THINK POETIC: LA POESIA, UNA RICHIESTA D’AIUTO

La poesia è una richiesta di aiuto perché certi temi non sono fatti per essere affrontati da soli. Think Poetic è un progetto nato per non lasciare soli durante il lockdown i pazienti del CSM Distretto 13 Asl Roma 1. Ora vive di una serie di incontri, come quello con Daniele Mencarelli

Think Poetic, cioè pensare poetico. È un nome che nasce da un graffito, un murales che Andrea Solfanelli, dirigente psichiatra U.O.C. Salute Mentale Distretto 13 Asl Roma 1, ha letto un giorno, mentre era in macchina. E così è arrivata l’idea, pensare poetico, realizzata da Solfanelli insieme a Isabella Cavicchia, infermiera nello stesso distretto. Dare cioè la possibilità di esprimersi attraverso la poesia a un gruppo di persone che, durante il primo lockdown della pandemia, rischiavano di chiudersi pericolosamente in se stesse. Sono i pazienti, e gli operatori, del Centro di Salute Mentale del Distretto 13 della Asl Roma 1. Le nostre emozioni le sentiamo, le percepiamo in senso poetico. E dal sentirlo in senso poetico al tradurlo con la parola il passo è breve, è quasi un gioco. Provare a farlo serve a distrarsi dall’isolamento. La vita è poetica. E tradurla in versi è naturale, e liberatorio. Quegli incontri che avvenivano con una chat su Zoom finalmente poi sono diventati (oltre che un bel libro) incontri di persona, in cui ci si guarda negli occhi, ci si stringe attorno a un cerchio. Nella bellissima biblioteca Casa del Parco di Via della Pineta Sacchetti a Roma, dove siamo stati qualche giorno fa per l’incontro organizzato con la collaborazione de Lo Spiraglio – Film Festival della salute mentale, c’era un senso di comunità e di unità d’intenti molto bello. Eravamo tutti nello stesso stato d’animo, tanto che non era facile distinguere i pazienti e gli operatori, i poeti e gli altri ospiti, i medici e lo scrittore invitato a dare i suoi spunti, Daniele Mencarelli, l’autore de libro Tutto chiede salvezza, di cui vi abbiamo parlato in occasione del suo adattamento per la fortunata serie tv. Essere lì tutti insieme, al mattino, in una giornata lavorativa, a fare poesia è stato davvero qualcosa di eversivo. Ma anche molto costruttivo. Si è concluso infatti con la scrittura di una poesia collettiva, che trovate alla fine dell’articolo. Think Poetic è un progetto realizzato grazie ad Asl Roma 1 e Avo Roma Associazione Volontari Ospedalieri. Dai laboratori  è poi nata una pubblicazione con il supporto di CSV Lazio ETS.

Parole non mie e sentimenti che avevo ancora abbozzati

think poetic
Nella biblioteca Casa del Parco di Via della Pineta Sacchetti a Roma,  c’era un senso di comunità e di unità d’intenti molto bello

«Non c’è niente di più personale e universale della poesia» ci ha raccontato Daniele Mencarelli, parlandoci del suo rapporto con la poesia. «Io a 14 anni scopro l’oggetto libro, quell’oggetto che si impolvera molto, che di solito a un adolescente maschio non interessa, è il più remoto degli oggetti. E scopro che quell’oggetto inchiostrato e fatto di pagine può essere profondamente legato alla nostra parte più viva, può essere disperatamente vitale. Quella che era una mera operazione commerciale, I Miti Poesia, mi permise di comprare i primi due libri e di bypassare quella lingua che è la prosa, di diventare a 15 anni lettore di poesia pura». Parallelamente alla lettura Mencarelli ha iniziato a tentare la scrittura. «Quella vitalità che ha trovato nella poesia è diventata una doppia diagnosi: la diagnosi psichiatrica e la dipendenza. La poesia dà parole ma non salva. Quello che salva è la comunità». «La poesia mi ha dato il fatto di avere un mare di parole non mie e di sentimenti che avevo ancora abbozzati» continua lo scrittore. «Mi ha dato parole per difendermi da chi aveva nei miei confronti un approccio medico-scientifico che voleva inquadrare la mia natura, questo piccolo universo che siamo ognuno di noi, dentro una diagnosi. Tutto questo non era solamente diagnosi. È anche diagnosi, ma era ed è fatto di quei sentimenti che l’uomo ha sempre provato».

Scoprite i poeti che parlano a voi di voi

Un progetto come Think Poetic, nato durante la pandemia, è pensato per sollevare le persone da problemi come l’esclusione e la solitudine. «Questo sentimento lo declino all’adolescenza» riflette Mencarelli. «Che cosa succede a un adolescente che per epoca ed estrazione sociale non ha accesso alle lingue che raccontano i nuclei dell’esistenza? Non ha accesso a tutte quelle lingue che fanno di quel dolore un elemento che grava di meno su quel ragazzo. La poesia è stata questa condivisione che mi ha permesso di sostenere il peso della mia natura». Dalla sua esperienza, Mencarelli trae dei consigli utili, da corso di scrittura, a chi vuole avvicinarsi alla poesia e alla scrittura. «La prima cosa che vi invito a fare è scoprire questa fratellanza che nasce quando scoprite i poeti che parlano a voi di voi» racconta. «I miei, quelli che sono stati fondamentali per la mia esperienza, sono libri come Pianissimo di Camillo Sbarbaro. Perché leggo quel libro? Ogni testo sembra quasi rimandare a un identikit di una natura piscologica.  E poi Giorgio Caproni, Dario Bellezza, Pasolini. Sono poeti necessari perché danno anche un modo di approcciare alla parola. Non hanno paura di essere compresi».

