SPORT DI TUTTI – CARCERI: PRESENTATO IL PIANO

Sport di tutti - carceri è il piano di coordinamento nazionale che intende creare una rete sociale tra i progetti di sport in carcere. Vito Cozzoli: «Il diritto alla riabilitazione prevede il diritto allo sport»

Pensi al carcere e vedi chiusura, staticità e negazione, pensi allo sport e immagini apertura, movimento e libertà. Eppure mettere nella stessa frase queste due parole – sport e carcere – non significa generare un ossimoro. Qualcosa che le unisce c’è, e dopo tanti anni di iniziative lodevoli ma diffuse a macchia d’olio, si è pensato di realizzare una sorta di coordinamento nazionale per mettere a sistema le tante buone pratiche già presenti, attivandone in aggiunta di nuove. Sport e Salute, la società dello stato per la promozione dei corretti stili di vita, ha infatti sviluppato un avviso pubblico – finanziato con oltre 3 milioni di euro – per realizzare questa rete sociale di sport in 60 istituti penitenziari per adulti, in 13 per minori e in 25 comunità di accoglienza per minori, abbracciando l’intero territorio italiano e un numero complessivo di 10 mila detenuti. Con un obiettivo chiaro: finanziare progetti di valore dell’associazionismo sportivo di base e del terzo settore che operano con categorie vulnerabili, soggetti fragili e a rischio devianza, approfondendo temi delicati quali la povertà educativa e il rischio di criminalità.

Il Lazio la regione più rappresentata

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Un momento della presentazione del piano sociale Sport di tutti – carceri

In questo piano d’intervento lo sport viene individuato come strumento “contro il disagio sociale ed economico”, in particolare giovanile, ma anche come deterrente contro il rischio di criminalità e come mezzo per l’inserimento nel contesto sociale e lavorativo tramite tirocini formativi. Alla chiusura delle candidature, hanno fatto pervenire il loro interesse ben 116 associazioni e società sportive provenienti da 19 regioni. Quella più rappresentata è il Lazio, con 19 realtà (14 tra associazioni sportive dilettantistiche e società sportive dilettantistiche e 5 enti del terzo settore), davanti a Sicilia (12), Puglia (11), Calabria, Campania ed Emilia Romagna (9). Nel solo carcere di Rebibbia sono pervenute 7 richieste dalla Asia Darshana, dalla ssd Nomentano, dal Csi Roma Flaminio, dalla fondazione SS Lazio 1900 onlus, dalla Polisportiva Atletico Diritti, dall’associazione Ahimsa e dall’associazione culturale Idee in movimento. Sport e Salute si assume l’onere, a partire da giugno, di formare il personale che dovrà rapportarsi con la popolazione detenuta, attraverso il primo corso per “progettista e manager dello sport sociale”, e promette di istituire un altro bando da 1 milione di euro entro la fine del 2023, rivolto direttamente agli istituti penitenziari, per l’acquisto di attrezzature sportive idonee.

Resta da risolvere il problema degli spazi

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Sport e Salute si assume l’onere, a partire da giugno, di formare il personale che dovrà rapportarsi con la popolazione detenuta e promette di istituire un altro bando da 1 milione di euro entro la fine del 2023, rivolto agli istituti penitenziari, per l’acquisto di attrezzature sportive idonee

