EURO BALKAN FILM FESTIVAL: I BALCANI GUARDANO L’EUROPA

L’Euro Balkan Film Festival va in scena dal 30 ottobre al 6 novembre a Roma, tra la Casa del Cinema, il Nuovo Cinema Aquila e il Cinema Troisi. Giunto alla sua ottava edizione, rafforza la propria identità come ponte culturale tra l’Europa e i Balcani. Tra gli ospiti Emir Kusturica e Radu Jude

di Maurizio Ermisino

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Se avete voglia di conoscere un cinema vitale, non addomesticato, libero, un cinema che vi faccia viaggiare dentro i grandi drammi della storia e nelle pieghe più scomode dell’attualità, che curi la memoria per guardare a un futuro migliore, l’Euro Balkan Film Festival è un appuntamento da non mancare. Si va in scena dal 30 ottobre al 6 novembre a Roma, tra la Casa del Cinema, il Nuovo Cinema Aquila e il Cinema Troisi, con un’anteprima prevista per domani, 28 ottobre (il programma completo del festival è qui). Giunto alla sua ottava edizione, l’Euro Balkan Film Festival prosegue il cammino intrapreso lo scorso anno, rafforzando la propria identità come ponte culturale tra l’Europa e i Balcani. Reti Solidali, media partner, seguirà il festival con attenzione. Ne abbiamo parlato con Mario Bova, Direttore Artistico del festival. «Quest’anno abbiamo continuato una tradizione che guarda alle coproduzioni tra Italia e i Paesi balcanici» ci ha raccontato. «Lo abbiamo già fatto negli anni passati, studiando le difficoltà che i produttori italiani e balcanici avevano nel lavorare insieme. Si tratta di difficoltà di carattere finanziario, di conoscenza dei luoghi o della possibilità di avere dei servizi adeguati.  Ci siamo sempre interessati al tema con workshop di confronto tra i vari soggetti. Quest’anno continuiamo su questa linea, ma abbiamo messo a confronto, oltre che i produttori, gli stessi autori: crediamo che stiano vivendo un periodo difficile a causa della forte presenza delle AI, degli algoritmi, delle piattaforme. Da queste tecnologie può uscire fuori una standardizzazione del prodotto e delle storie. Abbiamo invitato a parlare molti autori, dall’Europa occidentale e comunitaria all’Europa balcanica». Con il passare degli anni la resistenza a produrre insieme si è andata attenuando. «La situazione è notevolmente migliorata: le coproduzioni aumentano di anno in anno. Al festival di quest’anno, su 16 lungometraggi, 8 sono coproduzioni con l’Italia. Cinque anni fa non erano più di uno o due» ci spiega.

Il monito di Radu Jude

Uno dei momenti più interessanti dell’Euro Balkan Film Festival sarà la riflessione tagliente di Radu Jude sulla società europea, domenica 2 novembre al Cinema Troisi. Il suo ultimo film, Kontinental 25 (109’, Romania, 2025), sarà presentato nell’ambito della serata L’Europa vista dai Balcani: il monito di Radu Jude. «Radu Jude è un critico molto tagliente delle realtà che tratta» ci illustra il Direttore artistico. «In questo film ha preso di mira la società europea di oggi. Fa un excursus di questa società con critiche notevoli, in cui, al di là del linguaggio personale, molti di noi si ritrovano: ci racconta l’Europa, le sue prospettive e certi sviluppi che non avremmo gradito».

Euro Balkan Film Festival

Per non dimenticare: il Kosovo e Srebrenica

La storia recente dei Balcani porta con sé ferite non ancora chiuse del tutto. Si tende quasi a dimenticare che 30 anni fa, in una terra vicina a noi, c’è stata una guerra sanguinosa. Ed è stata quella l’ultima volta che, prima dei giorni nostri, si è parlato di genocidio. La giornata di martedì 4 novembre, al Cinema Troisi, sarà quella della memoria. La guerra del Kosovo del 1999 sarà raccontata da Afterwar di Brigitte Stærmose (Denmark-Kosovo-Sweden-Finland, 85’, 2024). E poi avrà luogo l’incontro Trent’anni dopo: l’eco di Srebrenica. Ci sarà Miljenko Jergović, narratore dell’intimità e della memoria, e la consegna del Premio Ismail Kadaré per la cooperazione culturale euro-balcanica. A seguire ci sarà la proiezione de I diari di mio padre di Ado Hasanović (Italia, 93’, 2024), che esplora le ferite personali e collettive della Bosnia. Parlare di Srebrenica oggi è importante sia per avere una prospettiva storica, sia per ribadire che certi rischi sono sempre in agguato. E la storia di questi giorni lo dimostra. «Il punto è proprio questo» commenta Mario Bova. «Il festival, qui e in altre parti, vuole proprio sottolineare che dai Balcani ci vengono delle lezioni, purtroppo drammatiche. Le lezioni sono importanti perché si può capire cosa non è andato nel verso giusto, e cosa si può cambiare. Genocidio è una parola che oggi, purtroppo, ricorre nuovamente. Ed è veramente un grande monito a capire la storia e ad attrezzarsi perché certe situazioni enormi, catastrofiche, non avvengano più. La cinematografia balcanica è fortemente legata alla memoria, ma è una memoria che stimola a guardare al presente e a un futuro che superi assolutamente i motivi del passato. Questo futuro lo stanno costruendo soprattutto le donne e i giovani, che stanno avendo un ruolo di spinta forte verso una nuova società. Le donne tentano di rimuovere un patriarcato ancora forte e lo fanno con un coraggio e una passione straordinaria, e film molto innovativi. E i giovani, partendo dalla memoria, puntano a futuro senza guerra e di integrazione».

