoro, spiccano il senso di appartenenza dei cittadini del municipio e il dialogo tra le associazioni; tra i punti di debolezza, la formazione nelle scuole (poco attente e poco spazio per l’ascolto), una progettualità frammentata, la mancanza di spazi di aggregazione pubblici.
«L’idea è che si vada avanti e che questo lavoro provi ad allargarsi sempre di più, con un approccio trasversale anche tra le diverse deleghe della Giunta», prosegue Aluigi. «Con la speranza che riusciamo a coinvolgere anche le scuole e che riusciamo a intercettare anche i diversi interessati: le famiglie e gli adolescenti che si possono, in qualche modo, autorappresentare». Il lavoro di rete tra istituzioni e Terzo settore «è imprescindibile. Il Terzo settore lo intendo in senso più largo possibile. L’ottavo Municipio è un territorio fertile. Negli ultimi 25 anni le istituzioni sono riuscite a costruire e mantenere delle relazioni proficue di contaminazione reciproca con il Terzo settore e con tutte quelle realtà, formali e informali, che esistono e lavorano sul territorio».
Immagine di copertina Di Blackcat – Opera propria, CC BY-SA 3.0
