AVVOCATO DI STRADA: SALUTE E CASA I PRIMI DIRITTI DA TUTELARE

Nuove tipologie di persone finiscono per strada. Leggi regionali per garantire il diritto alla salute e progetti di housing first. Queste le priorità per aiutarle.

di Ilaria Dioguardi

Nuove tipologie di persone restano senza casa. L’associazione Avvocato di strada da più di vent’anni si dedica ai diritti dei senza dimora. Oggi rappresenta lo studio legale più grande d’Italia, con oltre 1.000 avvocati volontari

Nel 2020, a causa soprattutto del Covid-19, è stato registrato un aumento di un milione di nuovi poveri, secondo i dati Istat: da 4,6 a 5,6 milioni. «La pandemia ha prodotto non solo distanziamento sociale, ma anche distanziamento di coscienze. In strada c’è una grande fame di diritti», dice Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada.

I diritti dei più deboli, i diritti di tutti

«Ci vuole poco a diventare deboli in questa società. Dovremmo ricordarci che chiunque di noi, un domani, potrebbe diventare un senza dimora», afferma Mumolo. L’associazione è nata nel 2001, all’interno di Piazza Grande, realtà pensata con l’idea di costruire progetti di auto aiuto per le persone senza dimora e che, nel 1993, ha inventato il giornale “Piazza grande”, il primo in Europa ideato e distribuito da persone senza casa. «Quando era il mio turno di uscire la sera, a me chiedevano sempre consigli legali. Si era sparsa la voce che sono un avvocato. Allora ho iniziato a dedicare parte del mio tempo all’assistenza giuridica in maniera totalmente gratuita, per le persone che seguiamo e per noi avvocati. Quando vinciamo una causa, i proventi vengono devoluti all’associazione. Tutelare i diritti delle persone più deboli significa tutelare i diritti di tutti». Dopo il successo riscontrato a Bologna, Avvocato di strada è diventato attivo in tutto il Paese: oggi sono presenti in tutte le regioni, in 56 città.

avvocato di stradaChi sono i senza fissa dimora

«Quando iniziai ad occuparmi dei senza dimora, scoprii che molti avevano un problema di povertà ma anche e soprattutto di salute: tossicodipendenza, alcolismo, malattie di natura psichica. Oggi la maggior parte non ha problemi fisici o mentali: sono uomini di 50 anni che vengono licenziati e non trovano un’occupazione, pensionati al minimo che non riescono più a pagare l’affitto, imprenditori falliti, padri separati, piccoli artigiani che hanno perso tutto», spiega Mumolo.

«È iniziato il momento di affrontare dei temi che la politica ha lasciato indietro. Quest’anno ci è venuta l’idea di riunire delle persone competenti per discutere e proporre delle soluzioni». Avvocato di strada ha organizzato dal 15 al 17 ottobre, a Bologna e on line, la prima edizione di Homeless More Rights, Festival dedicato ai diritti delle persone senza dimora. Si è svolto in occasione del 17 ottobre, Giornata internazionale di eradicazione della povertà; da vent’anni i volontari di Avvocato di strada organizzano iniziative in questa giornata: manifestazioni in piazza, dibattiti sul tema, notti passate a dormire in strada insieme ai senzatetto.

avvocato di stradaLe priorità per Avvocato di Strada

Il diritto alla salute è stato uno dei temi principali del Festival. «In Italia la legge prevede che chi non ha una residenza non può avere il medico di base, ma l’Emilia-Romagna ha approvato di recente una mia proposta di legge, che prevede un medico di riferimento per i senza dimora, che in questa regione sono circa 6mila», dice Antonio Mumolo, che è anche Consigliere regionale Emilia-Romagna. Altre regioni si stanno muovendo per garantire la tutela sanitaria a chi non ha una residenza, ad oggi la legge è stata presentata nel Lazio, in Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Abruzzo, Puglia.

Il diritto alla casa è stato un altro dei temi approfonditi. I dormitori in Italia possono ospitare solo il 10% delle persone senza casa. Stanno avendo riscontri positivi i progetti di Housing First, attivi in nord Europa e sperimentati anche in Italia, con un alto recupero di chi vive in strada. Con queste iniziative, le persone ricevono l’opportunità di entrare in un appartamento autonomo: si responsabilizzano, costano meno alla collettività e riescono a rientrare lentamente nella normalità. A differenza di un tempo, la maggior parte delle persone senza dimora ha una capacità lavorativa. «Quando una persona diventa povera, nel giro di uno o due anni, se non trova un posto di lavoro e se non ha una famiglia che la sostiene, finisce in strada: la NaSpi, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, dura massimo due anni», continua Mumolo.

Quel 44% di “nuovi poveri”

In Italia in strada, in base all’ultimo censimento Istat del 2015 (sui dati del 2014), vivono più di 50mila persone. Gli ultimi dati riguardanti i “nuovi poveri” sono stati presentati durante il Festival da Renato Marinaro, Responsabile Area Nazionale Promozione Caritas. Dal Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale, intitolato “Oltre l’ostacolo”, emerge che nel 2020 la rete Caritas ha sostenuto più di 1,9 milioni di persone. Di questi il 44% sono “nuovi poveri”, persone che si sono rivolte al circuito Caritas per la prima volta per effetto, diretto o indiretto, della pandemia. Molte persone, con partita iva o lavori precari, hanno perso il posto di lavoro o non hanno guadagnato. Nel 2020 le persone senza dimora incontrate dalle Caritas sono state 22.527 (pari al 16,3% del totale), per lo più di genere maschile (69,4%), stranieri (64,3%), celibi (42,4%), con un’età media di 44 anni.

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