ROMA, SENZA FISSA DIMORA: MENO CANCELLATE, PIÙ ACCOGLIENZA

L’ipotesi di chiudere alcune zone vicino alla Stazione Termini con cancellate e di creare una tensostruttura per i senzatetto fa discutere. Servono misure strutturali e possibilità di accoglienza

di Maurizio Ermisino

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Il “dente cariato” di Roma. La chiamano così i giornali la zona di via Giolitti che costeggia Stazione Termini, nei pressi della quale si accampano molte persone senza fissa dimora. Si avvicina l’anno del Giubileo, e intorno a Termini stanno prendendo corpo una serie di progetti che puntano ad allontanare i senzatetto da alcuni luoghi che usano come rifugio. È in questo senso che va vista l’idea di allungare la cancellata attuale di Viale Pretoriano, mentre si pensa ad altre chiusure in via Giolitti e in Piazza dei Cinquecento, nell’area dei portici verso il Museo Nazionale Romano e in Piazza Pepe, di fronte al Teatro Ambra Jovinelli. Soluzioni che probabilmente non faranno altro che far spostare altrove le persone. Anche un’altra soluzione, quella di una tensostruttura in grado di ospitare alcune delle persone senza fissa dimora, è stata accolta con qualche polemica, in quanto provvisoria e non strutturale.

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Il Polo civico Esquilino porterà il tema in un’assemblea aperta il 12 settembre a Piazza Pepe

Architettura ostile 

«L’amministrazione comunale si trova attaccata da una parte dai residenti, che sono molto attivi nel volere le cancellate e non volere la tensostruttura» ci spiega Francesco Conte di Mama Termini, associazione che riunisce professionisti di vari settori e opera quotidianamente proprio a partire da Termini per creare comunità in strada. «Dall’altra dal fenomeno di YouTube e dei video che mostrano il degrado. Come l’intervento della chiusura dei varchi del sottopasso – cementati per non far dormire le persone e fatti con i fondi del Giubileo – allo stesso modo vogliono fare le cancellate. L’architettura ostile è un dato di fatto di come il Comune vuole risolvere questo problema. Se metti delle cancellate, quel posto specifico viene ripulito: non c’è dubbio. Non c’è altrettanto dubbio che 200 metri più avanti ci sarà un posto ancora peggio di prima. Risolvi un problema e ne crei uno più grande altrove: meno spazio c’è per stare per strada, più saranno affollati i posti, più ci saranno conflitti. Se cacci le persone senza offrire soluzioni alternative, è tutto fumo negli occhi».

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Francesco Conte, Mama Termini: «Termini continuerà ad essere un magnete per chi è senza casa. Ci sono problemi di vario tipo, in quelle zone, che invece vengono visti tutti come retorica del degrado». Immagine Mama Termini

Ci si sposta solo di qualche metro più in là

«Le cancellate non sono una novità a Roma» ci spiega Massimiliano Trulli, del direttivo dell’associazione Casa dei Diritti Sociali, che da oltre tre decadi è attiva, anche nella zona della stazione, nella tutela e nella promozione dei diritti sociali delle persone in situazioni di fragilità e a rischio di esclusione. «Ciclicamente ritorna questa soluzione e ne sono state messe tantissime in questi vent’anni. Ho visto tanti luoghi dove dormivano persone senza fissa dimora o le persone socializzavano: la scalinata di Santa Maria Maggiore, il portico di piazza Indipendenza e quello del Dipartimento Politiche Sociali in viale Manzoni erano tutti luoghi dove si dormiva, o in alcuni casi – come a Santa Maria Maggiore – mi sedevo con gli amici a chiacchierare. E oggi sono chiusi». «Così forse accontenti momentaneamente i commercianti e le associazioni di inquilini, ma fai un’operazione populista» riflette Trulli. «Li accontenti nell’immediato, ma poi si rendono conto che le persone si sono spostate di qualche metro. I senza fissa dimora vicino alla stazione trovano alcune risorse – la mensa sociale, il centro d’accoglienza – mentre così sono costretti ad andare in luoghi più scoperti, più scomodi. A loro crei un disagio e non risolvi nessun problema». «Le cancellate risolvono il problema del verde pubblico? Sì, così rimane più libero, il giorno ci vanno i bambini a passeggiare. Risolvono il problema delle persone che dormono in quell’area? Ovviamente no» commenta Alessandro Radicchi, presidente di Binario 95, altra presenza storica a Termini, che, tra l’altro, porta avanti attività per l’accoglienza, l’orientamento e l’inclusione sociale delle persone senza dimora. «Per risolvere un problema di verde pubblico, spostiamo un problema sociale. Per tredici tende, forse venti persone, stiamo utilizzando questi poveri per fare una campagna mediatica». Anche il Polo civico Esquilino, aggregazione di circa 40 organizzazioni che, da anni, sono attive su questo territorio ha sottolineato, in una nota, la sua contrarietà «a soluzioni semplicistiche e securitarie che aumentano l’esclusione e non fanno altro che spostare il problema in altre aree della città, senza risolverlo». Una scelta che – insistono – è «rapida,  dettata dalla paura e non prevede un confronto e un piano di gestione condiviso con chi opera sul territorio da anni». Il Polo civico, che porterà il tema in un’assemblea aperta il 12 settembre a Piazza Pepe, ha ribadito come occorra « uno sforzo di creatività: aumentare i posti per i senza fissa dimora, animare con la cultura il territorio, generare welfare», chiedendo un Tavolo condiviso sulle politiche comunali nell’Esquilino.

