LA CITTADINANZA ATTIVA È IL MIGLIOR STRUMENTO CONTRO LA MAFIA

I membri del Consiglio di Stato hanno incontrato studenti e giovani in servizio civile per uno scambio di idee sul tema della legalità, nel ricordo del giudice Falcone

«Gli uomini passano, le idee restano e continueranno a camminare sulle nostre gambe». A leggere queste parole del giudice Giovanni Falcone, nella Sala di Pompeo di Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, è uno degli studenti che martedì scorso ha avuto l’opportunità di partecipare  a una giornata di confronto con i giudici amministrativi sul tema “Il rispetto delle regole come fondamento del vivere civile”, nel ricordo proprio di Falcone, che perdeva la vita il 23 maggio di 25 anni fa nella strage di Capaci. Gli studenti, appartenenti a diversi istituti scolastici superiori, hanno raccontato la legalità attraverso il loro impegno di cittadinanza attiva, presentando video, animazioni o attraverso performance di recitazione.

Inoltre hanno avuto modo di porre domande ai giudici e agli altri ospiti, tra i quali il presidente di sezione del Consiglio di Stato Francesco Caringella, il presidente aggiunto del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi,  il presidente dell’Unione italiana degli avvocati amministrativisti Umberto Fantigrossi, il Capo del Dipartimento della gioventù e del Servizio Civile Nazionale Calogero Mauceri, la ministra per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro.

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La banda dei carabinieri

La giornata è iniziata con la Banda dei Carabinieri che, nel cortile di Palazzo Spada, davanti ai numerosi studenti presenti e ad alcuni ragazzi del Servizio Civile, ha suonato il Nabucco di Giuseppe Verdi e l’inno di Mameli. Al termine gli studenti degli istituti Pacinotti di Bologna, dell’istituto Malpighi di Roma, dell’istituto Genovesi di Napoli e dell’istituto  per la riabilitazione e l’integrazione delle persone con disabilità Leonarda Vaccari di Roma, hanno raccontato il loro impegno di cittadinanza attiva per difendere ed attuare i principi della Costituzione.

Io sto con la legalità

Poi è stata la volta delle domande ai giudici. Luca, un ragazzo diversamente abile del Vaccari, ha chiesto se la parola mafia «deve indicare solo i criminali o anche coloro che in generale non rispettano la legge».  A questa domanda ha risposto indirettamente il direttore della Caritas Enrico Feroci. «Prima si diceva  “la mafia non esiste”. Sembrava non esistere. Uno dei problemi più grossi è infatti l’indifferenza. Questo incontro ci permette di superare l’indifferenza, di affrontare il problema della legalità», ha detto Feroci, prima di affrontare il tema del gioco d’azzardo, un mondo nel quale molto spesso si celano gli interessi dei clan. Feroci ha invitato i ragazzi ad aprire gli occhi anche su questi temi,  «altrimenti della mafia parleremo in un altro modo» e ha invitato i giovani a dire «io non ci sto», come fece Scalfaro, che fu eletto Presidente della Repubblica poco tempo dopo la morte di Falcone. «Questo è il messaggio  che deve uscire fuori questa mattina, ognuno si prenda la sua responsabilità e sappia dire “io non ci sto”», ha concluso Feroci.

«La comunità civile è importante, c’è uno scambio che è fatto di valori, di capacità di ascolto, di attenzione. Un posto speciale in tutto questo spetta agli insegnanti, che hanno il compito di rendere concrete la legalità di cui parliamo: il contrasto alla criminalità, al malaffare. Ma queste cose diventano cultura nel cuore dell’intelligenza solo attraverso l’insegnamento», ha spiegato il presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno. «In Germania si dice che la Costituzione è importante, ma è più importante guardare la Costituzione negli occhi dei propri insegnanti. Un ringraziamento va a chi ci aiuta a portare avanti questa battaglia», ha aggiunto Pajno.

La mafia e la cultura mafiosa

«La mafia è una cosa o si estende anche a situazioni diverse? La mafia è sicuramente un’organizzazione criminale, ma la cultura mafiosa si estende ben oltre la mafia. Questa cultura mafiosa è la cultura del privilegio, del pensare che una cosa mi spetta perché appartengo a una certa situazione», ha detto ancora Pajno. Quest’ultimo prima di concludere il suo intervento ha citato un pensiero di Giuseppe Di Lello, magistrato che con Falcone ha fatto parte del pool antimafia: «Spesso mi chiedono cosa sia il metodo Falcone», disse di Lello. «Io credo che sia una grande serietà nel condurre le indagini, volta alla ricerca di prove capaci di resistere in giudizio, senza andare dietro a teoremi, a effimere ribalte mediatiche o a richieste di piazza per una giustizia sommaria».

«Questo è Giovanni Falcone, che è stato vittima della mafia, ma che un atto di eroismo lo compiva ogni giorno. È un giudice che ha cercato prove serie, capaci di resistere in giudizio, per dare a noi la certezza che quel cittadino che mafioso lo era, lo era veramente. Gli eroi non sono i protagonisti di un solo momento, sono persone che declinano costantemente con pazienza e perseveranza le loro scelte giorno per giorno. È così che si costruisce la democrazia, giorno per giorno», ha concluso Pajno.

La cittadinanza attiva come lotta alla mafia

Nelle azioni di cittadinanza attiva rientra a pieno titolo il Servizio Civile.

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Calogero Mauceri, capo del dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale

Il Capo del Dipartimento della gioventù e del Servizio Civile nazionale, Mauceri, ha spiegato ai presenti com’è possibile aderire per fare questa esperienza e perché è importante per i giovani. Il senso degli interventi che alcuni dei presenti hanno fatto parlando del Servizio Civile è che, questo, è un modo per tradurre nei fatti quello che chiamiamo “cittadinanza attiva”, un modo per declinare in maniera diversa la lotta alla mafia, guardando da vicino ai problemi di tutti i giorni.

La giornata si è conclusa con i presenti che hanno cantato l’Inno alla gioia, per condividere gli ideali europei di libertà, pace e solidarietà.

LA CITTADINANZA ATTIVA È IL MIGLIOR STRUMENTO CONTRO LA MAFIA

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