ROMA. IL TEATRO SUDANESE INVITA NEI PARCHI

Una compagnia di rifugiati sudanesi fa formazione teatrale grazie al progetto Masra

Il programma PartecipAzione, realizzato da UNHCR e INTERSOS, attraverso il progetto Masra, permette la formazione teatrale di un gruppo di persone dell’Associazione Rifugiati Sudanesi di Roma, con il supporto dell’associazione Genitori Scuola Di Donato. La compagnia si esibisce regolarmente in prove pubbliche all’aperto, organizzate in parchi, che permetteranno loro di portare al teatro un classico della letteratura sudanese.

Recitare all’aperto: tra scelta e necessità

«Nel 2019 ho svolto un laboratorio e uno spettacolo a Khartum, in Sudan, a partire dal testo “La stagione della migrazione a Nord” di uno scrittore sudanese molto importante, Tayeb Salih», dice Alessandra Cutolo, regista teatrale. Il romanzo racconta la storia di uno studente sudanese in Europa negli anni 60 del secolo scorso, ma in qualche modo racconta la diaspora sudanese di oggi, fuggita dalla regione del Darfur e da altre zone del Sudan segnate da conflitti.«Gli attori sudanesi, pur essendo bravissimi, non hanno la possibilità di mostrare il loro lavoro in Europa», spiega la regista, «perché di solito non ottengono il permesso di espatriare: non li fanno partire perché temono che non ritornino in Sudan. Sono in un certo senso “prigionieri” del loro continente. Volevo portare in Italia lo spettacolo, ma non tutti e diciannove gli attori della compagnia sarebbero potuti venire dal Sudan a Roma, allora ho cercato attori sudanesi che vivono nella capitale per piccoli ruoli e ho cercato di far venire dal Sudan solo gli attori che avrebbero più facilmente ottenuto il visto, i più anziani: loro lo ottengono, perché sicuramente tornano nel loro Paese».

Purtroppo, gli attori della compagnia nazionale sudanese non sono riusciti a venire a causa del Covid-19, quindi nella compagnia ci sono solo gli attori dell’associazione Rifugiati Sudanesi di Via Scorticabove. «Formata questa piccola compagnia», continua Alessandra Cutolo, «abbiamo cominciato a lavorare in parchi pubblici. Nel frattempo è arrivata la pandemia, che ci ha spinto a recitare all’aperto. Abbiamo fatto tesoro dell’insegnamento dell’Africa: in Sudan nonostante il caldo estremo abbiamo sempre fatto le prove e lo spettacolo nei giardini, che erano i nostri teatri, con mezzi di amplificazione rudimentali. Nel giardino in cui facevamo lo spettacolo c’erano dei microfoni sospesi su una tettoia, molto basilari, ma riuscivamo ad essere ascoltati e apprezzati da circa 800 persone. Avevo già una compagnia di attrici africane, Women Crossing, di origini etiopi e nigeriane, che si erano formate intorno alla Scuola Di Donato già prima della pandemia».

Hanno provato lo spettacolo nel parco di via Statilia, davanti allo Spin time, il palazzo occupato in via di Santa Croce in Gerusalemme, per sostenere la clinica legale proprio dello Spin time. «Grazie al finanziamento del bando PartecipAzione abbiamo tenuto in piedi la compagnia e continuato a presentare prove all’aperto de “La stagione dell’emigrazione a Nord”, anche lungo il Tevere, con la comunità curda che ci ha ospitato; il fiume è molto presente come tematica all’interno del testo: quello che accade nel Nilo lo facciamo succedere sulle sponde del Tevere. Abbiamo fatto prove anche a piazza Vittorio, al 4 Stelle, hotel in zona Prenestina ora occupato. Far vedere lo spettacolo alle comunità di riferimento ha sempre un valore aggiunto. In Sudan i matrimoni sono combinati e una donna rom dopo lo spettacolo commentava che anche loro hanno lo stesso problema riguardo ai matrimoni, che sono decisi dalla famiglia. Lo spettacolo parla proprio di questo, di una donna che non può decidere liberamente chi sposare».

Nello spettacolo convivono tre lingue: italiano, inglese e arabo. Il 28 settembre si svolgerà una prova aperta nel giardino di Lucha Y Siesta. «Questo progetto è stata un’opportunità per poter stare insieme, fare qualcosa di nuovo ed imparare. Lo stare insieme in un gruppo di connazionali sudanesi è stata anche un’occasione per poter discutere dell’attualità in Sudan», racconta Fatima, una delle attrici della compagnia.

Il programma PartecipAzione

«PartecipAzione è un programma di capacity building per rafforzare le azioni di protezione e partecipazione delle associazioni di rifugiati. Prevede un pacchetto di formazione, un supporto finanziario, un accompagnamento individualizzato e eventi di networking con differenti stakeholders. In quattro edizioni, ha finanziato 40 associazioni in 12 regioni in Italia dal 2018. Nel 2021 stiamo supportando 7 iniziative, tra cui Masra, per il suo valido messaggio di integrazione sociale e valorizzazione delle competenze e delle culture», afferma Cosimo Verrusio, Project Manager di INTERSOS del programma PartecipAzione.

«Il Progetto Masra, “teatro” in lingua araba, ha la finalità di portare visibilità alla comunità sudanese, alla sua cultura e alla sua partecipazione attiva nella vita culturale della città. In questo progetto, l’Associazione Genitori Scuola Di Donato, da sempre in prima linea su iniziative di accoglienza e inclusione nella capitale, supporta sia dal punto di vista organizzativo che artistico un gruppo di sei persone dell’Associazione dei Rifugiati Sudanesi».

«Nonostante l’Italia sia un Paese dalla forte partecipazione civile e con un Terzo settore attivo e brillante, le associazioni di rifugiati faticano ad emergere e a far sentire la loro voce», dichiara Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. «Il programma PartecipAzione nasce proprio dall’esigenza di rafforzarle nel loro percorso di sviluppo, consolidamento e attivazione nella società. In questo ambito, l’idea alla base di Masra, il progetto teatrale dell’Associazione dei Rifugiati Sudanesi di Via Scorticabove a Roma, rappresenta un modello di integrazione e coesione culturale e sociale radicato nelle comunità di riferimento».

ROMA. IL TEATRO SUDANESE INVITA NEI PARCHI

ROMA. IL TEATRO SUDANESE INVITA NEI PARCHI