La psichiatria sente che spesso mancano altre parole

think poetic
Non era facile distinguere i pazienti e gli operatori, i poeti e gli altri ospiti, i medici e lo scrittore invitato a dare i suoi spunti, Daniele Mencarelli.

Ma Think Poetic non è un corso di scrittura né una conferenza. È un continuo scambio di stimoli, sensazioni, vita vissuta, parole che hanno dentro di sé interi mondi. C’è la signora che si chiede quale sia il mondo migliore, quello esterno o quello che abbiamo al nostro interno, dove lei sembra sentirsi più al sicuro, perché conosce se stessa, anche attraverso la poesia. «Io continuo ad amare il mondo esterno» raccoglie Mencarelli. «Continuo a trovare nella realtà una via di salvezza che il mio mondo interno continua a non offrirmi. Perché ogni volta che credo di conoscermi arriva l’imprevisto». Ma questi due mondi devono convivere e dialogare, perché in entrambi ci sono i fuochi da cui attinge l’artista. «Uno è la vitalità, che è come un serpente, ti gira sempre intorno» ci spiega. «L’altro è l’erudizione. Ma, se la cultura è qualcosa a cui si può attingere a qualsiasi età, l’elemento della vitalità non si compra. Il Novecento, secolo meraviglioso per le grandi rivoluzioni industriali, il progresso, mi ha permesso di essere alfabetizzato, e di avere gli elementi per descrivermi e per scrivere. Ma io sono un autore che approda alla scrittura dal filone della vitalità. A questo proposito citiamo sempre Dino Campana e Alda Merini perché sono i due intercettati dalla realtà manicomiale. Ma se dovessimo scrivere degli scrittori del Novecento con la nevrosi, faremmo prima a parlare di chi non ce l’aveva: pensiamo a Sandro Penna, ad Umberto Saba. L’artista è quello che vive in dialogo con i temi dell’esistenza. Che è quello che fanno i malati di mente, finendo per essere poi divorati da questi temi». Il fatto è che con una lingua sola, quella della psichiatria, o quella della chimica, non si guarisce. «Vengo chiamato da tanti psichiatri: perché?», si chiede lo scrittore. «Io metto la mia lingua. La psichiatria sente che spesso mancano altre parole che non sono quelle della psichiatria stessa. Ma è comunque fondamentale».

La nostra natura va affrontata con delicatezza 

think poetic
La pubblicazione è disponibile anche online sul sito di CSV Lazio ETS

Intervengono anche i medici, in questo aprire il proprio cuore sulla propria condizione e sul senso della poesia. Loro che devono parlare quella lingua, quella della psichiatria, loro che devono, a un certo punto, dare la diagnosi, un atto medico. Il problema, quando ci danno una diagnosi, è che ci leghiamo a quella diagnosi perché ci dà uno status, un riconoscimento da parte dell’altro, un indennizzo, un rinforzo all’identità. Goliarda Sapienza, nel suo libro L’arte della gioia, dice che “il corpo quando si indebolisce non fa barriera ai brutti ricordi, e la mente si abbandona ai suoi”.  È qualcosa che ha a che fare con la debolezza, che non può essere affrontata con la forza, perché si rompe subito. «È la precondizione affrontata dalla poesia» suggerisce Mencarelli. «La debolezza appartiene a tutti. È nella nostra natura che è di per sé drammatica. Abbiamo talmente tanti elementi che ci sovrastano – la morte, il dolore, la presenza o l’assenza di Dio, il destino – che ci rendono esseri fragili e deboli. La fragilità non riguarda una diagnosi, ma una natura. C’è chi con questi elementi convive, riesce a costruire una strada, degli approdi, a vivere in maniera stabile con questa debolezza. La poesia ci ricorda, prima ancora della diagnosi, che c’è gente che “guarda” di più rispetto a quello che vive. E la poesia è una richiesta di aiuto perché certi temi antropologicamente non sono fatti per essere affrontati da soli. E qui torna il concetto la comunità: l’arte costruisce relazione, inizia da qualcuno e viene finita da qualcun altro. La lingua, la parola è il gesto più estremo di relazione. La nostra natura va affrontata con molta delicatezza verso noi stessi. Chi sviluppa uno disturbo ha una durezza incredibile verso se stesso. Dobbiamo essere più comprensivi verso noi stessi, più teneri, più delicati».

Come precipitare

Non mi posso permettere la noia

Eppure ne avrei tanto bisogno

La noia è la mia consigliera

La noia non mi fa paura perché mi ha fatto crescere

E mi fa crescere tutt’ora

Mi chiama, mi esorta

La noia mi uccide

A trasmutar melanconie a lume di luna

Se tutto il resto è noia noia noia

Allora se tutto è pulsazione oggi

Chi busserà più a una porta?

C’è un dentro e un fuori

La noia è la madre delle più belle invenzioni della storia

Nella noia si fondono l’essere e il nulla

Da bambina la mia noia diventava contemplazione, pensiero

Era un momento tutto per me

Dalla noia e dall’ozio nasce l’ispirazione

E comunque è sempre meglio dell’oblio

Oggi non mi sono annoiato: viva la poesia

Ritrovo altrove quel che vorrei e non me ne accorgo

O forse non è precipitare la vera missione?

Preparami noia un cuscino d’oro

In fondo all’abisso

 

 

THINK POETIC: LA POESIA, UNA RICHIESTA D’AIUTO

THINK POETIC: LA POESIA, UNA RICHIESTA D’AIUTO