ROMA PUNTA ALL’INTEGRAZIONE CON IL TAVOLO METROPOLITANO DELLA CONVIVENZA

Presentato un nuovo strumento di governance della Città metropolitana di Roma Capitale per favorire un cambiamento verso una società aperta al pluralismo culturale. Nove i macro-temi di rilievo

«A Roma vivono circa 600mila cittadini stranieri: il Tavolo metropolitano della Convivenza vuole porre le basi, gli elementi strutturali da costruire in maniera molto attenta per una vera integrazione, con processi di co-progettazione. Abbiamo incontrato comunità e associazioni per costruire i Tavoli della Convivenza e abbiamo identificato dei gruppi di lavoro su ogni diritto che viene leso e non rispettato», ha detto Tiziana Biolghini, Consigliera delegata alle Politiche sociali, alla Cultura e Pari opportunità della Città metropolitana di Roma Capitale, durante la presentazione del progetto a Palazzo Valentini. «Negli scorsi mesi abbiamo incontrato comunità e associazioni per costruire i presupposti del Tavolo metropolitano della Convivenza. Dobbiamo portare avanti dei processi di conoscenza, solo attraverso la vera conoscenza si abbattono pregiudizio e razzismo».

Nove tavoli di lavoro

Con l’obiettivo di una Città della Convivenza, che dia spazio a ciascuno nella sua diversità e unicità, il Tavolo metropolitano della Convivenza punta ad agevolare l’interazione sociale, garantire un’adeguata rappresentanza agli stranieri, facilitare l’incontro tra i gruppi sociali, incoraggiare il dialogo interreligioso, promuovere il valore della diversità culturale, favorire la promozione di studi e ricerche volti a monitorare l’evoluzione nel tempo dei principali parametri demografici. Suggerimenti, idee e proposte hanno aiutato a definirei dei macro-temi di particolare rilievo: sanità; istruzione e cultura; pubblica amministrazione; lavoro e diritto all’abitare; sport; comunicazione; quesitone donne, minori e comunità LGBTIAQ+; partecipazione civica e politica.

Fenomeno (non problema) migratorio

Tavolo metropolitano della Convivenza
Un’immagine tratta da una manifestazione antirazzista a Roma

«Questo progetto riesce a mettere insieme culture diverse. Siamo il frutto di interazioni di popoli che si sono incontrati», ha affermato Pietro Bartolo, europarlamentare, vice presidente Commissione LIBE. «Ho fatto per tanti anni il medico a Lampedusa. Ho visto tanti morti, tra questi purtroppo anche tanti bambini. Ci troviamo di fronte al fenomeno migratorio, non al problema migratorio: le frontiere vanno controllate, non difese. Il linguaggio tossico ha creato un clima di odio, di rancore nei confronti della narrazione legata all’emigrazione. Da europarlamentare mi sento una grande responsabilità, ma ho capito che si può muovere qualcosa solo con la politica. Bisogna cambiare totalmente paradigma. Non mi piace la parola integrazione, ma interazione», ha continuato Bartolo. «Le persone che ho conosciuto a Lampedusa mi hanno raccontato storie che non si possono neanche raccontare: di violenze, torture, abusi. Il fenomeno migratorio va governato con intelligenza, con amore. Abbiamo il dovere e la responsabilità di accogliere queste persone».

Roma come esempio di convivenza e pluralità

«Quello di oggi è l’avvio di un processo: la costruzione di un tavolo per rendere concreta la parola convivenza. Prendiamolo sul serio e diamo, ognuno di noi, una mano», ha detto Livia Turco, presidente Fondazione Nilde Iotti. «Lanciare il messaggio della costruzione della convivenza è un fatto di grande importanza, ci sollecita al massimo dell’impegno. Parlare di convivenza significa che le persone immigrate non sono un pezzo a sé stante della società, ma sono parte della popolazione. Dobbiamo superare l’idea dello stare gli uni accanto agli altri senza fare la fatica di conoscerci e riconoscerci nello stare assieme. In questa città – ha proseguito Turco – facciamo vivere la pluralità: impariamo dalla pratica per far sì che tutte le politiche siano segnate dalla pluralità. Se riesce a farlo una città come Roma, sarà l’accensione di una luce, un grande esempio per tutta l’Italia. Lancio l’idea di un Forum della Convivenza, dove chiamare i comuni di tutto il Paese per far vedere, ognuno, le proprie buone azioni e discutere sulla base della forza e dell’esempio». «Abbiamo il dovere, anche morale e politico, di fare un salto di qualità sui temi della convivenza. Questo progetto è una grande opportunità per migliorare la vita di questa città, che ha una responsabilità enorme. È una sfida complessa e un’opportunità di crescita comune», ha commentato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. «Questo strumento può fungere da motore, promuovere la cultura inclusiva e l’integrazione, tanti enti del Terzo settore sono impegnati. Attivare questo processo può avere grandi potenzialità».

ROMA PUNTA ALL’INTEGRAZIONE CON IL TAVOLO METROPOLITANO DELLA CONVIVENZA

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