LA NOSTRA STORIA, DENTRO QUELLA DI UN “RAGAZZO ITALIANO”

Nel romanzo "Ragazzo Italiano", Gian Arturo Ferrari narra la storia sociale del nostro Paese: gli anni del boom e il mondo che ci siamo lasciati alle spalle

È la storia di un bambino che diventa adulto, ma è anche la storia sociale di un Paese agricolo che diventa industriale: “Ragazzo italiano”, di Gian Arturo Ferrari, di due storie ne fa una sola.

Ninni nasce nel dopo guerra, in una famiglia legata al mondo rurale dell’Emilia Romagna. Qui vive la sua infanzia: non senza qualche ombra, ma comunque sufficientemente serena. Ma poi il padre trova lavoro a Milano e arriva il trasferimento, e con esso un radicale cambiamento di vita.

L’Italia è un Paese in cui cresce la ricchezza – anche il benessere della famiglia di Ninni – ma crescono anche le disuguaglianze: «Milano era un posto complicato. Ci vivevano quelli delle baracche con le candele e le pantegane, e a mezz’ora di tram, in case che non si potevano neanche immaginare, abitava gente che mangiava con venti posate d’argento».
Il mondo rurale – con le sue certezze e le sue ingiustizie – viene soppiantato da quello della piccola borghesia, con le sue incertezze e le sue ingiustizie, l’acqua corrente in casa, la bambola col vestito di pizzo sopra il letto, la lavatrice faticosamente conquistata. E le abitudini, le relazioni, le dinamiche di quello rurale si fanno più lontane, meno desiderabili.

Ninni e la sua famiglia scoprono la Milano segnata dal mito dell’efficienza e della produttività – lo sviluppo! – dove le cose devono essere fate, fatte presto e bene, fatte con risultati visibili. La Milano del doppio lavoro, della scuola impostata non per far crescere ma per selezionare la futura classe dirigente, della compresenza di classi sociali diverse. È in questo contesto che Ninni cambia nome, o meglio, riconquista il suo vero nome, Piero: il padre, Milano, il Paese che vuole crescere, chiedono anche a Ninni di crescere.  Non è il tempo in cui si concede ai ragazzi di allungare indefinitivamente l’adolescenza.

E per Ninni non è facile: in fondo, crescere è accettare la solitudine: che altro significa “conquistare l’autonomia”, se non prendere una distanza di sicurezza da chi ci aveva protetto e da quel piccolo mondo rassicurante che era il nostro nido? Eppure Ninni accetta di farlo, scoprendo così il senso dello studio, i rapporti, l’amore, il gusto di prendere la parola  in pubblico, l’orgoglio di avere un posto nel mondo.

Forse anche il nostro Paese in quegli anni è cresciuto davvero. Forse, in questi tempi di disincanto e rancore,   possiamo concederci di averne nostalgia.

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ragazzo italianoGian Arturo Ferrari
“Ragazzo Italiano”
Feltrinelli 2020
pp. 312, euro 18,00

 

 

 

 

 

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