QUASI UNA FANTASIA, COSTRUIRE INCLUSIONE SOCIALE CON IL TEATRO

Il laboratorio teatrale dell'associazione Superabilità di Rieti che promuove l’integrazione e insegna a grandi e piccoli il valore della creatività

«La diversità non è un mondo a parte, ma una parte del mondo» è questo il motto di Quasi una fantasia, il laboratorio teatrale realizzato dall’associazione Superabilità di Rieti, con la collaborazione del Comune di Cantalice (RI). Esperimento artistico e laboratorio di integrazione, Quasi una fantasia è attivo da Gennaio 2016 nell’Istituto comprensivo A. D’Angeli di Cantalice e coinvolge gli studenti normodotati della prima media di questa scuola, insieme ai ragazzi disabili dell’associazione Superabilità. Il direttore creativo del laboratorio è Ivan Tanteri: attore e regista teatrale, con una lunga esperienza di sperimentazione artistica alle spalle. È stato lui a raccontarci cosa succede quando il teatro diventa arte dell’incontro.

Alla ricerca di nuovi linguaggi

I ragazzi di Superabilità che hanno preso parte al progetto sono 12. Alcuni di loro sono affetti da autismo, altri invece hanno problemi motori oppure difficoltà nell’articolazione del linguaggioLa loro età va dai 25 ai 45 anni. Il percorso di Ivan Tanteri con Superabilità è iniziato nel 2015, quando il regista ha lavorato con l’associazione ad un primo progetto teatrale.
Quasi una fantasiaQuest’anno, però, l’esperimento artistico ha fatto un passo in avanti ed è sbarcato nella scuola A. D’Angeli, dove i ragazzi disabili frequentano il laboratorio insieme agli studenti normodotati. «Il teatro ci consente di lavorare ad un progetto comune, in cui i ragazzi possano esprimersi, migliorarsi e sviluppare le potenzialità personali, senza alcuna forma di competizione», dice il regista. Gli incontri si svolgono nella palestra della scuola e ogni lezione contribuisce a definire un percorso, che ha come obiettivo l’acquisizione di nuove abilità.
«La mia formazione affonda le sue radici nella sperimentazione e nella ricerca teatrale», dice Ivan Tanteri, «e l’intento di questo laboratorio è proprio quello di cercare nuovi linguaggi. Linguaggi che si servano del corpo e della mente, e che aiutino i ragazzi a comunicare». Non a caso allora, Ivan Tanteri ha inaugurato Quasi una fantasia con un pomeriggio di disegno libero. «Tutti i ragazzi in quell’occasione hanno dimostrato grande creatività», dice il regista, «così mi sono domandato: “è possibile tirare fuori dai loro disegni le forme e i colori che hanno scelto? Farli vivere nello spazio e trasformarli in un linguaggio che possano utilizzare?”. Mi sono risposto di sì, e questo è esattamente quello che abbiamo provato a fare durante il nostro percorso».

Quasi una fantasia: lavorare con il corpo e con la mente

«La prima fase del nostro laboratorio è stata dedicata al linguaggio del corpo», racconta il regista. «A determinati segnali sonori e visivi abbiamo fatto corrispondere diversi movimenti, e in questo modo abbiamo creato un vero e proprio “vocabolario corporeo” da condividere». Ivan Tanteri descrive questo percorso di apprendimento come quello che tutti abbiamo affrontato a scuola, quando, iniziando dall’alfabeto, siamo arrivati a scrivere frasi di senso compiuto, per poi comporre veri e propri temi.
Quasi una fantasiaApprendere il linguaggio del corpo significa lavorare allo stesso modo, per tappe, e può rivelarsi importante per tutti, non solo per i ragazzi con disabilità. «Oggi usiamo sempre meno il nostro corpo», dice Tanteri, «spesso conduciamo vite sedentarie o tendiamo a far coincidere il movimento con lo sport e con gli esercizi in palestra. Nel teatro, invece, il corpo compie un percorso insieme al linguaggio verbale e a quello musicale, fino a diventare uno strumento d’espressione. Attraverso un lavoro di tipo psicomotorio, le persone vengono allora stimolate a riattivare una serie di percezioni spesso trascurate nella vita quotidiana».

