COVID19. ANCHE I SORDI HANNO DIRITTO ALL’INFORMAZIONE

L'uso della lingua dei segni e dei sottotitoli deve diventare abituale, soprattutto nella tv pubblica. Le richieste dell'ENS per l'emergenza e non solo

Mai come in questi giorni di emergenza è necessario, per ogni cittadino, accedere in modo completo e costante a tutte le informazioni diramate dal Governo e dalle istituzioni, che comunicano comportamenti da adottare o da evitare, misure di prevenzione al contagio o restrizioni per la vita privata. Questo purtroppo non è avvenuto l’11 marzo, quando l’intera comunità sorda italiana non ha potuto fruire in diretta il messaggio del Presidente del Consiglio perché Palazzo Chigi non ha previsto l’interprete LIS (Lingua dei Segni).

In Italia la comunità sorda è composta da circa 70.000 persone (oralisti e segnanti) che possono usufruire della traduzione in LIS solo per alcuni specifici programmi tv (come i Tg short). Non solo, molti luoghi pubblici come la scuola o gli ospedali non sempre hanno servizi dedicati alle persone sorde e questo rappresenta un ostacolo per chi vive quotidianamente questa disabilità. Ciò accade perché la LIS in Italia non è ancora una lingua ufficiale – come accade invece nel resto d’Europa – e da anni la proposta di legge per uniformizzare l’accesso a questi servizi, è ferma in Parlamento.

La lettera

Chi in queste ore si è mobilitato per difendere il diritto all’informazione di salute pubblica dell’intera comunità, è stato l’ENS (Ente Nazionale Sordi) (https://www.ens.it/) che con una lettera firmata dal presidente Giuseppe Petrucci, ha espressamente chiesto a tutti i direttori di reti pubbliche e private di incrementare gli interpreti LIS e i sottotitoli, a beneficio dei cittadini non udenti. Uno dei risultati ottenuti è stato un accordo tra ENS e Protezione Civile, per tradurre simultaneamente in LIS i bollettini medici presentati in conferenza stampa insieme ai futuri messaggi del Presidente. L’Ente ha affidato l’incarico a Susanna Di Pietra, giovane interprete LIS.

 

lingua dei segni
Susanna Di Pietra durante la Conferenza stampa del 29 marzo

«Dopo questa grande mobilitazione che avuto diverse adesioni», spiega Di Pietra, «sono stata chiamata dall’ENS per supportare la comunità sorda italiana nella comprensione di alcune informazioni importanti come il numero dei contagiati, le misure di prevenzione o il decalogo emanato dalla Protezione Civile. C’è una parte del nostro Paese che non ci conosce, non conosce la lingua dei segni né tantomeno la sua importanza per le persone sorde. È assurdo come nel protocollo per il Covid19 – che in caso di sintomi prevede che il cittadino chiami il 112 o altri numeri di emergenza – non sia prevista una modalità alternativa per i non udenti. Se un sordo ha bisogno di assistenza in ospedale e non c’è alcun infermiere che conosce la LIS, come fa a comunicare (per giunta con una mascherina davanti alla bocca)?»

La lingua dei segni è una lingua

Nonostante la RAI abbia subito replicato dando disponibilità ad ampliare l’offerta televisiva sottotitolata o con interpreti LIS, c’è alla base un problema culturale che riguarda l’intero Paese.
«L’Italia è l’unico Stato in Europa in cui la lingua dei segni non è ancora riconosciuta. Nella proposta di legge sono previsti una serie di servizi che prevedono ad esempio, nelle scuole, la presenza di un assistente alla comunicazione o, negli ospedali, di un interprete LIS, ma noi stiamo qui ancora in attesa. Eppure accanto al presidente francese Macron c’era un interprete sin dal suo primo messaggio alla nazione. A mio parere, c’è una paura generata dalla non conoscenza del problema».

La Tv pubblica

Se le Istituzioni ritardano a muoversi c’è però chi dal basso si mette insieme per garantire un supporto continuo alle persone sorde. Ne è un esempio la pagina Facebook Dirette LIS, che traduce in lingua dei segni tutte le comunicazioni ufficiali e gli approfondimenti riguardanti il Coronavirus, ma anche programmi di intrattenimento o ancora video per bambini. «L’idea di questa pagina è nata da Romina Rossi, che insieme ad altre colleghe interpreti traducono gratuitamente i video di virologi, medici, esperti per poter tenere sempre informati tutti su questa epidemia. Ciò che abbiamo notato, anche grazie a questo canale, è che la domanda è molta. La tv pubblica deve poter mettere in condizione tutti i cittadini di fruire di informazioni importanti, ma non basta il tg di un minuto perché anche un dibattito pubblico può essere interessante e per questo andrebbe sottotitolato. L’interprete LIS è un diritto per le persone sorde e anche la legge deve riconoscerlo».

L’emergenza Coronavirus sembra aver fatto emergere le criticità di un Paese che non sempre garantisce tutela per i più vulnerabili. Notare spesso sugli schermi tv quelle piccole finestre da cui si affacciano gli interpreti LIS, sarà forse un’occasione per ribadire l’urgenza di una legge che metta sullo stesso piano tutti i cittadini. «Mi auguro che in questi giorni», conclude Di Pietra, «il vedere spesso l’interprete LIS in tv possa contribuire a sensibilizzare il Paese su una carenza che ci portiamo dietro da molto tempo».

 

 

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