A RIETI C’È UN AMICO PER TE

Dall'accoglienza abitativa alla distribuzione pasti, l’associazione Un amico per te nasce dall’emergenza sisma, per diventare un riferimento sul territorio

Viviamo nella nostra realtà, ma parallelamente c’è un sottobosco di vite e difficoltà che spesso non conosciamo, e che emergono solamente agli occhi dei volontari i quali, quotidianamente, investono il loro tempo per aiutare chi soffre, chi ha bisogno di una mano, di un pasto, di un letto dove dormire la notte. E nel territorio reatino queste problematiche si sono acutizzate soprattutto con il sisma 2016 ed il Covid. Ed è proprio dalla tragedia di Amatrice che nasce l’associazione Un amico per te, che negli anni, però, ha ampliato gli orizzonti. Ce la racconta Maurizio Fattori, tesoriere.

«Un amico per te nasce nel 2016 con l’attribuzione da parte dell’ex Vescovo di Rieti, Domenico Pompili, di un appartamento situato nel centro storico del capoluogo sabino, per l’accoglienza di persone in difficoltà e in special modo per i senzatetto», racconta Fattori. «Le prime persone accolte furono ragazzi di Accumoli e Amatrice che venivano a scuola a Rieti e che purtroppo avevano perso le proprie abitazioni». Quindi una realtà che in piena emergenza ha iniziato a dare il proprio contributo, a partire dall’accoglienza abitativa. Il progetto è proseguito per anni, fino ad oggi, nonostante il paese di Amatrice sia in ricostruzione e tante famiglie, anche attraverso le SAE, si siano già riappropriate di un proprio focolare.

Quanto ha inciso la vostra attivazione in un momento di emergenza come quello del sisma di Amatrice? 

un amico per te
«Abbiamo dato un tetto ad un centinaio di persone. Vogliamo restituire loro una vita il più normale possibile»

«La nascita di Un amico per te, come dicevamo, è legata alla tragedia del terremoto. Il vescovo Pompili si accorse che era difficile trovare alloggi vicini per i terremotati e fu lui a proporci di aiutare queste persone mettendo a disposizione un appartamento non utilizzato. Erano tante le famiglie di Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto che in quel periodo venivano dirottate in Abruzzo o nella costa marchigiana, in hotel o residence, perchè non c’erano alloggi a sufficienza per dare un tetto a tutti. L’accoglienza abitativa, nel tempo, si è evoluta in accoglienza attiva, di ascolto e reinserimento. In questo modo l’associazione Un amico per te è divenuta un riferimento sul territorio, anche per i Servizi Sociali di Rieti e le Forze dell’Ordine».

Quante persone avete accolto fino a questo momento?
«Finora abbiamo dato un tetto almeno ad un centinaio di persone. Vogliamo restituire ai nostri ospiti una vita il più normale possibile, magari aiutandoli a reinserirsi nel circuito lavorativo e a rientrare in famiglia. Negli anni abbiamo dato sostegno a donne sole o con bambini, a uomini soli che avevano perso il lavoro ed altre situazioni di disagio. Dai cinque soci fondatori siamo cresciuti a dodici volontari in pianta stabile, con i quali distribuiamo anche pasti raccolti tramite SolidaRieti. Perchè la rete è importante e fortunatamente ci siamo sempre trovati in sintonia con i Servizi Sociali del Comune di Rieti e le altre associazioni del territorio. La struttura dove accogliamo i senzatetto è Casa Betania (che richiama il luogo dove riposava Gesù). Adesso siamo in procinto di ricevere dal Comune di Rieti, Settore Servizi Sociali diretti dall’assessora Palomba, altre abitazioni da gestire in cohousing, dove  altre persone sole e senza un alloggio potranno trascorrere la loro vita».

Dal suo racconto emerge una forte collaborazione con le istituzioni territoriali
«Esatto, c’è grande collaborazione con il Comune di Rieti, l’assessora Palomba e il dirigente Ridolfi. Ed è bello anche il buon rapporto che si è creato con le altre associazioni, così come dicevamo con la rete SolidaRieti, con la quale raccogliamo derrate alimentari e beni di prima necessità che poi distribuiamo alle famiglie bisognose. Un plauso vorrei rivolgerlo anche al CSV Lazio Casa del Volontariato di Rieti che ci é di grande aiuto nelle attività amministrative e di coordinamento. Per il resto siamo convinti che il ruolo delle associazioni e del volontariato in generale, sia proprio quello di coprire lo spazio che il pubblico non copre, aiutando. Non abbiamo mai sottolineato il nostro ruolo. Comprendendo quali siano le difficoltà economiche del Comune ci rimbocchiamo le maniche e facciamo, senza lamentarci. Ed è giusto così».

Quali bisogni avete come associazione?
«Un amico per te ha iniziato a guardarsi attorno, verso altre necessità: collaboriamo con le altre realtà del territorio, dall’Istituto Divino Amore, al Santuario di Fonte Colombo all’epoca retto da padre Marino Forcelli, fino alla Loco Motiva e il Guazzabuglio. Siamo stati molto attivi anche durante lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, dove si è avvertita la mancanza di aiuti alimentari e non verso gli ucraini arrivati a Rieti, esigenze alle quali abbiamo risposto in modo forte. Il nostro sguardo si è diretto negli ultimi anni anche ai ragazzi. Abbiamo una serie di corsi dedicati al bullismo nelle scuole che hanno aderito alla nostra proposta che svolgiamo insieme alla comandante della Polizia Postale di Rieti, dottoressa Alessandra Ciulla. Abbiamo anche ideato un progetto co-finanziato dalla Fondazione Varrone focalizzato sulla difficoltà dei giovani ad interagire con l’altro,  forse scaturita anche dal Covid. Teniamo quindi corsi dedicati alle social skill presso l’Istituto di Istruzione Superiore Luigi di Savoia di Rieti per educare gli studenti a sviluppare le loro capacità relazionali. Una cosa di cui avremmo bisogno sarebbe implementare la base dei volontari. La gente non è più disposta ad investire il proprio tempo libero nel volontariato, preferisce fare compere nei centri commerciali. Se c’è un aiuto da chiedere è quello di trovare nuovi volontari».

A RIETI C’È UN AMICO PER TE

A RIETI C’È UN AMICO PER TE