MIGRAZIONI FEMMINILI: TRA EMANCIPAZIONE E VULNERABILITÀ

Nonostante la doppia discriminazione, le donne straniere sono una componente positiva e dinamica della nostra società. Così il Rapporto Le migrazioni femminili in Italia IDOS e Istituto S. Pio V, presentato a Cerveteri. De Maio: «Serve una diversa prospettiva di studio e intervento, che colga la pluralità dei percorsi migratori femminili»

La presentazione del volume Le migrazioni femminili in Italia. Percorsi di affermazione oltre la vulnerabilità, tenutasi a Cerveteri lo scorso 27 novembre, ha rappresentato un prezioso momento di approfondimento sul ruolo delle donne nell’ambito dei flussi migratori e più in generale nella nostra società. L’incontro era organizzato dal CSV Lazio in collaborazione con Centro Studi IDOS – che ha curato il volume, pubblicato nel 2023 – e il Comune di Cerveteri – che ha ospitato l’evento nella bella cornice del Palazzo Ruspoli.
L’evento è stato dedicato dagli organizzatori a tutte le donne vittime di violenze: non era d’altronde casuale che la data scelta si collocasse nei giorni immediatamente successivi alla giornata mondiale per la lotta a questo fenomeno drammatico. L’assessore alle Politiche Sociali di Cerveteri Francesca Badini ha aperto i lavori sottolineando come le donne siano sempre più protagoniste in positivo del fenomeno migratorio nel nostro Paese. Oltre alle donne giunte in Italia per ricongiungimento familiare o per lavori domestici, sono tante coloro che si fanno portatrici di un progetto migratorio autonomo e che sono spinte dalla possibilità di affermarsi e fare carriera. La normativa e gli interventi politici fanno tuttavia riferimento all’immigrazione maschile, e c’è ancora molto da fare per mettere in piedi politiche che favoriscano l’affermazione del ruolo femminile sia tra le persone straniere che nella società in generale.

Migrazioni femminili: una diversa prospettiva di studio e intervento

migrazioni femminili
Le donne straniere sono state pioniere anche a livello di partecipazione sociale: sono loro negli anni ’80 e ’90 a formare le prime associazioni delle comunità straniere

La presentazione del volume è stata affidata a una delle sue curatrici: Ginevra De Maio, ricercatrice del Centro Studi IDOS esperta in fenomeni migratori. Nel suo intervento ha illustrato come l’immigrazione in Italia sia stata sempre caratterizzata da una forte componente femminile, che però è rimasta a lungo trascurata, finendo per essere assimilata alla migrazione maschile e rappresentata in modo marginale e stereotipato. La realtà, invece, è molto diversa e il volume Le migrazioni femminili in Italia rappresenta per l’appunto il primo studio socio-statistico che prova a colmare questa lacuna, trattando in modo organico il tema complesso delle migrazioni femminili nel nostro Paese. Pur nella brevità del tempo a disposizione, Ginevra Demaio ha offerto una efficace lettura al femminile dei fenomeni migratori che nel tempo hanno interessato il nostro Paese, spaziando dalla dimensione storica a quella attuale, dalle migrazioni economiche a quelle forzate (le vittime di prostituzione coatta o lavoro paraschiavistico), dall’inserimento occupazionale ai percorsi di inclusione e partecipazione, dalla prima generazione delle “pioniere” alle nuove generazioni delle “figlie”. Ne è risultata un’analisi che supera la rigida opposizione tra i due poli interpretativi dell’affermazione e della vulnerabilità, visti come opposti e alternativi tra di loro, ed evidenzia la coesistenza, nelle migrazioni femminili e nella vita di ciascuna donna, di elementi di protagonismo ed emancipazione e di fattori e condizioni di svantaggio. Viene così sollecitata una diversa prospettiva di studio e intervento, capace di cogliere la varietà delle esperienze di cui le donne migranti sono portatrici, quale strumento di messa a fuoco della pluralità dei percorsi migratori femminili.

Donne pioniere, anche nella partecipazione sociale

Interessante notare che l’immigrazione in Italia prenda il via proprio dalle donne: negli anni ’70 del secolo scorso, soprattutto filippine e capoverdiane sono state tra le prime a raggiungere, da sole, l’Italia, attratte dalla crescente domanda nei servizi domestici e sostenute dall’intermediazione delle reti cattoliche prima e dei network migratori da loro stesse attivati poi. Sono le cosiddette “pioniere”: donne che segnano il “protagonismo storico” delle presenze femminili nell’immigrazione italiana e che si distinguono per un ruolo attivo e per un progetto migratorio di stampo prevalentemente emancipatorio, ma che resteranno a lungo invisibili. Ma le donne straniere sono state pioniere anche a livello di partecipazione sociale: sono loro negli anni ’80 e ’90 a formare le prime associazioni delle comunità straniere che testimoniavano la volontà di queste nuove cittadine di partecipare pienamente allo sviluppo sociale del Paese di accoglienza. Oggi l’immigrazione femminile è maggioritaria rispetto a quella maschile. Il loro numero crebbe soprattutto dalla metà degli anni ’90, portandole all’inizio del nuovo millennio a superare per numerosità gli omologhi maschi. Su quasi 2,6 milioni di residenti stranieri, le donne sono poco più della metà: precisamente il 50,9%. Le donne straniere rappresentano poi quasi il 9% dell’intera popolazione femminile.

