“SALVIAMO LA BOSNIA ERZEGOVINA”. LA MANIFESTAZIONE A ROMA

Lunedì 10 gennaio la manifestazione "Salviamo la Bosnia Erzegovina", organizzata dalle associazioni che vogliono salvare l'unità e la pace del Paese

Si svolgerà a Roma, in Piazza Santi Apostoli, il 10.01.2022, tra le 11:00 e le 13:00, la manifestazione “Salviamo la Bosnia ed Erzegovina”: una protesta pacifica per la pace e per una vera riconciliazione nel Paese, che non si è ancora del tutto ripreso dalla guerra civile conclusasi nel ’95 e dove rischia di scatenarsi un nuovo conflitto.

La manifestazione è organizzata da un gruppo di associazioni (Associazione culturale bosniaca STECAK di Verona; Associazione BOSNA U SRCU -BOSNIA NEL CUORE di Roma; Associazione BOSNIA ERZEGOVINA OLTRE CONFINI di Piacenza; Associazione BOSNIACA BEHAR di Camisano Vicentino (VC); Associazione culturale BOSNIACA BIELLA; Associazione NEMA PROBLEMA di Valsamoggia (Bo); Associazione CENTRO PACE di Cesena; Associazione Buongiorno Bosnia dobardan venecija di Venezia; ARCI) preoccupate per i segnali che provengono dal paese.

Il secessionismo nazionalista

Dopo gli accordi di Dayton, negoziati nel 1995 sotto l’egida degli Stati Uniti per mettere fine alla guerra più crudele vissuta dall’Europa dopo il 1945, la Bosnia ed Erzegovina ha mantenuto un fragile equilibrio. «Tale precario equilibrio», si legge nel comunicato diffuso per l’occasione, «oggi è seriamente compromesso da comportamenti criminali e irresponsabili di capipopolo locali che, sulla scorta di interessi personalistici, tendono a esacerbare la frattura nazionalistica disgregando ulteriormente una storia e una cultura secolare di tolleranza e di pacifica convivenza tra le diverse componenti etniche e religiose di cui la società si compone».

Il ponte di Mostar, distrutto dalla guerra e ricostruito nel 2004

Il riferimento è al leader serbo-bosniaco, Milorad Dodik, che «avanza rivendicazioni secessioniste unilaterali, pretendendo di portare a compimento il disegno dei criminali di guerra architettato con spietatezza e posto in essere tra il 1992 e il 1995 mediante la pulizia etnica, lo stupro sistematico, i bombardamenti sulla popolazione civile a Sarajevo e il genocidio». Dodik ha alzato l’asticella del conflitto dopo che era stata approvata una legge che vieta il negazionismo del genocidio di Srebrenica e la glorificazione dei criminali di guerra, che i nazionalisti fanno abitualmente. E ha minacciato di ritirarsi dalle istituzioni internazionali e nazionali e di ricostituire una forza militare serba, sostenendo poter contare sull’appoggio di Russia e Cina e sul sostegno di Orban.

Preoccupazioni per quanto sta succedendo in Bosnia Erzegovina è stata manifestata dall’alto rappresentante UE per gli esteri e la politica di sicurezza, Borrell; dalla NATO; dal ministro tedesco per gli affari europei, Michael Roth, secondo il quale la situazione in Bosnia rappresenta «una minaccia per la pace e la stabilità dell’intera Europa». Tanto più che, lo scorso 10 dicembre, il parlamento della Republika Srpska – che è una delle due entità che formano la struttura confederale della Bosnia-Erzegovina – ha approvato una mozione per far tornare alla competenza dei Serbi di Bosnia alcune materie (sistema fiscale, giustizia e sicurezza), sottraendole quindi allo Stato centrale.

Salvare la Bosnia ed Erzegovina, salvare l’Europa

Gli organizzatori della manifestazione ritengono che si tratti di «una secessione di fatto» e ricordano che «i cittadini di Bosnia ed Erzegovina desiderano la pace, desiderano che si avvii finalmente un percorso di riconciliazione nel diritto e nella giustizia, unica possibile strada per garantire un futuro di prosperità e sviluppo in un paese devastato dalla guerra, bloccato dalla pace di Dayton in una sorta di limbo, senza prospettive e depauperato da una migrazione giovanile inarrestabile».

Per questo chiedono «ai Governi e al Governo Italiano in particolare di prendere una posizione al riguardo: Salviamo la Bosnia ed Erzegovina! Salviamo l’Europa! È del tutto evidente che, annunciando il ritiro dei suoi rappresentanti dalle istituzioni bosniache comuni e l’intenzione di creare organismi separati per gestire giustizia, tassazione, sanità e perfino un proprio esercito, Dodik sta provocando la disintegrazione della Bosnia Erzegovina come uscita dagli accordi di Dayton del 1995. Qualsiasi idea e pratica di usurpazione di poteri statali da parte delle entità o dei livelli inferiori di governo della Bosnia-Erzegovina è inaccettabile oltre che essere incostituzionale, è contrario agli accordi di Dayton e contrario al diritto internazionale. Nello specifico, le attività e le decisioni dell’Assemblea Nazionale e del Governo dell’entità della Republika Srpska sul cosiddetto “Ripristino delle competenze” minacciano e preparano la formazione arbitraria di istituzioni parallele, illegali e ribelli».

Un solo Paese

«La Bosnia ed Erzegovina non è una comunità di tre tribù, né è composta da unità etno-territoriali, ma è un unico Paese i cui abitanti condividono la stessa storia, la stessa lingua e le stesse scritture», ricorda il comunicato stampa. «I Bosniaci-erzegovesi vogliono uno Stato democratico e sovrano, unito e indivisibile, uno Stato fatto di cittadini e popoli, tutti rappresentati nello stesso modo, uno Stato basato sulle libertà e sui diritti umani, sulla certezza del diritto e sulla giustizia sociale, sull’uguaglianza tra tutti i cittadini, indipendentemente da dove essi vivono, in patria o all’estero».

La protesta si svolgerà in contemporanea a Roma, Bruxelles, Ginevra, Oslo, Vienna, Birmingham, Stoccolma, Sarajevo, New York, Ottawa, Toronto.

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