IUS SOLI, CEI E VATICANO SI SCHIERANO APERTAMENTE A FAVORE DELLA LEGGE

È uno strumento di integrazione, oltre che una battaglia di civiltà. E la Chiesa è preoccupata per le "gazzarre ignobili"

Sullo Ius soli, CeiVaticano hanno aperto alla cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia, attraverso gli interventi di importanti esponenti di queste due realtà. Si tratta di un tema che divide le forze pÈolitiche, attualmente in campagna elettorale in vista dei ballottaggi delle Elezioni amministrative, che si terranno il 25 giugno nei Comuni che non sono riusciti a rinnovare le proprie amministrazioni al primo turno.

“Italiani” non è un’etichetta

Il caos che si è verificato qualche giorno fa a Palazzo Madama e che ha visto protagonista la Lega Nord, apertamente contraria al riconoscere la cittadinanza ai figli di stranieri, ha provocato la dura reazione di monsignor Nunzio Galantino, che ha parlato di «gazzarre ignobili in Senato».

ius soli, Cei e VaticanoIntervenendo a una manifestazione organizzata dal quotidiano “La Repubblica”, il segretario della CEI ha affermato: «C’è preoccupazione nella Chiesa per il modo in cui si sta affrontando questa tema: non mi sembra sia il modo migliore, con quelle gazzarre ignobili che hanno caratterizzato l’aula in Senato. Sono cose così importanti sulle quali o ci si confronta o si affossa una realtà molto importante. Un’indagine Demos dimostra che tre italiani su quattro sono favorevoli alla cittadinanza a chi è nato in Italia».

 

Galantino ha sottolineato che «è importante entrare nel merito della legge e capire che certe cose si possono anche cambiare, ma non si cambiano saltando sui banchi e non si cambiano dicendo le parolacce. Si cambiano mettendosi davanti al testo e dicendo che è importante assicurarsi che il bambino che nasce in Italia conosca bene l’italiano e la storia italiana. Non è questione di appiccicare etichette: “italiani”. Bisogna assicurarsi che essere cittadino italiano corrisponda a un sentire da italiano. Ma su questo si discute, non ci si prende a botte».

Prendere atto dei cambiamenti sociali

Per Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale Cei, i bambini e i ragazzi nati in Italia, che hanno frequentato almeno 5 anni di scuola, «hanno diritto di sentirsi cittadini italiani». «In altre nazioni europee è già stato fatto», ha affermato Di Tora ai microfoni del “Sir (Servizio Informazione Religiosa)”. «Purtroppo la discussione è stata estremizzata, è diventata motivo di contrasto», ha spiegato, «siamo vicino al ballottaggio politico, quindi anche questa realtà assume una valenza politica sia per i partiti di sinistra, sia per quelli di destra».

Il fenomeno delle migrazioni,  ha aggiunto, «non è transitorio», ma «è una realtà epocale con la quale ci dobbiamo misurare: è impensabile voler alzare dei muri, fermare le migrazioni attraverso barriere esterne, fili spinati».

Ius soli, Cei e Vaticano la considerano inclusione

Anche monsignor Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Cei e arcivescovo di Ferrara, è intervenuto sul tema. Per Perego il riconoscimento dello ius soli è «un passaggio fondamentale per il Paese» ed è «uno degli strumenti più importanti per favorire  il cammino di rappresentanza di un mondo che cambia».

L’arcivescovo, che giudica quanto accaduto in Senato «uno spettacolo vergognoso», ai microfoni dell’agenzia Adnkronos ha auspicato, che «si arrivi all’approvazione dello ius soli, per l’inclusione sociale e culturale di quelli che saranno i nostri futuri cittadini». Anche perché, ha detto, «si tratta di una battaglia di civiltà e mi auguro che si possa fare al più presto un passo in avanti per il sistema Paese, che deve ripartire da cose importanti».

Cosa prevede il ddl e come funziona in Europa?

Attualmente il cittadino figlio di stranieri, nato in Italia, ha diritto alla cittadinanza solo se, una volta diventato maggiorenne, ne fa richiesta entro il primo anno da quando ne ha compiuti 18. Il cittadino che ne fa richiesta, tra l’altro, deve essere risieduto nel nostro Paese legalmente e ininterrottamente.

Ius soli

Se il ddl venisse approvato così com’è, i figli degli stranieri nati in Italia potrebbero ottenere la cittadinanza italiana attraverso due percorsi: ius soli culturae o ius soli temperato. Con lo ius culturae potranno avere la cittadinanza i minori stranieri nati in Italia, che hanno frequentato e concluso un ciclo scolastico, mentre con lo ius soli temperato, la cittadinanza potrà essere acquisita da chi è nato in Italia da genitori beneficiari, almeno uno, di permesso di soggiorno di lungo periodo e che ha residenza in Italia legalmente da almeno 5 anni.

Anche negli altri Paesi europei la cittadinanza viene spesso data riconoscendo il “diritto di sangue”. Come in Germania, dove basta che uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni e viva nel Paese da almeno otto anni per concedere al minore figlio di stranieri la cittadinanza. In Gran Bretagna la cittadinanza viene riconosciuta a chi nasce in territorio britannico anche da un solo genitore cittadino britannico o che è legalmente residente nel Paese a certe condizioni. In Spagna diventa cittadino spagnolo chi nasce da padre o madre spagnola oppure chi nasce nel Paese da genitori stranieri di cui almeno uno deve essere nato in Spagna. In Svizzera lo ius soli non conferisce il diritto di cittadinanza, che si ottiene se si è figli di padre o madre svizzeri, se sposati, o di madre svizzera se non sono sposati.

IUS SOLI, CEI E VATICANO SI SCHIERANO APERTAMENTE A FAVORE DELLA LEGGE

IUS SOLI, CEI E VATICANO SI SCHIERANO APERTAMENTE A FAVORE DELLA LEGGE