IMMIGRAZIONE. SE GUARDIAMO I NUMERI, NE ABBIAMO MENO PAURA

Roma è la città italiana con più immigrati, ma nel resto del Lazio la percentuale è bassa. Cresce il numero delle partite IVA, ma resta il problema dei transitanti

di Giorgio Marota

Cambiare l’attuale narrazione sull’immigrazione fatta di paure e muri, fornendo una voce alternativa che parte dai numeri e dalle esperienze positive. È questa la via che l’Osservatorio Romano sulle Migrazioni ha deciso di seguire anche quest’anno, in occasione del XII Rapporto statistico sulla presenza e sulla vita degli stranieri nella Capitale e nel Lazio.

Realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS congiuntamente con l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, il rapporto è uno dei più organici disponibili in Italia, con approfondimenti che non si limitano al comune di Roma, ma includono anche i comuni della Città Metropolitana e le altre province, per poi esaminare la regione nel suo complesso.

I numeri degli immigrati a Roma e nel Lazio

«Abbiamo notato che c’è una grande distanza tra la realtà del fenomeno migratorio e la percezione dei cittadini. Perché si ha paura? Perché non si conosce», ha spiegato Ugo Melchionda, presidente Idos, in occasione della presentazione del rapporto, giovedì 25 maggio a Roma.

immigrati a Roma
Il XII Rapporto dell’Osservatorio Romano sulle migrazioni

Sono precisamente 645.159 i residenti stranieri nel Lazio, il 12,8% della presenza in Italia: si tratta della seconda regione dopo la Lombardia per numero di immigrati e la terza per la loro incidenza sulla popolazione (dopo Emilia Romagna e Lombardia). Tra gli immigrati a Roma e nel lazio i più numerosi sono i romeni (227 mila), seguiti da filippini (45 mila), bangladesi (32 mila), albanesi e indiani (24 mila); più donne che uomini (52,4% contro il 47,6), soprattutto nella città Metropolitana di Roma, dove al 1 gennaio 2016 il numero degli stranieri è di circa 530 mila unità. In questo caso la Capitale batte tutti: 83 mila stranieri in più di Milano, il 10,5% della quantità nazionale e l’82% del totale residente nel Lazio. Nella regione seguono Latina (48 mila), Viterbo (30 mila), Frosinone (24 mila) e Rieti (13 mila).

Chi resta e chi transita

Al di là dei numeri, dall’Osservatorio emerge come ci sia un aumento di chi soggiorna per più tempo, un calo dei permessi di soggiorno a termine, un aumento di acquisizioni della cittadinanza italiana (9 mila persone, +24,6% rispetto al 2014), un aumento di imprese condotte da immigrati (quasi 71 mila nel Lazio, con un incremento del +38% dal 2011 al 2015 e 328 mila occupati), diversi limiti legislativi nell’accoglienza e un vero e proprio vuoto per quanto riguarda i transitanti.

Emblematiche in questo senso le testimonianze portate da Medici per i diritti umani (MEDU) e Baobab Experience: le due realtà collaborano per dare un’accoglienza dignitosa, favorendo l’interazione tra supporto medico, legale e civile, a più di 35.000 migranti transitanti nella Capitale. Baobab, senza una sede (quella di via Capua è stata sgomberata il 6 dicembre 2015), ha stanziato un presidio tra via Chiaromonte e la stazione Tiburtina, in un luogo che è stato definito dagli operatori stessi «anonimo, introvabile e abbandonato a sé stesso». Oggi lì ci sono tende e gazebi, ma non ci sono acqua corrente ed energia elettrica.

centro baobab
Baobab Experience lavora con i transitanti, ma è senza sede dalla fine del 2015

«Siamo preoccupati», ha spiegato Marzia Di Mento, volontaria Baobab, in occasione della presentazione del rapporto. «Roma non ha un centro d’accoglienza per i transitanti». Sentimento simile quello di Alberto Barbieri di MEDU che ha parlato di oltre 500 persone assistite fin qui nel 2017 (e siamo solo all’inizio dei flussi migratori estivi), principalmente provenienti da Eritrea, Sudan e Somalia, con età media 25 anni: il 90% di essi ha subito torture, violenze e abusi gravissimi nel paese di origine o lungo la rotta migratoria e in particolare in Libia, «dove dire che le carceri non rispettano i diritti umani è un eufemismo».

Una denuncia raccolta e rilanciata dall’assessore alle politiche sociali della regione Lazio, Rita Visini, presente anch’essa all’evento: «La regione ha competenza sulla seconda accoglienza, non sulla prima, che spetta alla prefettura e alle amministrazioni locali. Insieme a tutti i presidenti di Regione abbiamo chiesto al ministro Minniti maggiore competenza sul tema immigrazione. C’è la voglia e la consapevolezza di potere e volere fare di più».

Refugees Welcome Italia e l’accoglienza domestica

Al di là delle problematiche, raccontare un’altra storia sull’immigrazione è possibile, ma per farlo serve cambiare la prospettiva. Ce lo dicono statistiche e numeri, che sono lì ad indicare come il fenomeno non sia così allarmante e come ci sia una percezione totalmente errata dell’immigrazione: ad esempio secondo una ricerca Ipsos Mori, nel 2014 gli italiani credevano che gli immigrati fossero il 30% della popolazione, mentre erano solo il 7%.

Al frame dell’allarmismo e dell’emergenza, ma anche a quello del pietismo, possiamo sostituire quello della comprensione e della consapevolezza di quanto l’immigrazione possa essere una risorsa sociale, culturale ed economica. È il punto di vista di una società civile che si rimbocca le maniche per offrire soluzioni concrete, come sta facendo Refugees Welcome Italia Onlus, che dal 2015 promuove l’accoglienza domestica su tutto il territorio nazionale, attraverso una piattaforma online.

Immigrati a Roma
La Marcia dei Piedi Scalzi, che si è evolta l’anno scorso a Roma – Foto Giorgio Marota

A Roma RWI ha lavorato sul fronte dei rifugiati che hanno già completato l’iter della seconda accoglienza, favorendo l’arrivo nelle case e l’inserimento in famiglie di migranti che, concluso il loro percorso presso i centri di accoglienza e trovandosi nell’impossibilità di poter realizzare la propria vita in autonomia, necessitano di un aiuto concreto. Per aderire al progetto serve iscriversi al canale www.refugees-welcome.it, presentare la domanda, mettere a disposizione una stanza e rendersi disponibili a una formazione che RWI fa alle famiglie prima di autorizzare la convivenza.

Le convivenze realizzate in città sono state 10 nel 2015 e dimostrano quanto a volte anche una goccia nell’Oceano può essere significativa. Perché oltre ai numeri e alle statistiche sugli immigrati a Roma e altrove, fondamentali nella comprensione dei fenomeni, c’è bisogno di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso storie di vita, scelte, percorsi condivisi ed esempi di umanità.

 

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