MAGLIANA 80: LA PROSTITUZIONE DALLA STRADA A CASA, DOPO IL COVID

Concetta Giampà, dell’Unità di Contatto antitratta/sfruttamento sessuale della cooperativa sociale Magliana 80, a Roma, fa un quadro su come, con il Covid 19, sono cambiati i bisogni, gli sfruttamenti, le richieste da quando il lavoro in strada è diventato lavoro in casa

Nel post pandemia io e i colleghi, delle Unità di Contatto antitratta/sfruttamento sessuale della cooperativa sociale Magliana 80, a Roma, abbiamo iniziato a porci degli interrogativi rispetto al fenomeno della diminuzione di presenze in strada. Fino ad allora, nel Lazio, i numeri di persone che lavoravano all’aperto erano altissimi, in alcune zone dovevamo dividere l’uscita in due o tre tappe. Ricordo ancora le uscite dopo il lockdown in cui giravamo per le “nostre zone” incontrando pochissima gente e ci chiedevamo: Dove sono? Hanno cambiato zona? Sono tornate a casa? Forse dobbiamo cambiare gli orari? Nessuno di noi ha mai pensato che il Covid19 avesse fatto sparire il fenomeno della prostituzione, ma qualcosa era cambiato… così con le utenti storiche che contattavamo in quel periodo, abbiamo iniziato a chiedere come mai secondo loro vi era un forte calo di presenze. Molte ci hanno raccontato che durante la pandemia hanno iniziato a lavorare in casa, viste le restrizioni, e questo ha portato tante di quelle che prima uscivano in strada a rimanere al chiuso. Alcune invece hanno iniziato a lavorare sia dento che fuori. Le motivazioni che ci hanno dato in relazione a queste scelte riguardavano: la maggiore privacy, per loro e i clienti; la possibilità di potersi organizzare gli appuntamenti durante la giornata e non passare troppe ore in strada ad aspettare; l’opportunità di avere condizioni igieniche migliori, di lavarsi in un bagno invece di usare salviettine umidificate: «Il lavoro indoor ha dei vantaggi, ma è più pericoloso, non sai mai chi può arrivare e come arriva, molte di quelle che lavorano in casa spesso non sono mai da sole, c’è sempre qualcun’altra perché la casa è un luogo chiuso, mentre in strada riesci a capire subito se una persona può essere più o meno pericolosa anche se il rischio c’è sempre. Lavorare in casa ha un costo maggiore, non tutte se lo possono permettere, devi pagare le inserzioni sui siti e gli affitti perché spesso i clienti si vedono in altri appartamenti che non sono la propria abitazione», ci hanno spiegato.

Magliana 80: dalla strada al web con la mappatura digitale

Magliana 80
«Il lavoro indoor ha dei vantaggi, ma è più pericoloso, non sai mai chi può arrivare e come, molte di quelle che lavorano in casa spesso non sono mai da sole»

Le loro risposte ci hanno permesso di capire che il fenomeno era ed è in evoluzione. Questo ci ha portati a impostare, in un primo momento, un lavoro diverso di mappatura, non più legato alla sola perlustrazione delle strade in orari e giorni sempre diversi, ma anche ad una ricerca mirata sul web, cercando di intercettare blog, siti, gruppi in cui poteva esserci l’offerta di prestazioni sessuali. La mappatura digitale ci ha offerto in pochissimo tempo la possibilità di capire che l’offerta delle prestazioni era ampissima e ci poneva d’avanti ad una nuova sfida lavorativa, sfida che è stata accolta da tutti i colleghi con grande entusiasmo da un lato, dall’altro però ci ha messi in una nuova dimensione, in cui dovevamo assolutamente rivedere metodologie e pratiche fino ad allora attuate. Per iniziare a fare questo ci siamo confrontati con altre Unità di Contatto italiane, che già da tempo avevano iniziato ad attuare una sperimentazione di contatto indoor, e che ci hanno fornito gli strumenti per muovere i primi passi. In questo senso un ringraziamento particolare va all’Unità di contatto del Progetto Navigare del Veneto e al Progetto Vivian Love della Toscana, che ci hanno sostenuti, formati e informati. La sperimentazione ha avuto inizio i primi di maggio scorso: ci siamo dati tre mesi per capire se le cose funzionassero. L’obiettivo primario, definito in equipe, per questo nuovo percorso è stato quello di entrare in contatto con potenziali vittime di sfruttamento sessuale, negli spazi al chiuso. Durante questo periodo, in modo sistematico e in funzione delle possibili disponibilità da parte di tutti, abbiamo creato due database: uno per la raccolta dei numeri e l’altro per inserire le persone a cui abbiamo fornito informazioni o materiale, oltre alla produzione di materiali sanitari e non, in formato digitale, tradotti in varie lingue e scritti con un linguaggio semplice e comprensibile da inviare tramite sms o chat di messaggistica.

