Le parole fanno male

Vox – Osservatorio italiano sui diritti realizza la Mappa che localizza i più alti livelli d’intolleranza nel nostro Paese: la misoginia è il vero fenomeno esplosivo.

Una fotografia dell’Italia bulla che sfoga il suo odio nei calligrafici 140 caratteri di Twitter: questo il risultato del progetto voluto da Vox – Osservatorio italiano sui diritti, che ha visto la partecipazione delle università di Milano, Roma e Bari.
La “Mappa dell’Intolleranza”, ispirata ad esempi stranieri come la Hate Map della americana Humboldt State University, è la prima del suo genere in Italia ed è stata realizzata dopo otto mesi di attento monitoraggio della rete Twitter. Il progetto mira ad identificare le zone del nostro Paese dove l’intolleranza è maggiormente diffusa, secondo 5 gruppi: donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili, ebrei, tutti oggetto di tweet scambiati nelle communities online, luogo di interattività e soprattutto d’anonimato.

Tra gennaio e agosto 2014 sono stati quasi 2 milioni i tweet estratti dalla rete, 43.000 i geolocalizzati, che hanno consentito la realizzazione di 5 diverse mappe termografiche: quanto più il colore è vicino al rosso, tanto più alto è il livello di intolleranza. La mappatura dei tweet è stata possibile grazie ad un software progettato dall’Università di Bari, a partire dalla selezione di 76 parole “sensibili” utilizzate in riferimento ai 5 gruppi sociali individuati.

 

I risultati della ricerca

 La Lombardia è la regione che ricorre più spesso tra le zone “calde”. La distribuzione dell’intolleranza è polarizzata infatti soprattutto al Nord e Sud, fatta eccezione per l’antisemitismo, fenomeno che raggiunge il suo picco in Abruzzo. Il dato più allarmante riguarda però la misoginia, che con 1.102.494 tweet estratti (28.886 geolocalizzati) conferma la diffusione drammatica nel nostro Paese della violenza contro le donne. Le offese verbali hanno registrato una distribuzione nazionale uniforme con picchi in Lombardia, Campania, confine tra sud dell’Abruzzo e nord della Puglia. Tra le parole sensibili individuate, la maggior parte si riferisce a parti del corpo, a indicare necessità di degradazione o punizione.
Seconda per numero di tweet rilevati (479.654)  è invece l’intolleranza verso i diversamente abili, con una distribuzione regionale molto simile a quella della misoginia. Da segnalare soprattutto l’utilizzo ricorrente della parola “vergogna”, a indicare un senso di rifiuto ed emarginazione. Dato curioso è invece quello che riguarda il razzismo (con 154.170 tweet): i post contro immigrati e persone di diversa etnia subiscono infatti un’impennata in corrispondenza delle partite di calcio. “Terrone” è l’insulto più utilizzato, seguito da “zingaro” e “nero”, segnale di un’intolleranza interna all’Italia, prima che rivolta all’esterno. A farla da padrone nei 110.774  tweet omofobici è invece il senso di disgusto, con il riferimento al rischio di “contaminazione della società”.
I messaggi contro gli ebrei sono in assoluto i più geolocalizzati (1.150 su 6.000 raccolti) con un rilevamento più breve, concentrato tra novembre e metà gennaio 2015. “Rabbino” il termine più utilizzato in forma di insulto.

 

Ritrovare le parole giuste

 Contro l’immagine buia che la Mappa dell’intolleranza restituisce del nostro Paese, Vox ha lanciato la campagna #leparolefannomale, per condividere su Twitter offese subìte ed esperienze vissute.

campagna intolleranzaI 140 caratteri diventano quindi anche in questo caso veicolo d’espressione e di sfogo: « 140 caratteri dentro i quali comprimere i propri sentimenti. 140 caratteri per dire le emozioni, le paure, le rabbie che non trovano altre strade per essere elaborate, accolte, spiegate. 140 caratteri in cui ci alleniamo a urlare» scrive Silvia Brena, co-fondatrice di Vox, parlando di Twitter.
Ed è proprio sul ruolo della parola nei social network che Vox ha fondato l’importanza del progetto, a partire dalla consapevolezza del grado di estremizzazione che un messaggio può raggiungere, quando espresso in uno spazio ristretto e garantito dall’anonimato. Se si considera poi il rapporto tra parola e azione, allora un insulto lanciato da un social può farsi veicolo d’incitamento all’odio, può diventare un calcio, un pugno.
Vox offre quindi la Mappa dell’intolleranza a Comuni, Regioni e scuole per svolgere un’efficace azione di prevenzione sul territorio e « ritrovare tutti quanti – scrive Brena – ma soprattutto i giovani, le parole giuste, quelle davvero umane per raccontarci».

 

Le parole fanno male

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