FIDAS E LE NUOVE GENERAZIONI: C’È POSTO PER TE

Un'indagine e una campagna per coinvolgere i giovani nel quotidiano delle associazioni. Perché la voglia di impegnarsi c'è, ma va supportata

di Giorgio Marota

«La solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai», scrisse Henry David Thoreau, poeta e filosofo statunitense del XIX secolo. Uno slogan per la vita associativa, un ideale da perseguire per i 6,6 milioni di italiani che dedicano il proprio tempo alle attività di volontariato. Lo sa bene la Fidas (Federazione italiana Associazioni Donatori di Sangue), che ha deciso di investire guardando al futuro, grazie alla realizzazione un’indagine conoscitiva sull’impegno nel volontariato del dono del sangue tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni. Lo studio ha prodotto una campagna di comunicazione dal nome “C’è posto per te”, lanciata sui social network con un video promozionale.

L’obiettivo? Non informare o sensibilizzare alla donazione di sangue, ma coinvolgere le nuove generazioni nella vita quotidiana delle associazioni. Come fanno i ragazzi protagonisti dello spot: dal social media strategist al responsabile accoglienza dei donatori, passando per il videomaker, il webmaster l’ufficio stampa e tanti altri.
Maria Paola Piccini, Dottoressa di ricerca in Ricerca applicata nelle scienze sociali e docente di Statistica all’Università Pontificia Salesiana di Roma, ha curato l’elaborazione dei dati della ricerca Fidas, proponendo un nuovo punto di vista: i giovani che vogliono mettersi in gioco ci sono eccome, ma le associazioni fanno fatica a coinvolgerli. «Nel questionario proposto è emerso come tanti intervistati non abbiano mai preso in considerazione la possibilità di svolgere attività di volontariato. Ma un’altra risposta frequente è stata: «Nessuno me lo ha mai chiesto». La voglia di fare in realtà c’è, ma è latente. Su un campione di 531 persone, il 90% è disponibile ad aiutare in Fidas ma ancora non lo fa. L’utilità di questo studio è stata quella di trovare una fascia importante di giovani disponibili a collaborare. È un’occasione da non perdere».

Fidas: giovani disponibili ad impegnarsi per crescere

I giovani, secondo la ricercatrice, temono soprattutto di essere lasciati a loro stessi una volta entrati a contatto con l’associazione: «I giovani sembrano disorientati, temono di non ricevere abbastanza informazioni e di non saper cosa fare una volta entrati a contatto con il mondo associativo».

fidasMa tra chi vuole mettersi in gioco, qual è la motivazione prevalente? «La maggior parte darebbe una mano per star meglio con sé stesso e per mettersi alla prova. Ci sono però anche motivazioni di tipo sociale e comunitario. C’è tante voglia di rispondere ai bisogni della società civile». Quello tra giovani e volontariato è un rapporto da sempre con diverse criticità. Ci si chiede, ad esempio, se il fatto stesso di essere giovani allontani (quasi fisiologicamente) dalla logica del donarsi, o se il disinteresse verso il Terzo Settore possa assumere contorni preoccupanti: «Credo sia un problema di organizzazione», ha precisato Piccini. «Uno studente può avere più tempo di un adulto, ma l’adulto che lavora ha una stabilità diversa e struttura meglio i momenti liberi. I giovani non vogliono sprecare il loro tempo e se l’associazione non può offrirgli un’esperienza di crescita, perché dovrebbero scegliere di aiutare?»
Negli ultimi anni molti ragazzi si sono avvicinati grazie ad una comunicazione efficace. E sembra risiedere proprio in questo mondo l’interesse principale di chi si mette in gioco: «Le persone non coinvolte in alcuna forma di volontariato, alla risposta sul “cosa vorresti fare nell’associazione?”, hanno risposto in maggioranza “promozione e organizzazione di eventi”. Questa voglia di impegnarsi viene catalizzato soprattutto nella comunicazione: c’è più visibilità e si ha la possibilità di sperimentare sul campo, creando un legame con gli altri. E oggi c’è un grande bisogno di costruire rapporti».

FIDAS E LE NUOVE GENERAZIONI: C’È POSTO PER TE

FIDAS E LE NUOVE GENERAZIONI: C’È POSTO PER TE