CAPORALATO: FINO A 8 ANNI E CONFISCA DEI BENI PER CHI SFRUTTA I LAVORATORI

Approvata la legge per contrastare il lavoro nero e lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Soddisfatti associazioni e sindacati ma la legge «è solo il primo passo»

È stato approvato in via definitiva alla Camera dei Deputati il ddl riguardante le “disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo”, meglio noto come legge contro il caporalato.

legge caporalatoIl testo, approvato con i voti favorevoli di Pd, Sel, M5S, FdI, Socialisti e Alleanza Popolare e con l’astensione di Forza Italia e Lega, è stato accolto con soddisfazione dalle associazioni e dagli enti del Terzo Settore che da anni si battono per il contrasto al fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.
Secondo gli enti e le organizzazioni raccolte intorno alla campagna “Coltiviamo Diritti”, l’approvazione della legge contro il caporalato rappresenta «una buona opportunità di cambiamento per le novità che apporta non solo sul piano della repressione, ridisegnando la corresponsabilità tra intermediario e imprenditore, ma anche su quello della prevenzione e del sostegno ai lavoratori gravemente sfruttati». Anche i sindacati hanno espresso il loro plauso per una legge che, secondo Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil « darà un futuro diverso ai circa 400 mila lavoratori sfruttati nei campi»

Novità introdotte dalla legge contro il caporalato

Tra le principali novità introdotte dalla legge ci sono un aumento delle pene, l’introduzione della confisca dei beni, l’arresto in flagranza e un piano di interventi a sostegno dei lavoratori
Di cruciale importanza è la responsabilità del datore di lavoro oltre che dei “caporali” nei casi di sfruttamento. I datori di lavori e i loro intermediari che sfruttano i lavoratori approfittando del loro stato di bisogno rischiano fino da 1 a 6 anni di carcere e la confisca dei beni.

legge contro il caporalatoSecondo la nuova norma sono indice di sfruttamento “la corresponsione ripetuta di retribuzioni difformi dai contratti collettivi, la violazione delle norme sull’orario di lavoro e sui periodi di riposo, la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti”.
Se i fatti sono commessi mediante violenza e minaccia, la pena aumenta da cinque a otto anni ed è anche previsto l’arresto in flagranza.
La nuova legge prevede anche il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola con la conseguente tutela per i lavoratori e indennizzi per le vittime tramite l’estensione delle finalità del Fondo Antitratta. Vengono inoltre inserite disposizioni sulla Rete del lavoro agricolo di qualità con il coinvolgimento degli sportelli per l’immigrazione, i centri per l’impiego, le istituzioni locali e altri soggetti potenzialmente interessati a creare vie di intermediazione e reclutamento legale a tutela dei diritti dei lavoratori.
Per lo specifico tema dei lavoratori stagionali è previsto un piano di interventi congiunto tra Regioni, amministrazioni locali e organizzazioni del Terzo Settore per mettere in campo piani di accoglienza specifici.

« Un passo in avanti fondamentale, un provvedimento necessario che va a colmare una lacuna dell’attuale legislazione italiana» ha commentato in una nota Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, che ha sottolineato come « Oggi il fenomeno del caporalato e dell’intermediazione illecita di manodopera non riguarda solamente alcuni territori del Sud ma è in crescita ed è esteso ormai in tutta Italia».

I numeri dello sfruttamento dei lavoratori agricoli in Italia

Secondo i dati riportati nel Terzo Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto (presentato a maggio 2016) sono tra i 400 e i 430mila lavoratori irregolari in agricoltura potenzialmente vittime di caporalato, 100mila quelli in situazione di sfruttamento e grave vulnerabilità, tra i 2 e i 5 miliardi di euro l’economia sommersa e informale in agricoltura.
rapporto agromafieLa pratica del caporalato, spesso associata nell’immaginario collettivo soltanto con lo sfruttamento dei lavoratori migranti stagionali nel sud Italia, coinvolge invece moltissimi italiani ed è distribuita su tutto il territorio nazionale, con 80 epicentri nei quali sono stati riscontrati fenomeni di grave sfruttamento e caporalato.
Per quanto riguarda il Lazio le zone a rischio con condizioni di lavoro indecenti e grave sfruttamento sono quelle dell’Agro Pontino e del basso Lazio, come Cisterna di Latina, Aprilia, Fondi, Sabaudia e Terracina.
Nonostante la soddisfazione e l’entusiasmo raccolti dall’approvazione della legge contro il caporalato, in molti hanno sottolineato come questa rappresenti solo il primo passo per il contrasto dell’attuale situazione di grave sfruttamento del lavoro in agricoltura. « Occorre dare continuità e potenziare le azioni a tutela e informazione ai lavoratori, nonché di promozione della cultura della salute e della sicurezza» si legge ad esempio nella nota di Libera. Lo stesso ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, ha avvertito che « C’è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi».

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