UNA COMUNITÀ AMICHEVOLE PER I MALATI DI ALZHEIMER. AD APRILIA SI PROVA

Il progetto dell'Associazione Alzheimer Uniti sarà presentato il 20 settembre a Roma. Per essere un esempio

Una città amica delle persone anziane affette da demenza. È questo l’obiettivo dell’Associazione Alzheimer Uniti che ha lanciato un progetto pilota di educazione e accoglienza ad Aprilia, cittadina alle porte di Roma. Un progetto,  che sarà presentato a Roma durante il convegno che si terrà il 20 settembre in Campidoglio, già diffuso in altre parti del mondo e che ora l’Associazione guidata dalla presidente Luisa Bartorelli vuole diffondere in Italia. L’ obiettivo è chiaro: cambiare la percezione dei cittadini verso queste malattie  e aiutare le famiglie a sentirsi meno sole. In Italia, secondo i dati di uno studio Ilsa del Cnr, la demenza interessa il 6,4 per cento delle persone ultrasessantacinquenni, di cui il 7,2 per cento delle donne e il 5,6 per cento degli uomini.

La malattia di Alzheimer rappresenta circa il 60% di tutte le forme di demenza. Secondo il Piano Nazionale Demenze la stima delle persone affette è di oltre 1.200.000 circa, nella  Regione Lazio i malati sono circa 84.000.

 

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Luisa Bartorelli, presidente dell’associazione Alzheimer uniti

UNA COMUNITÀ AMICHEVOLE. «Vogliamo una comunità amichevole», spiega Bartorelli, medico geriatra, «e lavoriamo per un processo di cambiamento della mentalità verso le persone malate che faccia cadere lo stigma che li affligge e che isola sia le persone malate che le loro famiglie». Una società, quindi, che possa aiutare, accogliere, accettare e sostenere.

Obiettivi che richiedono tempo e che rischiano di disperdersi in una grande città , soprattutto nella fase di sperimentazione: «Per questo», sottolinea Bartorelli, «abbiamo scelto di avviare il progetto pilota in una città più piccola come Aprilia, che è anche supportata dalla sede locale della nostra associazione che è molto attiva ed efficiente. E proprio grazie al lavoro sul territorio le istituzioni hanno accolto con grande sensibilità il progetto. Tutti hanno partecipato: dal sindaco, alle forze dell’ordine, dalla giunta comunale ai Vigili del Fuoco».  E l’8 agosto scorso è stato anche firmato un protocollo d’intesa tra Comune, Asl e associazioni cittadine, che prevede anche dei corsi di formazione per farmacisti, infermieri medici e sacerdoti, ma anche per commercianti e bancari. Una “forma di educazione” necessaria, sottolinea la presidente dell’Associazione Bartorelli, «perché avere un atteggiamento positivo, quando si incontrano malati è importante per poterli aiutare. Molte persone nello stadio iniziale del morbo di Alzheimer escono da soli, ma con il rischio di perdersi e, quindi, sono stati anche creati dei depliant e delle vignette che spiegano quali sono i rischi che possono correre i malati e come approcciarsi con loro». Informazioni che vengono fornite anche nei licei, dove gli studenti più grandi vengono istruiti all’incontro con delle persone affette da demenza.

 

LE FAMIGLIE E LA SOLITUDINE. La conoscenza, come sempre, è la chiave per risolvere i problemi e anche se i tempi saranno lunghi, l’associazione Alzheimer Uniti non si perde e punta a un maggiore coinvolgimento delle persone: «È un processo lungo ma i primi risultati si vedono, l’importante è che le famiglie con un malato non si isolino. Ad Aprilia», spiega Bartorelli, «sono stati creati anche dei gruppi a cui possono aderire i familiari e i caregiver. Un ambiente positivo aiuta molto i malati. Purtroppo, molto spesso vediamo disturbi del comportamento dell’anziano dovuti proprio all’atteggiamento dei figli, che si sentono oppressi da questi problemi».

Ma anche la solidarietà tra i nuclei familiari è di grande aiuto e per questo sono stati creati degli appuntamenti fissi, “i caffè memoria”, che vengono organizzati ogni 15 giorni e che consentono l’incontro tra le famiglie, «Una buona pratica che si sta diffondendo e nella stessa Capitale ce ne sono già 5 o 6».

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