CARA SINDACA RAGGI, LEGGI LA LETTERA, PER FAVORE

L'ha scritta la Rete dei Numeri Pari, per denunciare la povertà crescente nella capitale e l'assenza dell'Amministrazione e fare alcune proposte

Per ricordare a tutti che «questa Amministrazione capitolina non riesce neppure a dare le risposte di emergenza, come è stato nel caso dei buoni spesa, distribuiti appena a un 1/3 dei richiedenti», la Rete dei Numeri Pari questa mattina ha manifestato in Piazza del Campidoglio: un piccolo gruppo di persone distanziate tra loro, di più non si poteva fare, vista l’emergenza Covid19. Ma davvero era impossibile non prendere la parola per denunciare la situazione disastrosa della città, dei suoi vecchi e dei suoi nuovi poveri, delle disuguaglianze crescenti, del Terzo settore lasciato solo a fronteggiarle.

«Lo abbiamo fatto democraticamente, rispettando le regole di distanziamento, in sicurezza. Se si aprono le fabbriche e le chiese, bisogna aprire anche le piazze. Il parlamento ascolti questa voce, prima che siano le mafie e le forze eversive a forzare la mano. Non era facile oggi stare in piazza, rischiando una denuncia», hanno puntualizzato gli organizzatori in un comunicato.

La lettera alla sindaca Raggi

La Rete Numeri pari, che a Roma rappresenta quasi cento realtà (associazioni, sindacati, cooperative, movimenti per il diritto all’abitare, reti studentesche, centri antiviolenza, parrocchie, comitati di quartiere, circoli culturali, scuole pubbliche,  presidi antimafia eccetera) aveva indirizzato una lettera alla Sindaca Raggi, ma ha dovuto consegnarla ai funzionari.  «Se la sindaca non fa proprie le richieste di centinaia di cittadini, ignora scientificamente una parte della città», è stato il commento del rappresentante della Rete Giuseppe De Marzo.

Il testo della lettera (che si può leggere qui),analizza le conseguenze della crisi che, come è sotto gli occhi di tutti, «ha aumentato le disuguaglianze sociali, economiche, geografiche, di genere e alle povertà già conosciute se ne sono aggiunte di nuove» e denuncia il fatto che «non c’è risposta, se non frammentata e parziale, da parte dell’Amministrazione capitolina e di altri soggetti istituzionali. E non bisognerà aspettare molto per accorgerci, in maniera più evidente di prima, che dove non arriva lo Stato, arrivano la criminalità organizzata e le mafie».

Le proposte

La lettera alla sindaca Raggi avanza poi alcune proposte, pur nella consapevolezza che «nessuno possiede la bacchetta magica. Conosciamo l’entità del debito di Roma Capitale, figlio di una amministrazione scellerata sedimentata nel corso degli anni. Ma proprio per questo riteniamo che la politica debba assolvere al proprio compito, pretendendo di riconsegnare Roma al ruolo che le compete. Cominciando dal collocare la spesa sociale fuori dal patto di stabilità, definendo l’autonomia dei Municipi in maniera compiuta, riappropriandosi di un ruolo nella costruzione della sanità territoriale che pure la 833 del 1978 consegnava ai comuni».  Ecco dunque le proposte:

  1. Individuazione e condivisione di procedure chiare per permettere l’accoglienza delle persone fragili nei centri dedicati nella fase 2 e 3 dell’emergenza;
  2. La concessione della residenza a chi vive in stabili di fortuna;
  3. La risoluzione del contenzioso con la Casa Internazionale delle donne e comodato d’uso gratuito; ritiro dell’ipotesi di sgombero per Lucha y Siesta e soluzione politica che riconosca il valore culturale e politico del progetto;
  4. Il ritiro della Delibera 140;
  5. L’Individuazione di beni immobiliari da mettere a disposizione per i servizi di accoglienza e le necessità abitative;
  6. L’incremento del fondo per le politiche sociali, tagliate dal bilancio comunale;
  7. L’attivazione del Wi-fi comunale in tutti municipi come primo passo di un più ampio piano di superamento del Digital Divide nel territorio della Capitale;
  8. Garanzie occupazionali per le lavoratrici e i lavoratori che, direttamente o indirettamente, hanno un rapporto di lavoro dipendente dal Comune di Roma (società partecipate, nidi convenzionati, cooperative sociali, ecc.);
  9. Non fermare i servizi sociali, dando piena applicazione dell’art 48 del Decreto Cura Italia (come previsto dalla DGR 171), che mette al centro la co-progettazione dei servizi con diverse modalità operative e riconosce i costi delle infrastruttura sociale messa a disposizione dagli Enti.

 

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