BASTA NAUFRAGI: SERVONO CANALI UMANITARI ED EVACUAZIONE DELLA LIBIA

La proposta del Centro Astalli dopo l'ultimo naufragio. Open Arms ha salvato 111 persone, ma fra i morti c'è anche un bambino di 6 mesi

«I nostri soccorritori sono in acqua tentando di recuperare circa 100 persone, tra cui bambini e un neonato. L’imbarcazione ha ceduto, è quello che accade quando si abbandonano per giorni le persone in mare. Continuiamo». È il tweet lanciato dalla nave della ONG Open Arms ieri, 11 novembre. L’ONG, che in questo momento ha l’unica nave umanitaria impegnata nell’attività di ricerca e soccorso dei migranti che fuggono dalla Libia, è riuscita a salvare 111 persone, ma ha dovuto portare a bordo anche cinque cadaveri e un bambino di sei mesi, che è morto subito. Le condizioni in cui sono avvenuti i soccorsi sono state complicate dal fatto che le persone – tra cui bambini e donne incinte – erano già in acqua , prive di salvagente e dispositivi di sicurezza. Ancora non si sa se ci sono dispersi e quanti.

canali umanitariNella stessa giornata di ieri  Open Arms ha soccorso un’altra imbarcazione che era alla deriva con 65 persone a bordo. Continuano  dunque, facilitati dal bel tempo, gli attraversamenti del Mediterraneo dalla Libia, territorio sempre più insicuro.

P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, ha sottolineato come: «Questo naufragio avviene letteralmente davanti ai nostri occhi. Eppure nulla si muove, in questo azzeramento delle distanze sarebbe normale un’immediata reazione da parte dell’Europa e dei governi nazionali per cercare di salvare quante più vite possibile.

Sarebbe ovvio attivare canali umanitari (ne abbiamo parlato qui) e piani di evacuazione dalle principali aree di crisi come è oggi la Libia. Si tratta tra l’altro di misure già sperimentate, che bisognerebbe mettere in atto in maniera strutturale e sistematica.

Ogni naufragio ci mostra il paradosso di questa epoca in cui il fatto che degli esseri umani muoiano in mare non suscita reazioni e non provoca indignazione. Serve un sussulto di umanità, unico vaccino possibile al male dell’indifferenza».

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