Euro Balkan Film Festival
Il 4 novembre, al Cinema Troisi, sla guerra del Kosovo del 1999 sarà raccontata da Afterwar di Brigitte Stærmose, in foto

Ferite di oggi: la Rotta Balcanica

E i Balcani sono teatro di ferite aperte anche nei giorni che stiamo vivendo. Quelle terre oggi sono il percorso della Rotta Balcanica, il percorso di tanti migranti con il sogno di arrivare in Europa che si infrange violentemente contro la Fortezza Europa e le polizie degli Stati di confine. Per raccontare tutto questo, giovedì 30 ottobre alla Casa del Cinema verrà proiettato Il silenzio degli dei (Dwelling among the gods), per la regia di Vuk Ršumović (Serbia-Italia-Croazia, 100’, 2024). «Il tema delle migrazioni è un tema forte della cinematografia balcanica» ci spiega il Direttore Artistico. «Il cinema serbo si è concentrato molto su questo tema. Il silenzio degli dei è una critica contro la società, contro la burocrazia che non coglie il dramma di questo fenomeno e si trincera dietro le regole. È un cinema che racconta efficacemente il rapporto tra le istituzioni e chi subisce questo fenomeno. E il linguaggio usato è molto efficace». Ritroviamo questo tema anche in un film che vedremo all’anteprima del 28 ottobre allo Spin Time, Dom di Massimiliano Battistella (Italia – Bosnia ed Erzegovina, 83 min, 2025), una storia di migrazioni tra Bosnia e Italia.

Emir Kusturica: il Maestro

Ma se il cinema balcanico ha fatto breccia in tutto il mondo, e in Italia, lo dobbiamo a uno dei maestri di questo cinema. Emir Kusturica. In tanti lo abbiamo conosciuto con Underground, Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1995. Ma la sua è una filmografica ricchissima. Emir Kusturica mercoledì 5 novembre sarà il protagonista di una serata dedicata interamente a lui, in cui dialogherà, tra gli altri, con Mario Sesti e Vladan Radović. «Emir Kusturica sarà al Cinema Troisi con un film che molti italiani ricordano, uno dei suoi più belli, Ti ricordi di Dolly Bell? (Jugoslavia, 107’, 1981), il suo primo lungometraggio. C’è tutta la sua personalità, il suo carattere, in un confronto tra Sarajevo e Milano, tra la Bosnia e l’Italia degli anni Sessanta, raccontato con un’efficacia formidabile» spiega Bova. «Il nostro obiettivo è fare un discorso più approfondito sul cinema civile di Kusturica, il cinema che prova ad analizzare le società, il modo di vivere dei popoli. E che si potrebbe distinguere dal suo cinema più politico». Prima verrà proiettato anche il documentario Maradona di Kusturica. Il presidente della giuria del festival è Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino di stanza a Parigi, che parlerà del rapporto tra la cultura cinematografica e l’attualità del mondo.

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Emir Kusturica mercoledì 5 novembre sarà il protagonista di una serata dedicata interamente a lui, in cui dialogherà, tra gli altri, con Mario Sesti e Vladan Radović

Un cinema che parla al cuore

Ma come si può definire il cinema balcanico? Come si può provare, tra le sue mille anime, a trovare dei tratti comuni? Nei Balcani ci sono la vitalità strabordante di un Kusturica, il rigore quasi geometrico di Milčo Mančevski, le denunce sociali, quasi vicine ai Fratelli Dardenne, di Cristian Mungiu. E potremmo andare avanti all’infinito.  È un cinema meno addomesticato rispetto a quello occidentale, ormai quasi ovunque un’industria, un cinema più selvaggio. «Trova che sia un cinema che parla più immediatamente al cuore delle persone, perché si fa forte di una serie di tematiche così potenti e così vicine all’umanità che viene sentito con forza» riflette Mario Bova. «Con questo cinema ci stiamo avvicinando ai giovani, che lo recepiscono con una forza straordinaria, si lasciano emozionare. È la profonda umanità di questo cinema, questo entrare in contatto con il dramma della vita, presentare problematiche condivise. E anche inquietudini del futuro. In tutto questo i giovani si ritrovano. Sono più reattivi degli adulti a certe tematiche. La maturità dell’età frena certe reazioni».

 

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