LE CICLISTE AFGHANE, IN CERCA DI UNA NUOVA VITA

Arrivate in Italia ad agosto, un gruppo di ragazze cicliste sta cercando di integrarsi in Italia, grazie a Road to Equality. E pensano ai parenti in pericolo...

Le giovani cicliste afghane, arrivate in Italia alla fine di agosto dopo tante difficoltà (ne abbiamo parlato QUI) stanno provando a costruirsi una nuova vita, professionale e non solo. «Le ragazze hanno vissuto mesi molto intensi. Hanno trascorso il periodo di quarantena ad Avezzano, al campo della protezione civile, dove Alessandra Cappellotto, presidente di Road to Equality, appena è stato possibile, le ha raggiunte», racconta Anita Zanatta, vice presidente di Road to Equality. «Quando siamo riuscite a ricompattare il gruppo delle ragazze, dopo problemi di documenti mancanti e complicazioni con le linee telefoniche, abbiamo scoperto che le persone arrivate erano solo quattordici, tra atlete e loro familiari: hanno tra i 10 mesi e i 26 anni. È stata una sorpresa bellissima sapere che una bimba di 10 mesi era riuscita a raggiungere l’Italia».

Un faro sempre acceso

È importante mantenere un faro sempre acceso sull’Afghanistan: come succede sempre, dopo qualche settimana non se ne è parlato quasi più. «Stiamo lavorando per capire cosa poter fare e come, insieme alle istituzioni e all’UCI (l’Unione Ciclistica Internazionale), per far tornare in Italia anche le altre ragazze rimaste lì. «Dobbiamo tenere il riserbo, perché è una questione molto delicata, che evolve di giorno in giorno. La situazione è molto difficile in Afghanistan: a Kabul ci sono state delle perdite anche tra i familiari delle giovani che sono qui. Il fratello di una di loro è stato ucciso e altri familiari sono in pericolo a causa dei talebani».

I progetti delle cicliste afghane

Le ragazze sono entrate nel programma Sai (Sistema Accoglienza Integrazione), che prevede anche un mediatore linguistico e culturale, sono seguite a 360 gradi e stanno frequentando i corsi di italiano per stranieri.

cicliste afghane
Il gruppo di cicliste portato in Italia da Road to Equality

«Noi di Road to Equality le seguiamo, ci affianchiamo al percorso ufficiale, con piccole attenzioni aggiuntive. Le stiamo coccolando: sarebbero potute essere disperse nel territorio come la maggior parte dei profughi arrivati, invece siamo riuscite a mantenere insieme i nuclei familiari», spiega Zanatta. «Sono in Veneto e stanno provando a integrarsi pian piano: frequentano la palestra, giocano a calcetto e a pallavolo. Noi cerchiamo di essere vicine a loro. Grazie ad aziende che ci supportano stiamo recuperando materiali per poterle far allenare: biciclette, caschi, abbigliamento tecnico. Una decina di giorni fa hanno fatto la loro prima uscita in bicicletta, insieme ad Alessandra Cappellotto e ad un’altra campionessa del mondo di ciclismo, Tatiana Guderzo, che è stata molto brava ad accompagnare le ragazze. Per loro è stato un momento molto emozionante».

Con l’inizio del nuovo anno saranno inserite in squadre ciclistiche per portare avanti la loro attività. Sono previste altre uscite, convegni ed iniziative per sensibilizzare sul tema dell’Afghanistan e non solo. Tutto il progetto di Road to Equality è legato all’empowerment femminile, al sostegno alle donne ad emanciparsi e ad avere un’autodeterminazione. «Gli sponsor sono indispensabili, ma attiviamo anche delle piccole raccolte fondi: abbiamo bisogno di supportare le ragazze non solo per quanto riguarda l’attività ciclistica». È attiva una raccolta fondi per sostenere le ragazze afgane.

Non solo l’Afghanistan

L’associazione Road to Equality è nata quest’anno, come naturale prosecuzione di CPA Women, fondata nel 2017 da Alessandra Cappellotto, ex ciclista, prima italiana a vincere il campionato del mondo su strada. Road to Equality promuove il ciclismo come mezzo di emancipazione: il progetto dell’associazione tende a valorizzare la dignità delle atlete in tutti i Paesi emergenti.

«Abbiamo supportato quattro atlete nigeriane che, per la prima volta nella storia, hanno partecipato ai Mondiali di ciclismo su pista a Roubaix, in Francia, che si sono conclusi da poco; le ragazze hanno vinto il premio come miglior outfit con i loro body. Il Rwanda ha avuto l’assegnazione dei mondiali 2025. Per poter partecipare alle gare in Africa, le atlete devono spostarsi il più delle volte in aereo (gli spostamenti sono lunghi) e hanno bisogno di alcune assicurazioni per gareggiare. Con Road to Equality cerchiamo di contribuire a finanziare questi costi. Costi che precludono alle atlete la possibilità di allenarsi, di mettersi in mostra, di ottenere le qualificazioni per determinate competizioni».

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