I numeri

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Ci auguriamo che il nostro lavoro, le osservazioni e i risultati che portiamo possano essere monito a nuove policy governative

In modo inaspettato dopo un paio di volte che inviavamo i messaggi abbiamo iniziato ad avere un riscontro positivo, probabilmente perché la scelta del primo aggancio è stato orientata all’ambito sanitario, in relazione ad un’ottica di riduzione dei rischi e sensibilizzazione alla salute dei sex worker. I dati raccolti ci hanno permesso anche di osservare che chi lavora esclusivamente in indoor è una popolazione di persone, donne e transgender, che si sposta continuamente in tutta Italia e spesso le informazioni che chiedono sono principalmente legate alla salute. Abbiamo attualmente contattato 57 persone, per lo più donne dell’est Europa e transgender dal Sud America, ma dato interessante è stato l’aver contattato anche 4 uomini che in strada è quasi impossibile intercettare, almeno nella Regione Lazio. Di queste 57 persone contattate, 4 le abbiamo incontrate fisicamente in strada, dandoci un appuntamento in un orario, luogo, giorno e zona che potesse far comodo all’utente e a noi, in funzione delle uscite “tradizionali” di Unità di Contatto. La decisione di incontrarle è stata dettata in primo luogo dalle barriere linguistiche che non ci permettevano, tramite sms/telefonata, di capire la richiesta che ci era stata effettuata e poi, con l’occasione, abbiamo lasciato loro del materiale sanitario (preservativi/lubrificanti), flyer informativi sulle malattie sessualmente trasmissibili, in lingua, e numeri utili per emergenze sanitarie, sociali e legali.  Oltre alle barriere linguistiche, un’altra barriera è stata dettata dalla modalità in cui contattiamo le persone attraverso l’indoor, mentre in Unità di Contatto tradizionale abbiamo la possibilità di intercettare lo sguardo delle utenti e, da quello, capire se è il caso di fermarci oppure salutare e andare via. Nel contatto telefonico viene a mancare la comunicazione non verbale: quando arriva il nostro messaggio o la nostra telefonata non sempre ci rispondono, forse perché impegnate forse perché non sono sole e non si sentono libere di farlo. Motivo questo che ci sta portando volta per volta ad affinare, modificare, cambiare la modalità e i mezzi con cui le contattiamo avendo particolare attenzione alla fascia oraria in cui proviamo a sentirle.

Ripensare le Unità di Strada

Magliana 80
Ristrutturare e ripensare le Unità di Strada significa intercettare prima di tutti le nuove forme di schiavitù.

Il lavoro in Indoor ci ha portando non solo a modificare le nostre metodologie lavorative e di comunicazione, ma ci ha permesso di mettere in discussione e riflettere su come migliorare, cambiare e adeguare il lavoro di emersione delle Unità di Contatto, in funzione di queste nuove modalità di sfruttamento. Ristrutturare e ripensare le Unità di Strada, oggi, significa arrivare ad intercettare prima di tutti le nuove forme di schiavitù a cui le persone sono soggette, questi servizi per chi ci lavora devono essere considerati un luogo dove ci si interroga continuamente e si trovano nuovi modi per raggiungere il target di riferimento. Restare ancorati alle proprie certezze, perché “si è sempre fatto così” significa far perdere di significato al lavoro di tali progetti, che dovrebbero essere potenziati, non solo in relazione alla rete sociale e legale, ma anche attraverso campagne prevenzione sanitaria, costruite ad hoc che permettano a molte donne e uomini sfruttati di iniziare ad entrare in contatto con i servizi pubblici. Pensiamo inoltre che analizzare fenomeni complessi come la tratta e la prostituzione coatta esclusivamente in riferimento al tema dell’immigrazione o alle problematiche relative alla regolamentazione dell’attività di prostituzione, senza assumere una prospettiva di genere, può risultare riduttivo oltre che impreciso. Spesso il fenomeno della prostituzione viene trattato in termini di moralità, legalità, ordine pubblico, piuttosto che in termini di diritti, salvaguardia e prevenzione, che non riguarda solo ed esclusivamente le vittime di tratta ma interessa la popolazione tutta. Ci auguriamo che il nostro lavoro, le osservazioni e i risultati che portiamo possano essere monito a nuove policy governative, che riescano a evolvere e intercettare più velocemente le trasformazioni delle sempre più nuove forme di sfruttamento.

 

MAGLIANA 80: LA PROSTITUZIONE DALLA STRADA A CASA, DOPO IL COVID

MAGLIANA 80: LA PROSTITUZIONE DALLA STRADA A CASA, DOPO IL COVID