ABBANDONI ESTIVI. I NUMERI NON CALANO, MA LE ALTERNATIVE CI SONO

Nonostante gli sforzi di informazione, le campagne di sensibilizzazione, l'impegno quotidiano di volontari e associazioni, gli abbandoni estivi di cani e gatti registrano ancora dati preoccupanti, mentre le adozioni scarseggiano. Le associazioni: «Li troviamo sotto il sole, legati, chiusi in scatoloni, trattati come oggetti»

di Laura Badaracchi

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Quella dell’abbandono di cani e gatti è una piaga sempre aperta, che d’estate si aggrava ulteriormente: i volontari di tante associazioni fanno di tutto per salvarli e li trovano «sotto il sole, legati, chiusi in scatoloni, trattati come oggetti», denuncia l’Enpa (Ente nazionale protezione animali), che ha lanciato la campagna nazionale Non buttarlo via. Non è un rifiuto (a cui hanno aderito molti Comuni e anche le farmacie) e a giugno ha effettuato in tutta Italia oltre 6.300 interventi di salvataggio: 2.550 cani recuperati di cui 753 senza microchip, 175 sequestrati per maltrattamenti, 3.750 gatti soccorsi di cui 1.750 cuccioli. Il 1° luglio è entrata in vigore la riforma del Codice penale in cui per la prima volta si parla di delitti contro gli animali, riconosciuti come esseri viventi titolari di diritti propri, non solo come oggetti del “sentimento umano”. Per la loro uccisione sono previsti fino a 3 anni di carcere e multe fino a 30 mila euro, per i maltrattamenti pene da 6 mesi a 2 anni, per abbandono e traffico illecito sanzioni più dure; inoltre vengono sanciti il divieto di tenere cani alla catena e la protezione rafforzata per gli animali sequestrati.

abbandoni estivi

«A volte manca la consapevolezza della scelta che si fa»

Sono migliaia i volontari, le volontarie e le organizzazioni, dalle più strutturate alle più piccole,  che  con grande impegno e sacrifici si attivano quotidianamente, non solo in estate, per dare risposte concrete alle conseguenze degli abbandoni estivi (e non solo).

A occuparsi di cani abbandonati e maltrattati, vicino a Settebagni, è da oltre 30 anni l’associazione Rifugio delle code felici, canile privato che al momento ospita una trentina di esemplari. «Due cuccioli di taglia medio-grande li abbiamo trovati di recente nella via davanti al Rifugio, come se fossero pacchi: Wilma e Fred attendono di essere adottati dopo essere stati sverminati e vaccinati», dice Tatiana Menchicchi, da 16 anni volontaria insieme ad altri 15, fra cui Laura, presente al Rifugio due o tre volte a settimana. Che evidenzia la necessità di una campagna per sensibilizzare sulla presenza di «dog sitter, pensioni casalinghe, strutture dove lasciare i cani quando si va in ferie, da cercare per tempo e non a ridosso della partenza, prenotando a maggio o giugno. Ci vorrebbe un bonus per chi porta gli animali in questi posti, che a volte lucrano sul bisogno». E Tatiana rimarca: «Chi prende un cane o lo adotta deve essere consapevole che si tratta di un impegno importante. Noi siamo rigorosi nella formazione degli adottanti, manca a volte la consapevolezza della scelta che si fa: non si può regalare un cane a un figlio di 5 anni che non può occuparsene, o un cucciolo a una nonna ottantenne. Se non si riesce a gestire la crescita di un cucciolo, si può chiedere aiuto a educatori cinofili e lavorare sulle problematiche degli animali: la soluzione non è mollarli». Al Rifugio due operatori fissi non potrebbero prendersi cura di 30 esemplari, quindi il ruolo dei volontari (tutti formati ad hoc) è fondamentale anche d’estate, compresi gli educatori che lavorano per la socializzazione. Poi ci sono altri volontari che fanno donazioni in denaro o di quello che occorre per mandare avanti il rifugio: scatolette di cibo, croccantini, medicine, bacinelle. L’obiettivo è sempre l’adozione e Tatiana cita il caso di Lampo, 2 anni: «Ha un carattere fantastico, va d’accordo con cani e persone. Lo stavano per accalappiare perché vagava libero con un altro cagnolino, li abbiamo accolti qui. Da quasi un anno attende una famiglia».

