UN NUOVO PROGETTO PER APRIRCI “LAVIALIBERA” DALLE MAFIE

Una rivista, un sito, i social... Libera offre nuovi strumenti per conoscere le mafie e combatterle

Era il 1993 quando nacque “Narcomafie”, una rivista di conoscenza e di lotta che apriva una nuova stagione di impegno della società civile contro le mafie. Grazie a Libera e alla sua capacità, che non ha trovato eguali nella storia dell’Italia sociale,  di aggregare, formare e mobilitare per la legalità. Da allora, sembra sia passato un secolo, per quante cose sono cambiate nel nostro Paese e nel mondo, nell’economia, nella politica e nella cultura, nella vita quotidiana dei cittadini (basti pensare alle nuove tecnologie) e nella criminalità organizzata. Che però non solo sopravvive, ma prospera e dimostra grandi capacità di adattarsi e di mimetizzarsi ai cambiamenti piccoli e grandi.

Il progetto

Ecco, alla fine fine, perché è nata “Lavialibera”: un progetto editoriale che si pone in continuità con “Narcomafie”, ma cercando strade nuove.

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La copertina nel n. 1 della rivista

“Lavialibera”, sottotitolo “pensieri nuovi, parole diverse”,  è un progetto editoriale articolato: una rivista cartacea bimestrale, un sito, una presenza sui social, una newsletter settimanale. Un investimento coraggioso, che si avvale dell’appoggio della Federazione Nazionale della Stampa, di Articolo 21, dell’Usigrai, di una redazione giovane,  dell’apporto di firme prestigiose e soprattutto competenti.

Un progetto che vuole essere “intergenerazionale e interdisciplinare”, come ha spiegato la direttrice responsabile Elena Ciccarello durante la presentazione avvenuta oggi a Roma, «andando a cercare i saperi anche là dove rimangono in ombra, lontani dalla scena pubblica».

 

Perché “Lavialibera”

“Lavialibera” si colloca dentro una situazione che rende necessaria, oggi, «una rieducazione collettiva alla responsabilità e alla condivisione», sostiene il presidente di Libera e direttore editoriale della rivista Luigi Ciotti, secondo il quale oggi le mafie hanno permeato il nostro sistema economico, le nostre pubbliche amministrazioni anche del Nord, la nostra vita sociale. E infatti, scrive nell’editoriale del primo numero, «se le mafie possono attingere sempre meno a quella “riserva di violenza” che rappresenta un carattere imprescindibile perché siano riconosciute e condannate in sede giudiziaria, non è per sopraggiunti scrupoli morali, ma perché in un mondo in cui il denaro conta più della libertà e della giustizia, la corruzione – cioè il potere del denaro –  è chiave che non solo apre ogni porta, ma la apre senza fare rumore né attivare allarmi, vista anche l’interessata assistenza di chi dovrebbe impedire il passaggio».

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Federico Cafiero De Raho interviene con don Luigi Ciotti alla presentazione del progetto

Per questo, «combattere le mafie senza contrastare con eguale forza la corruzione è come svuotare l’oceano con un secchiello, per di più bucato».

Se è vero che le mafie «oggi usano il dito non per sparare, ma per battere sui tasti del computer», come ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho citando un’intercettazione telefonica, allora il tema dell’informazione è ancora più cruciale: perché oggi è troppo frammentaria e occasionale per permettere ai cittadini di capire cosa realmente sta succedendo. «Di mafia si parla sempre troppo poco», ha sintetizzato. Questo progetto editoriale aiuterà a colmare molte lacune, offrendo un’informazione e un’approfondimento che riconnettano fatti, dati e parole. Un’informazione di qualità, quindi.

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org

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