Un mercato del lavoro penalizzante

Purtroppo i dati statistici evidenziano che nel mercato del lavoro le donne straniere sono fortemente penalizzate. Anzitutto pur essendo oltre la metà dei residenti stranieri, scendono al 42% tra i lavoratori per risalire al 52,5% tra i disoccupati. Se occupate, inoltre, le donne straniere restano concentrate in poche e specifiche occupazioni: per la metà lavorano in sole 3 professioni: collaboratrici domestiche, addette alla cura della persona e alle pulizie di uffici ed esercizi commerciali, a fronte di 12 professioni tra tutti gli stranieri e 45 tra gli italiani. Insomma, le immigrate hanno meno opportunità di occupazione degli uomini e sono perlopiù destinate a mansioni di bassa qualifica e alla cura e assistenza domestica, ambiti caratterizzati da una forte esposizione al sommerso e da basse retribuzioni. Complessivamente, il rapporto di IDOS evidenzia come le donne straniere rappresentino una componente tra le più positive e dinamiche della società italiana, e come al tempo stesso siano soggette a un doppio svantaggio: alle discriminazioni legate alla condizione femminile si aggiungono infatti quelle riguardanti lo status di straniero.

Le esperienze dal territorio

migrazioni femminili
Auspichiamo un ripensamento delle politiche che, superando l’approccio neutro con cui si guarda alle migrazioni, metta al centro la dimensione di genere

Una serie di interventi di approfondimento da parte di associazioni locali e di donne protagoniste del fenomeno migratorio, hanno contribuito ad arricchire il quadro fornito da Ginevra Demaio e calarlo nella realtà locale. Lalla Enea, ha raccontato l’esperienza del Centro di Solidarietà di Cerveteri. Il Centro distribuisce da anni alimenti ed altri beni di prima necessità alla popolazione più svantaggiata. È  interessante notare che, mentre tra gli italiani sono prevalentemente gli anziani a richiedere aiuti alimentari, tra gli stranieri gli utenti del servizio sono molto più giovani. Inoltre, sono quasi sempre le donne straniere a rivolgersi al Centro a nome di tutto il nucleo familiare – a riprova di come la componente femminile sia la più proattiva e dinamica.
Ileana Aiese Cigliano, ha raccontato l’esperienza del Centro Antiviolenza “Le Farfalle”, gestito dalla Cooperativa BeeFree a Cerveteri a partire da febbraio 2023, e che ha già ricevuto numerose richieste di aiuto da parte di donne italiane e straniere. Si tratta di un osservatorio ancora limitato ma che già permette di confermare come la condizione di straniero rappresenti – anche a causa di una legislazione dai caratteri restrittivi e a volte discriminatorie – una ulteriore causa di svantaggio per le donne che già soffrono una condizione di sopruso e violenza.
Alejandra Rosa Coletta – oggi cittadina italiana ben integrata sul territorio di Cerveteri – ha raccontato del suo percorso migratorio e delle grandi difficoltà legate alla condizione di donna straniera nel nostro paese. Tra le criticità maggiori da lei riferite vi è la lunghezza delle procedure per il rilascio dei documenti di soggiorno: durante i lunghi mesi di attesa, le persone vivono in una sorta di limbo durante il quale per la legge italiana non è possibile né lavorare né studiare. Nel migliore dei casi si resta a carico del sistema di assistenza, o peggio si vive una situazione di indigenza. Estremamente difficile è poi farsi riconoscere i titoli di studio conseguiti nel proprio paese, il che rappresenta un enorme spreco delle risorse di cui le donne e gli uomini stranieri sono portatori.
Una sorpresa bella ed inaspettata è stata la presenza e l’intervento fuori programma di Maria De Lourdes Jesus. Giunta in Italia nel 1917 da Capoverde, può essere considerata a pieno titolo una di quelle “pioniere” dell’immigrazione in Italia di cui abbiamo detto. Avendo fondato “OMCVI” – una delle prime associazioni di stranieri in Italia – e condotto “Nonvolonero” – trasmissione RAI sul tema dell’immigrazione – Maria rappresenta tuttavia anche una importante figura del movimento di emancipazione ed autoaffermazione delle donne di origine straniera in Italia. Dato il grande interesse della sua storia, Maria De Lourdes Jesus è coautrice del volume Le Migrazioni Femminili in Italia, all’interno del quale ha curato una delle testimonianze di donne di origine straniera.
Ci auguriamo che l’incontro di Cerveteri possa essere uno stimolo utile per promuovere un ripensamento delle politiche che, superando l’approccio neutro con cui si guarda alle migrazioni, metta al centro la dimensione di genere. Diversamente, pur essendo presenti, attive ed essenziali al Paese, le donne straniere continueranno ad essere una “presenza assente” dalle politiche migratorie, di asilo e di welfare, con grave perdita di diritti e opportunità per l’intera società italiana.

MIGRAZIONI FEMMINILI: TRA EMANCIPAZIONE E VULNERABILITÀ

MIGRAZIONI FEMMINILI: TRA EMANCIPAZIONE E VULNERABILITÀ