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Massimiliano Trulli, Casa dei Diritti sociali: «La nostra sede di via Giolitti aiuta i senza fissa dimora a trovare un posto in accoglienza, e nove volte su dieci abbiamo la frustrazione di non trovarlo. Risparmiamo i fondi per le cancellate e usiamoli per l’accoglienza». Immagine Casa dei Diritti sociali

La tensostruttura: un posto in più per dormire, per un anno

Altre polemiche sono state create dall’idea di creare una tensostruttura come ulteriore risposta per risolvere il problema. «Sono anni che sento dal Comune l’idea di costruire delle Stazioni di Posta, dei dormitori 24 ore su 24, ma trovare immobili nella zona di Termini non è facile» ci spiega Conte. «Ora fanno un tendone, che per me va bene: quando ce n’era uno per i vaccini delle Croce Rossa funzionava. Anche perché se hai alcune centinaia di persone che stanno in stazione e non hanno accesso ai bagni pubblici, dovranno fare i bisogni per strada. Per questo abbiamo fatto presente la soluzione del bagno gratuito. Se nella tensostruttura le persone possono trovare un piccolo angolo in cui trovare un rifugio è sicuramente meglio». «Il tendone, al di là del luogo, Piazza dei Cinquecento, è una mossa mediatica» ci spiega Radicchi. «Per una persona che sta in strada è chiaro che il tendone non è un progetto di vita, ma almeno per un anno ho un posto dove dormire e dove andare in bagno».

Interventi strutturali: bagni pubblici, Stazioni di Posta, spazi aggregativi

Al di là delle operazioni mediatiche e provvisorie, però, qualcosa si sta muovendo. Il Comune di Roma sta aumentando notevolmente luoghi per l’accoglienza, lavorando sui bagni e sulle Stazioni di Posta. «Continuiamo a mettere i bagni pubblici, valorizziamoli, diffondiamo le mappe» esorta il presidente di Binario 95. «L’amministrazione ne ha messi un centinaio. Noi inaugureremo il nuovo servizio docce di Binario 95, in convenzione con Roma Capitale e alcune fondazioni, che assicura 60-70 docce al giorno. Con il PNRR l’Assessorato ha in previsione di aprire 9 progetti per Stazioni di Posta che porteranno nuovi servizi a bassa soglia. Se li avessimo fatti prima avremmo potuto averli pronti per per il Giubileo, ma lo saranno a fine 2025. Questo è un intervento strutturale». «Sono servizi che andranno mantenuti» continua. «E qui sta il tema. Quanto sono disposti governo, regioni e amministrazioni a investire perché le persone che non hanno una casa ce l’abbiano? Tutti quelli che hanno bisogno di un luogo dove vivere dignitosamente devono averlo. Non riusciamo ad assicurare questo e ci sconvolgiamo perché la gente sta per strada e mette una tenda». «Termini continuerà ad essere un magnete per chi è senza casa» aggiunge Conte. «Io farei spazi aggregativi per i ragazzi. Se metti due biliardini, un campo da basket e da calcetto vedrai che i furti diminuiscono del 50 per cento. Ci sono problemi di vario tipo, in quelle zone, che invece vengono visti tutti come retorica del degrado».

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Alessandro Radicchi, presidente Binario 95: «Noi inaugureremo il nuovo servizio docce di Binario 95. Con il PNRR l’Assessorato aprirà 9 progetti per Stazioni di Posta che porteranno nuovi servizi a bassa soglia. Sono servizi che andranno mantenuti. Qui sta il tema»

 

Il Giubileo sia accoglienza per tutti

Gli interventi ci saranno, anche se dovremo aspettare ancora del tempo per vederli. Ma c’è un’altra idea che renderebbe il Giubileo un’occasione unica. «La nostra sede di via Giolitti aiuta i senza fissa dimora a trovare un posto in accoglienza, e nove volte su dieci abbiamo la frustrazione di non trovarlo» spiega Trulli della Casa dei Diritti Sociali. «La proposta per il Giubileo potrebbe essere: risparmiamo quei fondi per le cancellate e usiamoli per l’accoglienza. Lanciamo la sfida che a chiunque voglia dormire al coperto durante il Giubileo non venga negata questa possibilità. Questo ridurrebbe il disagio sia per i senza fissa dimora che per i cittadini». «Non si tratta del Comune di Roma, che sta aumentando 100 posti al mese o quasi per l’accoglienza. Ma il governo e la Santa Sede vogliono fare una cosa per il Giubileo?» propone Radicchi di Binario 95. «Mettiamo a disposizione i posti sufficienti per cui chiunque, in condizione di disagio, voglia un’accoglienza possa trovarla. Noi come Terzo Settore possiamo anche dire chi ha disagio. In diverse occasioni di emergenza estrema vengono trovati improvvisamente centinaia di posti. Quante case per ferie abbiamo utilizzato durante l’emergenza Ucraina? Lì adesso verranno accolti i pellegrini. Ma il Giubileo dovrebbe essere questo: che chiunque sia a Roma, in condizioni di disagio, possa essere accolto. Dove? Io aprirei tutte le case per ferie, dando loro i fondi. Se in un anno mettessimo a disposizione 1000 posti in più risolveremmo moltissimi problemi. Non possiamo dire: qui tu non ci puoi stare ma non ho l’alternativa».

 

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