ROMA, DIRITTO ALL’ABITARE: LUCI ED OMBRE DEL PIANO CASA 2023-2026

 Stanziati 220 milioni di euro nel 2022, ma l'impegno è per un investimento strutturale. Luca Fagiano: «Bene lavorare sul patrimonio disponibile, ma c'è un vuoto sull'emergenza attuale»

«Sono circa 150mila i nostri concittadini e concittadine che afferiscono all’emergenza abitativa» esordisce così l’assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative, Andrea Tobia Zevi durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo Piano Casa di Roma tenutasi lo scorso 17 maggio al Campidoglio. Di queste «40mila persone sono in graduatoria in attesa di assegnazione alloggio ERP; 15-17mila si trovano nelle grandi occupazioni; 5mila nei campi nomadi; 10mila sono senza fissa dimora; 3mila nei residence e 45mila beneficiano del contributo all’affitto». Una situazione di criticità che coinvolge circa il 5% della popolazione romana che da tempo aspetta risposte concrete alla cronica emergenza abitativa. L’attuazione delle politiche per l’abitare partirà, quindi, dall’obiettivo prioritario di ampliare il numero di alloggi disponibili da destinare allo scorrimento della graduatoria ERP e soddisfare, entro il 2026, il bisogno abitativo dei 3mila nuclei familiari che si trovano in maggiore situazione di fragilità. Il piano ideato dall’Amministrazione intende agire in maniera strutturale attraverso quattro linee d’intervento: reperimento di alloggi per incrementare l’offerta di abitazioni; rafforzamento dei programmi di recupero del patrimonio edilizio e dei progetti di auto recupero; revisione delle misure del welfare abitativo; istituzione dell’Osservatorio della condizione abitativa di Roma e dell’Agenzia sociale per l’abitare.

Le quattro linee di intervento

Piano Casa
Spin Time sarà uno dei progetti di recupero di immobili sul quale l’amministrazione avvierà studi di fattibilità

 Tra le intenzioni della Giunta c’è quella di reperire alloggi attraverso l’acquisto, entro il 2023, di diversi appartamenti appartenenti a enti pubblici e previdenziali, come già avvenuto per le 120 case dell’INPS per le quali l’Assemblea Capitolina ha già autorizzato l’acquisto. Per ampliare lo stock di case disponibili, Roma Capitale cercherà anche sul mercato privato. Tra gli interventi previsti dal piano anche l’individuazione di immobili dismessi e inutilizzati da destinare all’Edilizia Residenziale Pubblica, come già avvenuto a Porto Fluviale per il PINQuA. La realizzazione di tali operazioni dovrà consentire il passaggio da una situazione di illegalità a una di legalità e sviluppo. Nel corso del 2023 l’Amministrazione avvierà gli studi di fattibilità dei progetti di recupero degli immobili: Spin Time, in via Santa Croce in Gerusalemme 55-59 e MAAM in via Prenestina 913 come modello di sperimentazione delle nuove politiche abitative e di buone pratiche per lo sviluppo di interventi di recupero.

Un impegno strutturale nel tempo

 Roma Capitale ha già incrementato le risorse per l’attivazione del Piano Casa, stanziando 220 milioni di euro nel 2022. L’impegno è quello di rendere questo investimento strutturale nel tempo, reintegrando la somma coerentemente con gli obiettivi del Piano. Metà delle risorse previste andranno a finanziare l’acquisizione di circa 1.500 – 2.000 nuove unità abitative; il 30% verrà destinato all’acquisto di case detenute attualmente in fitto passivo e il restante 20% sarà destinato ai progetti di recupero e auto recupero e all’istituzione di un fondo di garanzia.

Il Piano Casa risponderà ai bisogni?

piano casa
Fagiano: «Questo è un piano di indirizzo non è una delibera operativa. Bisognerà verificare cosa accadrà nel concreto». Immagine Coordinamento cittadino di lotta per la casa

«La prima cosa positiva da dire», commenta Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa, «è che il Comune torna a finanziare l’edilizia residenziale pubblica. Il fatto che siano stati stanziati, per i primi due anni, 220 milioni di euro con l’obiettivo dei 500 milioni di euro nel quinquennio, è sicuramente qualcosa di significativo; che dimostra un’attenzione al problema che si è vista molto meno nel passato. È chiaro che questi fondi non sono sufficienti se non c’è un investimento del Governo – che in realtà li sta ritirando dal problema abitativo – e dalla Regione Lazio, che ancora non ha dato nessun segnale. Dal punto di vista delle misure, Roma è una città che non ha bisogno di nuovo consumo di suolo, dunque è un bene lavorare sul patrimonio disponibile. Ci sono tantissimi alloggi invenduti, si parla di circa 200mila unità, quindi lavorare sull’invenduto e sul già costruito è importante per non distruggere parti dell’agro romano e non sovraccaricare la città. Un altro aspetto positivo che si va a scorgere nel Piano è la possibilità di andare a riqualificare tutto il patrimonio invenduto. Ne emerge un’idea di città che si rigenera. Abbiamo gli esempi di Porto Fluviale, Spin Time e di Metropoliz e ci sono una serie di immobili tra cui le occupazioni abitative, soprattutto quelle che sono presenti nel patrimonio pubblico, che da criticità potrebbero diventare una risorsa dove si possono fare case, ma anche spazi sociali, culturali e servizi.»

Le criticità del Piano Casa 2023-2026

 Sebbene il Piano Strategico rappresenti un cambio di passo rispetto al passato, non mancano gli aspetti negativi. «Per quanto mi riguarda», continua Fagiano, «il Piano ha due criticità: c’è un grosso vuoto rispetto all’emergenza che esiste oggi. Se per l’emergenza del passato – le occupazioni, i residence ecc. – c’è una prospettiva che si viene a delineare; questa non c’è per le persone che oggi vengono sfrattate (perché gli sfratti stanno continuando), vivono in tendopoli, o in co-abitazione, o in situazioni malsane. Insomma non c’è un piano per tutte le persone che sono cadute in questo grande buco nero che è la crisi e non ce la fanno più a pagare mutui e affitti. Per loro non ci sono soluzioni alternative se non misure un po’ palliative, come buoni o altro, che poi finiscono per contribuire a drogare in un certo senso il mercato della casa, perché in questo modo lasci che gli affitti continuino ad aumentare. L’altra criticità è che questo è un piano di indirizzo non è una delibera operativa e quindi bisognerà verificare cosa accadrà nel concreto.»

Immagine in copertina: Coordinamento cittadino di lotta per la casa

 

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