ROMA. UN NUOVO SPAZIO PER LE CURE PALLIATIVE

Un padiglione del Santa Maria della Pietà è stato affidato all'associazione ANTEA, punto di riferimento per le cure nel fine vita

Roma. Il 26 marzo, seconda giornata della manifestazione Insieme per il comune  – Good Deeds Day , si è aperto con un appuntamento di grande rilievo: la celebrazione della consegna del Padiglione 20, del complesso del Santa Maria della Pietà, alla Fondazione Antea.

Da 35 anni, Antea è un punto di riferimento, a Roma e nel Lazio, nel campo delle cure palliative, ovvero quelle terapie che consentono, a chi non ha più speranze di guarigione, di terminare la propria vita in modo dignitoso e senza eccessive sofferenze.

L’importanza di strutture così è tutta racchiusa in un dato: 500mila, il numero delle persone che in Italia avrebbero bisogno di hospice come questi.

La risposta delle istituzioni

E questo nonostante l’Italia sia un Paese tra i più avanzati nella presa in carico delle persone che stanno affrontando l’ultima fase della vita. A ricordarlo è Giuseppe Casale, presidente della Fondazione Antea, uno dei principali protagonisti della folgorante storia della fondazione, di cui ricorda la tanta strada fatta, ma anche, da visionario qual è, quella che manca.

cure palliative
Da sinistra Angelo Tanese, Maurizio Veloccia, Giuseppe Casale, Silvana Zambrini, Alessio D’Amato

Una strada che non riguarda più solo il mondo del volontariato, ma che investe il mondo delle istituzioni chiamate a rispondere ad un bisogno raccolto e chiaramente espresso dal lavoro di volontari ed operatori, da sempre attenti al tema. È così che è stato dato avvio alla scuola di specializzazione in cure palliative, anticipando percorsi universitari che attendono di essere approntati. A questa chiamata, le istituzioni hanno iniziato a rispondere e qui, oggi, la presenza di loro rappresentanti sta a dimostrarlo.

Primo tra tutti, l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che parla di sinergia tra Regione e Fondazione grazie al cui lavoro può essere offerto un servizio che diventa modello per tutti, fuori e dentro il territorio nazionale.

Un lavoro che non cessa di mettersi alla prova e di aprirsi a nuove ulteriori frontiere. L’ultima è la collaborazione con l’Ospedale Bambin Gesù di Palidoro, con cui si stanno sperimentando le cure palliative e i percorsi di fine vita rivolti ai piccoli ospiti.

I luoghi non sono indifferenti per offrire la migliore assistenza possibile, e questo luogo, il complesso del Santa Maria della Pietà, non a caso è oggetto di continua riqualificazione da qualche anno.

Il parco della salute

Il punto di arrivo, ricorda Angelo Tanese, direttore generale della ASL Rm1, è avere un parco della salute e del benessere, da mettere a disposizione di cittadini, pazienti, associazioni e strutture sanitarie, in un percorso che dovrà essere pensato e realizzato in modo condiviso. Qui, «non si tratta di mettere in piedi un progetto meramente edilizio», sottolinea Tanese, ma di realizzare un luogo che dia ragione di quell’integrazione socio-sanitaria, che fa della salute una priorità da perseguire in tutti i suoi aspetti e fasi, dal concepimento alla morte. «Dobbiamo lavorare, ricordandoci come sia possibile star bene fino all’ultimo giorno della nostra vita», e perché questo riesca serve collaborazione tra soggetti diversi, esattamente quello che la ASL persegue dando vita ad una Casa di Comunità che sarà, soprattutto, una casa per associazioni e le loro reti.

Se, però, oggi è possibile celebrare una prospettiva così entusiasmante, molto lo si deve a Maurizio Veloccia, assessore all’urbanistica del Comune di Roma che, credendo al progetto, ha superato ed accelerato tutti i passaggi amministrativi. Certo, alla Fondazione spetterà il compito della ristrutturazione del Padiglione, ma il primo, più importante passo è fatto.

Il volontariato che fa la differenza

Ciò che il mondo del Terzo settore chiede a quello delle istituzioni è esattamente la capacità di saper semplificare e superare le strettoie burocratiche. Perché, come ricorda più volte Giuseppe Casale, le persone che aspettano a casa o in strutture inadeguate, di tempo non ne hanno.

Silvana Zambrini, presidente Antea

Una velocità di reazione e risposta che è invece caratteristica tipica dei volontari, sottolinea Paola Capoleva, presidente CSV Lazio. Lo hanno dimostrato durante la pandemia, quando si sono velocemente riorganizzati per rispondere anche alle più piccole prime necessità di chi non poteva uscire di casa. Lo hanno dimostrato nel riprendere le attività associative in questa lunga coda post pandemia. Ed ora lo stanno dimostrando, nuovamente, nell’offrire aiuti alle popolazioni sconvolte dalla guerra in Ucraina. «Tenacia e velocità» sono due caratteristiche tipiche dei volontari, e delle loro organizzazioni, che possono fare la differenza, così come l’essere capaci di empatia, un’empatia che spesso nasce dal dolore personale per trasformarsi, poi, in gesti di solidarietà e speranza.

E chi più della presidente dell’associazione Antea, Silvana Zambrini, incarna queste caratteristiche: velocità e tenacia? È lei, a dare a tutti i presenti appuntamento al giorno dopo, al Circo Massimo, dove da anni non manca di presenziare lo stand destinato ad Antea. Qui, come sempre, dimostrerà la sapiente – e solo apparentemente leggera – capacità di mescolare il tema della morte con i colori – della vita – che, puntualmente, mette in mano ai bambini.

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