PER CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI SERVE L’IMPEGNO DI TUTTI

L'obiettivo 11 dell'Agenda 2030 detta obiettivi ampi, ma molto concreti. Che chiedono volontà politica, ma anche partecipazione dal basso

«Città e comunità sostenibili. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili»: è formulato così l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030. È un tema molto ampio, che tocca aspetti cruciali della vita di chi risiede nelle città, cioè della maggior parte di noi: attualmente in Italia il 75% della popolazione vive nelle aree urbane. Il tema è ampio perché, per rendere le città sostenibili, sempre secondo l’agenda, entro il 2030 occorre affrontare una serie di problemi, che vanno dagli alloggi ai servizi di base, ai trasporti, alla protezione del patrimonio culturale e naturale, al modo di affrontare le calamità naturali, alla riduzione dell’impatto ambientale, alla qualità dell’aria, alla gestione dei rifiuti e così via.

 

Secondo il Rapporto Asvis 2018, in Italia qualche passo avanti è stato fatto, a partire dal 2016, almeno per quanto riguarda le condizioni delle abitazioni e la quota dei rifiuti urbani in discarica. Più critiche rimangono altre questioni, come quelle legate all’abusivismo e ai trasporti. Possiamo farcela, entro il 2030? Forse la domanda più corretta è: vogliamo almeno provarci, entro quella data? Questa domanda ci riguarda tutti, perché tutti sono coinvolti nell’impegno per il raggiungimento degli obiettivi: politica, pubblica amministrazione, associazioni, singoli cittadini, aziende…

Ne è convinto Lorenzo Pompi, referente del gruppo di lavoro sul goal 11 di Asvis. «È vero che questo è un obiettivo molto ampio, ma il focus principale è sulla costruzione di città e comunità sostenibili e resilienti», spiega. «Questo significa, in linea di principio, garantire a tutti un alloggio di base adeguato, fornire l’accesso a sistemi di trasporto sicuri e convenienti per tutti, ridurre significativamente il numero di morti a causa di calamità naturali… L’obiettivo generale è quello di ridurre l’impatto ambientale, sia dal punto di vista ambientale che dei cittadini.»

Nell’obiettivo si parla di “comunità resilienti”. A che cosa ci si riferisce?
«A comunità che siano in grado di resistere a situazioni anche drammatiche, come quelle legate a fenomeni naturali – pensiamo ad esempio ai terremoti. Comunità forti, diciamo».

Si parla di città, ma anche di comunità sostenibili. Perché?
«Sembra una banalità, ma per costruire città sostenibili, per fare in modo che il territorio abbia queste caratteristiche di resilienza, ci deve essere una comunità fortemente unita. Questo si traduce in collaborazioni tra pubblico e privato, ma anche in generale in un tessuto sociale ed economico, che sia in grado di rispondere ai bisogni del territorio, anche là dove ci siano mancanze da parte del Pubblico.»

In altre parole i temi ambientali e quello della coesione sociale sono collegati?
«Sì, vanno di pari passo».

La maggior parte della popolazione mondiale ormai vive nelle città…
«…E il futuro sarà sempre più urbano: la percentuale di abitanti nelle città sarà sempre maggiore.»

… però in Italia le città sembrano aver smesso di crescere.
«In Italia non c’è crescita demografica in generale, quindi anche le città ne risentono. Ovviamente ci sono anche problemi strutturali, che cambiano da città a città. Tant’è vero che il Goal 11 va declinato diversamente a seconda dei territori. Essendo un goal molto legato alla singola comunità a cui viene applicato, è difficile fare un discorso generale.»

Chi e come deve declinare gli obiettivi?
«Da una parte ci deve essere dall’alto una vera volontà politica: è la politica che deve dare l’impulso per costituire strumenti che siano in grado di misurare i progressi, per quanto riguarda gli obiettivi di sviluppo sostenibile».

Mi verrebbe da dire che, per misurarli, i progressi devono esserci.
«Troppe volte siamo rassegnati e ci accontentiamo di sopravvivere o di tirare avanti nelle situazioni che ci circondano. Roma in questo senso è un caso eclatante. Gli obiettivi 2030 ci spingono ad andare avanti, ad essere ambiziosi. In Italia è urgente costruire un’Agenda Urbana Nazionale, che definisca gli obiettivi prioritari e le aree su cui agire.»

Chi dovrebbe elaborarla?
«Dovrebbe nascere da una grande consultazione pubblica, tramite un dialogo costante tra istituzioni e società civile, che devono farsi carico delle urgenze e dei bisogni di tutti e fare un lavoro di coordinamento e di governance, per arrivare alla definizione dell’agenda.»

 

città e comunità sostenibili
(foto di Francesco Saverio Ranieri)

Quindi da una parte la volontà politica, dall’altra?
«L’iniziativa deve partire comunque dal basso, perché serve una forte partecipazione. Partnership pubblico-privato, società civile, associazioni, organizzazioni e ovviamente le imprese, che sono uno snodo fondamentale.»

Non c’è mai stato in Italia un processo di questo tipo.
«A livello nazionale no. Però ci sono territori che si stanno organizzando, grazie alla Carta di Bologna dell’Ambiente del 2017, che i sindaci delle città metropolitane si sono impegnati ad adottare non solo come strumento di pianificazione, ma come strumento in grado di indicare obiettivi misurabili.»

A Roma le priorità quali sono?
«Sicuramente la mobilità, che è un punto imprescindibile. E poi ovviamente la riqualificazione urbana, a partire dalle periferie, ma senza trascurare il decoro delle zone centrali, vista anche l’importanza turistica di Roma. E il problema dei rifiuti, fondamentale dal punto di vista ambientale.»

Si sta muovendo qualcosa a Roma o nelle altre città del Lazio, per il raggiungimento di questo obiettivo?
«L’Avsis ha dei progetti con il Comune di Roma, che ha elaborato il suo BES (indice del benessere equo e sostenibile), e quindi si sta muovendo a livello di misurazione. È un po’ più difficile entrare nel merito delle politiche vere e proprie, anche con la Regione. Ma cerchiamo di portare avanti un dialogo costante.»

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