Il piano sociale Sport di tutti – carceri è stato presentato mercoledì 10 maggio presso la casa circondariale “Germana Stefanini” di Rebibbia, a Roma, dove è presente una squadra di calcio femminile nata grazie all’Atletico Diritti, realtà a sua volta figlia dell’Associazione Antigone, che si occupa dei diritti dei detenuti e delle detenute. «Ovviamente giochiamo sempre in casa» ha scherzato la direttrice della casa circondariale, Nadia Fontana, «ma è un’esperienza che in qualsiasi caso ci apre al mondo». All’evento hanno partecipato anche il ministro della giustizia, Carlo Nordio, e il ministro per lo sport e i giovani, Andrea Abodi. Il primo ha ricordato come «lo sport, insieme al lavoro, sia fondamentale per la rieducazione del carcere prevista dall’articolo 27 della Costituzione» e che questi due elementi «combattono l’ozio e la rassegnazione, che sono viceversa i due pericoli principali». Per fare sport nei penitenziari, però, ci vogliono anche spazi adeguati. Spazi che mancano, in tantissimi casi, anche solo per garantire le minime condizioni di convivenza pacifica tra detenuti. In termini relativi sulla popolazione residente, l’Italia risulta infatti tra i Paesi con più alto tasso di sovraffollamento delle carceri in Europa: siamo infatti a un tasso del 107,7%, con 54.841 persone presenti a fronte di una capienza regolamentare delle strutture di 50.900 posti. In questo scenario, che porta inevitabilmente a nuove tensioni, quale spazio fisico può essere dedicato allo sport, in particolare a quello di squadra (che richiede campi e aree maggiori di pochi metri quadrati) come il calcio, il basket, la pallavolo? «Il nostro progetto di governo prevede il recupero di strutture idonee a praticarlo» ha aggiunto Nordio, «perché costruire nuovi carceri in Italia oggi è quasi impossibile. Ma ci sono decine e decine di caserme dismesse, basta ristrutturarle, magari grazie all’aiuto dei detenuti stessi, per trasformare questi luoghi in nuove opportunità». Sull’argomento è intervenuto anche Abodi, secondo il quale «i luoghi di sport sono luoghi più umani e lo sport nelle carceri è un veicolo di umanità e un modo per rieducare. Tra qualche mese la Costituzione ospiterà finalmente lo sport, riconoscendo il suo valore sociale e la promozione del benessere in tutte le sue formule e noi vogliamo dare una visione di prospettiva». Il ministro ha definito lo sport «una difesa immunitaria sociale».

Sport di tutti – carceri: l’obiettivo è fare sistema

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Abodi: «lo sport nelle carceri è un veicolo di umanità e un modo per rieducare»

Sport e Salute, insieme al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), ha sottoscritto a febbraio 2021 un protocollo d’intesa. «Da allora sono cresciute le sinergie con tutto questo mondo» ha spiegato Vito Cozzoli, presidente e AD della società. «Con queste azioni concrete, nei prossimi 24 mesi romperemo la routine e cambieremo le giornate a migliaia di detenuti. Il diritto alla riabilitazione prevede il diritto allo sport». I dati dicono che, al 31 dicembre 2021, 172 istituti su 189 ospitano un progetto di attività sportiva, e che l’intero apparato coinvolge circa 26 mila persone, quasi la metà della popolazione carceraria. Ne sono degli esempi quelli della Federazione Canottaggio (“Remare in libertà”), e della Federazione Sport Equestri (“A cavallo verso il futuro”), ma l’obiettivo è «mettere a sistema tutto questo, attraverso un network in cui Sport e Salute possa fare da hub di coordinamento» come ha dichiarato il capo del DAP, Giovanni Russo. L’incontro, moderato dagli ex campioni Angelica Savrayuk e Massimiliano Rosolino, si è concluso con una dimostrazione di karate, con le testimonianze dei medagliati olimpici Clemente Russo e Aldo Montano e del calciatore Nunzio Mollo, appartenenti al Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre (il corpo sportivo della Polizia Penitenziaria), e con lo scambio di battute tra le detenute della casa circondariale e i protagonisti della fiction “Mare Fuori”, Giovanna Sannino e Antonio d’Aquino. «Dopo la prima stagione alcuni detenuti ci hanno criticato per il modo in cui avevamo rappresentato la vita in carcere, poi le cose sono cambiate e ci hanno detto “grazie a voi abbiamo respirato un po’ di quel mare che ogni giorno vediamo”» il racconto degli attori.

 

In copertina un’immagine della squadra di calcio a 5 femminile dell’Altetico Diritti che gioca nel carcere romano di Rebibbia

SPORT DI TUTTI – CARCERI: PRESENTATO IL PIANO

SPORT DI TUTTI – CARCERI: PRESENTATO IL PIANO