SONO LE AFRICHE IL FUTURO DELL’EUROPA?

Nel 2016 la partnership UE-Africa vale 227,5 miliardi di euro. Comunicare l’Africa che si organizza e ispira modelli nuovi è la sfida che lancia Redani, anche ai media

«È giusto che dell’Africa parlino gli africani perché è giunto il momento di rimuovere l’immagine caricaturata e stereotipata che per troppi anni ci ha rappresentato». È l’appello lanciato dall’associazione REDANI (Rete della Diaspora Africana Nera in Italia), che da diversi anni promuove politiche sociali a favore di tutte le culture africane presenti nel nostro Paese, anche sensibilizzando l’opinione pubblica ad una corretta informazione degli eventi che riguardando il continente nero.

Sono due le immagini che i media occidentali ci hanno restituito dell’Africa: da una parte il pietismo dei bambini con la pancia gonfia e lo stereotipo che tutta la popolazione viva in assoluta povertà; mentre la seconda, contrapposta, ci mostra una natura sconfinata, la vivacità dei colori e quel “mal d’Africa” che molti sperimentano. Domina una visione unica, indistinta che generalizza con il termine “Africa” le differenze di 54 paesi, ciascuno diverso dall’altro.

 

DECOSTRUIRE L’IMMAGINARIO DOMINANTE. «I media europei», spiega la presidente di REDANI Mbiye Diku, «non ci hanno aiutato nella conoscenza reciproca lasciando spazio ad un eurocentrismo esasperato. Basti pensare che nei telegiornali solo il 5% dei servizi è dedicato al continente africano e per temi legati alla crisi e all’immigrazione».

redaniEppure è la stessa Commissione Europea per il Commercio ad aver designato l’UE come primo partner commerciale dell’Africa con un volume d’affari pari a 227,5 miliardi di euro nel 2016 (rapporto di novembre 2017).

Il problema, secondo il ricercatore Kossi Komla Ebri, sta nella capacità e volontà di decostruire un immaginario dominante. «L’Africa è una parola al plurale. Il Gabon non ha nulla in comune con il Sudan, ecco perché occorre parlare di “afriche”.

Mentre in Europa fotografie, pubblicità, film ci descrivono un continente avvolto solo da negatività, c’è un Africa che resiste, che cerca di organizzarsi in metropoli e che sta diventando ispiratrice di nuovi modelli economici e finanziari come il micro-credito».

 

L’AFRICA, QUINDI, È IL FUTURO DELL’EUROPA? È un dibattito che non può che svolgersi all’interno del Parlamento Europeo come racconta l’europarlamentare Cècile Kyenge. «All’interno del Parlamento ci sono gruppi con visioni diverse e non è sempre facile combattere l’afro-fobia. Alcuni schieramenti politici considerano il continente come una risorsa, altri invece pensano ingenuamente che a causa delle migrazioni 3 miliardi di persone si trasferiranno tutte qui. È quindi importante cominciare a far passare la parola “dignità”, partendo dagli insegnamenti che danno le nostre scuole italiane».

Per l’associazione REDANI è anche tempo di bilanci, come la campagna Anche le immagini uccidono che dal 2015 ha invitato  associazioni, organizzazioni non profit, ONG ad un uso etico e responsabile delle immagini adoperate per campagne di raccolta fondi. Quando è iniziata la campagna – spiega la presidente – avevamo degli obiettivi che oggi sono stati assunti e completati. Abbiamo sensibilizzato l’opinione pubblica, creato reti, collaborato con associazioni e anche suscitato interesse nelle nuove generazioni». A seguito della campagna è nato anche un Osservatorio permanente – in collaborazione con l’Università UPTER, l’associazione SIGNIS e il CESV – che monitorerà l’uso di immagini sensibili, in particolare di donne e bambini africani, veicolate dai media.

SONO LE AFRICHE IL FUTURO DELL’EUROPA?

SONO LE AFRICHE IL FUTURO DELL’EUROPA?