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Anna Pietrella, La Casetta dei gatti: «Riceviamo decine di telefonate di gente che trova ovunque cuccioli abbandonati senza mamma. Noi umani facciamo cose aberranti»

Abbandoni estivi: «Da giugno la situazione è drammatica e le adozioni scarseggiano»

In zona Laurentina, a Roma Sud, ferve perennemente l’attività dell’associazione di volontariato La Casetta dei gatti, colonia felina convenzionata con il Comune di Roma che al momento ne accoglie oltre un centinaio senza contare i cuccioli. «In questo periodo le adozioni scarseggiano», confida Anna Pietrella, fondatrice nel 2004 di questa oasi davanti alla quale «vengono abbandonati continuamente gattini e adulti. Da una parte meno male che l’abbandono avviene qui e non accanto ai cassonetti o nelle campagne, ma a volte lasciano davanti al nostro cancello trasportini aperti con intere cucciolate e i piccoli vagano, al mattino dobbiamo provare a recuperarli. Abbiamo le telecamere, ma chi abbandona viene coperto da cappelli e visiere per rendersi non identificabile. Non siamo una discarica per animali, purtroppo manca ancora una cultura animalista». Dal mese di giugno «la situazione è drammatica: riceviamo decine di telefonate di gente che trova ovunque cuccioli abbandonati senza mamma. Un ragazzo ci ha raccontato di aver visto persone sotterrare vivi 6 cuccioli e si è fermato con la macchina; 2 erano già sotto terra ma è riuscito a salvarli: noi umani facciamo cose aberranti. Una ragazza ha preso la targa di un’auto da cui erano stati lasciati sul ciglio della strada due gatti persiani e ha denunciato, ma tutto si è risolto solo con una ramanzina agli ex proprietari», osserva Anna, che è anche presidente dell’associazione e viene supportata da una decina di volontari fissi e altri occasionali. «Chiediamo a chi trova le cucciolate di chiederci come poterci aiutare: sarebbe di grande sostegno se le tenessero almeno per un paio di settimane prima di portarcele, pensiamo noi ai vaccini e alla profilassi sanitaria». Le spese sono ingenti, perché «il Comune ci passa una piccola per ogni gatto «che ci basta solo per il cibo. Poi le cliniche, le spese veterinarie (78 mila euro nel 2024), le vaccinazioni, gli antiparassitari, i materiali per le pulizie e altro sono a nostro carico. Ci appelliamo ai nostri seguaci sui social: se non ci fossero questi donatori, non potremmo fare quello che facciamo». Anche Anna segnala che d’estate ci si può rivolgere a cat sitter, «persone referenziate che stabiliscono un accordo privato e vengono al proprio domicilio, se non si ha una casa vacanza dove portare il gatto. A chi vuole lasciarlo e non può tenerlo, diciamo di chiederci consigli e aiuto».

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Federica Faiella, Fondazione Cave Canem: «Nessun cane vuole essere pericoloso, non bisogna arrendersi conferendo il cane in canile ma riportarlo in equilibrio grazie al contributo di educatori e istruttori veterinari con un’esperienza comprovata nel disagio comportamentale»

«Nei cani vittime di maltrattamenti le ferite più profonde sono invisibili»

La Fondazione Cave Canem è impegnata nel salvare e recuperare diversi cani da maltrattamenti e violenze, oltre che dall’abbandono e dal randagismo: «Il maltrattamento a volte è legato alla devianza giovanile, a volte è anticamera della violenza degli animali, sottratti a combattimenti clandestini da forze dell’ordine e magistratura. Da poco abbiamo accolto 4 cani adulti (li abbiamo chiamati Alba, Goccia, Brodo e Sugo) e una dei 4 ha partorito 7 cuccioli. Il dog fighter aveva contemplato il coinvolgimento di giovani minori in questo tipo di attività», racconta la presidente Federica Faiella. «Portano sulla pelle i segni dei combattimenti, ma le ferite più profonde sono invisibili. Hanno paura, sono diffidenti, disorientati, perché la violenza lascia segni che non si cancellano facilmente. Il nostro team di educatori cinofili lavora ogni giorno per aiutarli a ritrovare equilibrio, fiducia, stabilità. Ogni passo in avanti è una conquista. Ma ci vorranno settimane, mesi e tantissime risorse. Accanto a loro c’è anche il nostro team legale, perché chi li ha ridotti così non resti impunito», spiega Mirko Zuccari, educatore cinofilo. «Ogni cane, anche l’ultimo degli ultimi, ha diritto a servizi qualitativamente dedicati e a volontari formati, per avere una possibilità maggiore di inserimento in famiglia», aggiunge Faiella, informando che «da novembre 2019 a oggi la Fondazione ha stanziato fondi e garantito servizi di recupero comportamentale ed educazione cinofila, nonché facilitato l’operato delle associazioni di volontariato animaliste nelle attività propedeutiche alle adozioni a favore dei cani la cui competenza è dei Comuni di Albano, Anguillara, Ardea, Bracciano, Capena, Castelnuovo di Porto, Cerveteri, Ciampino, Civitavecchia, Fiumicino, Frascati, Grottaferrata, Ladispoli, Lega del Cane, Manziana, Marino, Mazzano, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Pomezia, Riano, Rignano Flaminio, Rocca di Papa, Roma». Il cane – conclude Faiella – «deve essere componente della famiglia a tutti gli effetti, la vita sarà scandita a colpi di coda. Nessun cane vuole essere pericoloso, non bisogna arrendersi conferendo il cane in canile ma riportarlo in equilibrio grazie al contributo di educatori e istruttori veterinari con un’esperienza comprovata nel disagio comportamentale».

Immagine di copertina Rifugio delle code felici

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