Volontari: fiducia e ottimismo fanno la differenza
In questo sono diversi dai cittadini che non si impegnano gratuitamente. Lo dice una ricerca dell'Istat
10 Febbraio 2015
Il Convegno dell’Istat “Il valore economico e sociale del lavoro volontario”, tenutosi a Roma il 2 dicembre 2014 – a conclusione del lavoro che ha visto l’Istat collaborare con CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato e con la Fondazione Volontariato e Partecipazione per implementare per la prima volta un nuovo modulo statistico che ci restituisce una miniera di informazioni su chi fa volontariato sia nelle organizzazioni che in modo individuale – ha presentato alcuni primi approfondimenti su chi sono i volontari italiani, al di là dei meri numeri o distribuzione geografica.
Perché l’Istat ha deciso di fare l’indagine sui volontari?
Il fatto che il modulo sui volontari sia stato ospitato da una grande indagine sociale – la potente “Multiscopo” che da vent’anni fotografa come cambiano gli italiani – rende possibile studiare come chi fa volontariato si differenzia dall’italiano “medio”. Oppure il “volontario tipo” corrisponde proprio all’ “italiano medio”? Questo – pare proprio di no.
Tania Cappadozzi dell’Istat–Direzione centrale delle statistiche socio-demografiche e ambientali, è la responsabile dell’indagine “Attività gratuite a beneficio di altri” – che in statistica vuol dire volontariato. Al convegno del 2 dicembre ha colto la sfida di una domanda non scontata: quali caratteristiche distinguono i volontari dal resto della popolazione?
(Per vedere la presentazione: clicca qui).
I volontari hanno più fiducia
Per prima cosa, i volontari hanno più fiducia. Dai dati emerge che le persone di 14 anni e più, che si impegnano come volontari, mostrano gradi più elevati di fiducia, sia verso il prossimo che verso le istituzioni. I volontari sono decisamente più inclini a confidare che, se perdessero un portafoglio, potrebbe essere loro restituito. Da chiunque lo trovasse: un vicino di casa, un carabiniere, o uno sconosciuto. Risulta inoltre evidente che chi pratica un impegno gratuito individuale è decisamente meno diffidente di chi non si impegna affatto, ma salta agli occhi che la differenza la fanno soprattutto i volontari delle associazioni. E non inganni la formulazione della domanda, non è materiale da barzelletta: la fiducia è uno degli elementi chiave nei ragionamenti attorno al capitale sociale. Indagare e dimostrare dei nessi tra l’attività di volontariato e la tenuta del capitale sociale della comunità è importante per ancorare le attività di volontariato agli obiettivi finali che le forme dell’impegno, pur nella loro diversità, si prefiggono.
…E sono più ottimisti
L’elemento fiducia risulta legato anche ad una visione più ottimistica del futuro. Rispetto a chi non è affatto impegnato, i volontari individuali si dichiarano più ottimisti circa il miglioramento della loro situazione personale (più 4,6 punti percentuali). Tra i volontari organizzati, addirittura un terzo crede confida che la sua vita migliorerà (più 6,3% rispetto alla media della popolazione).
L’altro elemento interessante è il grado di soddisfazione per la propria vita. L’incidenza di chi assegna un ottimo voto alla propria situazione personale del momento è più alta tra i volontari che non tra chi non si impegna affatto. Anche su questo aspetto, svettano i volontari organizzati. La ragione sarà mica perché i volontari hanno una situazione economica e un’educazione migliore? Non pare: alcuni primi controlli sui dati sono stati effettuati. A parità di altre caratteristiche, chi fa volontariato registra un grado di benessere soggettivo più alto. Questo riscontro sulla popolazione generale conferma quanto i volontari ci hanno raccontato attraverso l’indagine Istat, rispetto alle ricadute che l’impegno produce sulla persona: in grande numero, i volontari “si sentono meglio con se stessi” e “hanno allargato la propria rete di rapporti sociali”.
Cf. “Volontariato fa bene a tutte le età” Reti Solidali, ottobre 2014. Per leggerlo, clicca qui.
Per il momento, lasciamoci incuriosire da questi dati e investiamo ad indagare più in profondità sulle connessioni tra l’attività volontaria e gli impatti sociali sulle persone e sulle comunità.
Articolo collegato di prossima pubblicazione: I profili dei volontari in Italia.