ESC. UN’ALTRA ASSOCIAZIONE VITTIMA DEL “RECUPERO DEL PATRIMONIO”

A Roma si moltiplicano le realtà non profit cui vengono chieste cifre iperboliche per le sedi. E questa mattina è stato sgomberato il Centro Auro e Marco

Esc ha sede in Via dei Volsci, zona San lorenzo,  a Roma. È un’associazione di volontariato che si occupa di difesa e promozione dei diritti, cultura, formazione. È una di quelle finite nel tritacarne dei provvedimenti collegati ad affittopoli, come A Roma Insieme – Leda Colombini onlus, di cui abbiamo già parlato, e tante altre realtà non profit.
Sono in quella sede dal 2009: l’avevano ottenuta dal Comune con «un’ordinanza di assegnazione, cui non è mai seguito il contratto, cosa abbastanza consueta»,  spiega Serena Fredda. «Abbiamo ottenuto un abbattimento dell’80% dell’affitto in base alla delibera 26 del 1995 (quella che ha regolarizzato i centri sociali a Roma). Ma adesso è arrivata la determinazione dirigenziale che ricalcola l’affitto e ci chiede di pagare il 100%», e questo in base alla delibera 140 del 2015, che aveva l’obiettivo di riportare ordine nel patrimonio immobiliare del Comune di Roma, per trasformarlo in una risorsa economica. Ma che è stato usato come uno strumento punitivo per le associazioni.

Non reddito, ma bene comune

Esc, così, si è visto chiedere 135mila euro circa di arretrati. Probabilmente il canone mensile è stato valutato attorno ai 1.800-2.000 euro al mese.

Esc InforightsUna cifra astronomica, ma ancora poco rispetto ai 6 milioni di euro chiesti al Centro sociale Auro e Marco di Spinaceto, la cui aula studio è stata sgomberata questa mattina.
«Il progetto del Comune è di recuperare il patrimonio, riacquisendo tutti gli spazi per poi rimetterli al bando. Ma non hanno gli strumenti attuativi per il bando, che comunque andrebbe a premiare chi è in grado di offrire di più, non chi fa progetti di utilità sociale. Intanto dentro questo meccanismo infernale ci finiscono tutti, anche il non profit e, per quanto riguarda le abitazioni, chi ha diritto alla casa», continua Fredda. Se il criterio è la messa a reddito, evidentemente, chi produce non reddito, ma bene comune, è tagliato fuori.

Una “moratoria giubilare”

Esc Inforights ha reagito occupando il secondo Municipio, organizzando un’assemblea molto partecipata e partecipando, insieme ad una quarantina di realtà non profit, alla manifestazione “Roma non si vende”, il 19 marzo scorso, insieme a movimenti per la casa, precari, maestre elementari, cooperative sociali, riuniti nella protesta contro «le privatizzazioni, la svendita del patrimonio pubblico, il taglio ai servizi sociali, gli sfratti e gli sgomberi» e soprattutto contro il Documento unico di programmazione (Dup) firmato dal commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca.
Esc Inforights«Stiamo animando una campagna», spiega Serena Fredda, «per ottenere dal subcommissario Spadoni l’apertura di un tavolo. L’obiettivo è di ottenere una “moratoria giubilare”. In questo momento Roma non ha un governo eletto, e noi pensiamo che la questione della gestione patrimoniale e degli spazi dell’associazionismo non possano essere trattati in questa maniera. È un tema politico, non di ordinaria amministrazione. Per questo chiediamo la sospensione degli sgomberi e delle richieste di arretrati; che si riapra un piano di definizione politica della gestione del patrimonio che preveda l’uso comune degli spazi. Il nostro modello è quello che è stato fatto a Napoli, con l’ex Filangieri. Chiediamo inoltre che venga ritirata la 140 e che venga rivista la 26, che è uno strumento ormai inadeguato».

Leggi anche le storie del Grande Cocomero e di A Roma-Insieme Leda Colombini.

 

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