25 ANNI DI CESC PROJECT, UNA STORIA DI SERVIZIO CIVILE

Quella di CESC Project è una storia di aggregazione dal basso, che ha dato vita al Servizio Civile che conosciamo. Una radicalità pacifica, una tenacia trasformatrice raccontate nelle pagine di “CESC Project, una storia di Servizio Civile. Dalla periferia al mondo andata e ritorno” presentato in un incontro in cui i percorsi fatti hanno intrecciato l’impegno coniugato al futuro

di Claudio Tosi

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Per un gatto un anno ne vale sette e, se non sette, per un’organizzazione un anno ne vale almeno quattro. E quindi alla Sala del Carroccio il 20 Maggio abbiamo festeggiato il centenario del CESC Project, o almeno così ci è sembrato, vista la mole di progetti presentati, l’entusiasmo e la riconoscenza dei partecipanti, la considerazione delle istituzioni e personalità che ne hanno segnato il percorso e l’evoluzione.

Non vi sembri un’esagerazione, dai racconti dei protagonisti si capirà subito che il 15 maggio del 2000, giorno di nascita del CESC Lazio, ora CESC Project, non è che una ripartenza di un gruppo con una storia ben più antica e con origini ancora più importanti e profonde, che toccano o coinvolgono in pieno tutte quelle realtà che intorno al pacifismo e alla non violenza avevano dato corpo e testimonianza dell’Obiezione di Coscienza in Italia.

Lo testimonia la presenza di Giulio Marcon e il messaggio di Goffredo Fofi, che ancora collegano quei percorsi alle istanze di giustizia sociale, inclusione dei disabili e riscatto delle fasce disagiate della società, accoglienza dei migranti e anelito ad un allargamento dei diritti per tutti, confermando l’importanza e la radicalità di un portato valoriale che, lo ricordiamo anche noi, è frutto di un processo di aggregazione bottom-up che portò gli enti che accoglievano gli obiettori di coscienza a riunirsi in coordinamento (il CESC, appunto) e ad iniziare un dialogo-scontro con il Ministero della Difesa che “per curve e labirinti” darà poi vita al Servizio civile che conosciamo oggi. Tutto questo, con un’ampiezza che dà conto del percorso politico intrecciato alle illuminazioni e alle casualità che hanno toccato e intrecciato i percorsi di vita di ciascuno dei protagonisti, sono raccolti e raccontati nel bel libro prodotto per l’occasione con un titolo e un sottotitolo meraviglioso: CESC Project, una storia di Servizio Civile. Dalla periferia al mondo andata e ritorno.

CESC Project

Una radicalità pacifica, una splendida tenacia trasformatrice

Si dovrebbe dar conto della ricchezza dell’incontro, con la Dott.ssa Losco del Dipartimento per le Politiche Giovanili ed il Servizio Civile Universale, i rappresentanti dei volontari e il Presidente della Consulta Borrelli, i responsabili degli enti della rete e i protagonisti dello stesso CESC Project, a partire da Rossano Salvatore e tutto il direttivo. Ma ci sono due cose di cui preme dar conto per sottolinearne e tenerne a cuore la qualità: l’intervento del Presidente e la prefazione di Titti Postiglione.

Titti Postiglione è una donna che ha dato lustro a istituzioni di pregio, oggi la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, prima nel Dipartimento della Protezione civile, ma anche Coordinatrice dell’Ufficio del Servizio Civile per gli anni cruciali del passaggio da Nazionale a Universale. Le sue parole hanno sempre la serietà e la sobrietà di chi è al servizio del bene comune, di chi interpreta il suo ruolo con lo stesso “coraggio, determinazione e generosità” che riconosce ai giovani che si trovarono in servizio quando scoppiò la pandemia e che, con una rigorosa creatività istituzionale, Lei e il suo staff riuscirono a gestire, in raccordo con gli enti e i giovani, in modo da non fermare la presenza di quell’aiuto che si faceva ancora più importante sul territorio. Un senso dello Stato e una personalità che ha lasciato un segno luminoso all’interno di tutto il mondo del Servizio civile e che non stupisce nessuno, tranne lei stessa, che sia ancora oggi considerato come uno dei momenti più alti nel raccordo prezioso di forze tanto diverse come Stato, Terzo settore e giovani per attuare quei principi costituzionali di cura e di superamento delle differenze nell’accesso ai diritti che il Servizio Civile contribuisce a realizzare.

E per chiudere, quel termine che Fabrizio Ferraro, nel suo intervento quasi a margine dell’improvvisato ruolo di presentatore, ci offre e con cui ci impegna in una riflessione su noi stessi, sullo stile e lo spirito con cui affrontare se non i mali i difetti del mondo e agire per porvi rimedio. Un rimedio che non può che nascere da un incontro e da un dialogo, in cui l’altro non è lo sbagliato e noi non siamo i portatori delle soluzioni, ma in cui le cose si analizzano e si dipanano, con un’azione insieme razionale e umanissima: mitezza. Una radicalità pacifica, una splendida tenacia trasformatrice.

25 ANNI DI CESC PROJECT, UNA STORIA DI SERVIZIO CIVILE

25 ANNI DI CESC PROJECT, UNA STORIA DI SERVIZIO CIVILE