La scoperta dell’altro

Una volta iniziato il laboratorio teatrale, i progressi dei ragazzi disabili dell’associazione non si sono fatti attendere: «Immaginate quanto sia importante, per una persona autistica, riuscire ad associare un segnale (sonoro o visivo) ad un determinato movimento del corpo», dice Tanteri. «Questo è stato uno dei nostri traguardi più importanti. Poi alcuni ragazzi sono riusciti nel tempo ad articolare meglio le parole e molti di loro hanno imparato un piccolo verso poetico a memoria». I progressi sono stati evidenti anche a livello relazionale: «nel corso della seconda fase del progetto, abbiamo provato a capire in che modo ci si relazioni con gli altri nello spazio. Questo è stato possibile, ad esempio, introducendo l’utilizzo degli oggetti.
Quasi una fantasiaDurante le lezioni infatti ci siamo serviti di molti tessuti, che sono stati utili a rendere tangibile il legame con i compagni e a coordinare il proprio movimento con quello degli altri». Un esempio che può aiutarci a capire questo meccanismo è quello del lenzuolo azzurro, usato molto spesso nelle attività teatrali per riprodurre il movimento del mare. Ecco, in questo caso i ragazzi devono muoverlo tutti insieme, contemporaneamente, per generare l’effetto delle onde. «Utilizzare gli oggetti è stato utile anche per un altro motivo», continua Tanteri. «I ragazzi infatti, tenendoli in mano, vi hanno stabilito una vera e propria relazione. Entrati in contatto con un oggetto, hanno imparato a riconoscerne il peso, la forma, il volume e questo ha consentito loro di sperimentare dinamiche fisiche sempre nuove. Basti pensare ad una bandiera (che pure abbiamo usato) e alla rigidità del suo manico, così diversa dalla morbidezza del tessuto che sostiene. I ragazzi hanno dovuto adattare il proprio corpo a questo oggetto, capire in che modo i loro movimenti potessero farla sventolare. L’energia del corpo in questi casi scorre attraverso l’oggetto, che acquisisce un vero e proprio ruolo di “partner”».

E gli studenti della scuola media?

Quasi una fantasia non si è dimostrato importante solamente per i ragazzi di Superabilità, ma anche per gli studenti dell’Istituto A. D’Angeli.
«È stato incredibile vedere come gli studenti della scuola media siano cambiati nel corso di questa esperienza, insieme ai loro compagni di viaggio», dice Tanteri.
«Non è facile raccontare cosa sia successo a livello umano. Come si fa a descrivere a parole il momento in cui gli sguardi di questi ragazzi si incontrano, quando si vede in che modo si sostengano a vicenda? E non ha importanza specificare se sia il ragazzo normodotato a sostenere il disabile, perché lo scambio in queste situazioni è sempre reciproco».
Gli incontri di “Quasi una fantasia” termineranno a Giugno 2016, quando i ragazzi si esibiranno in un piccolo evento dimostrativo. L’associazione però intende portare il progetto anche in altre scuole, per continuare a creare tra le giovani generazioni le premesse culturali utili a favorire l’inclusione sociale. La collaborazione tra l’associazione e l’Istituto comprensivo A. D’Angeli è stata decisiva per la riuscita del progetto, cui ha preso parte l’insegnante Tatiana Battisti, l’educatrice Margaret Iacobucci e la volontaria dell’associazione Superabilità Emma Alberti.

L’associazione che lavora per l’integrazione della diversità

Superabilità è attiva a Rieti dal 2006 e lavora per promuovere l’integrazione dei disabili nel tessuto sociale. Negli ultimi anni, oltre al laboratorio teatrale “Quasi una fantasia”, l’associazione ha organizzato diverse iniziative, tutte finalizzate a stimolare le persone disabili e valorizzare le loro capacità. Quasi una fantasiaCosì è stato, ad esempio, per il progetto lanciato ad Aprile 2015, che ha visto i ragazzi dell’associazione trascorrere una serie di weekend nell’Agriturismo Monterosato, a Poggio Bustone (RI).  Immersi nella natura, i ragazzi hanno partecipato ad attività come la vendemmia, la produzione del formaggio, la semina e la raccolta, fino alla preparazione dei pasti. Le risorse per finanziare l’iniziativa sono arrivate da SocialMente2, il bando lanciato dai Centri di servizio per il volontariato del Lazio Cesv e Spes per sostenere i progetti di inclusione economica e sociale delle organizzazioni di volontariato del Lazio. «Le attività come quelle che abbiamo svolto a Poggio Bustone risultano fondamentali per incoraggiare l’autonomia dei ragazzi, «dice Felice Dionisi, presidente dell’associazione, «e contiamo di offrire loro stimoli sempre nuovi, per aiutarli a valorizzare le loro abilità».

 

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